Messaggero Veneto-Le scuole a rischio
Il ministro dell'istruzione ha inviato l'elenco al direttore scolastico Forte: 10 le più a rischio Cgil: chiuderà una scuola su 3 Il sindacato denuncia: la Moratti sopprimerà 64 istituti re...
Il ministro dell'istruzione ha inviato l'elenco al direttore scolastico Forte: 10 le più a rischio
Cgil: chiuderà una scuola su 3
Il sindacato denuncia: la Moratti sopprimerà 64 istituti regionali su 203
di TOMMASO CERNO
UDINE '#8211; Il ministro Moratti vuole chiudere 64 scuole su 203 in Friuli-Venezia Giulia. La ragione? Costano troppo e hanno un rapporto insegnanti-allievi troppo basso, inferiore cioè alla media nazionale che prevede un docente ogni 9,5 alunni. La denuncia è della Cgil-scuola che fa sapere che la titolare del dicastero di viale Trastevere ha già strasmesso un dettagliato elenco degli istituti a rischio al direttore scolastico Bruno Forte.
"Le scuole inserite dalla Moratti nell'elenco dei cattivi - spiega il segretario generale della Cgil scuola, Antonio Luongo - sono il 32% del totale e si tratta soprattutto di quelle di montagna e di istituti professionali: si parla di 29 istituti a Udine, 15 a Trieste di cui 8 slovene, 14 a Pordenone e 6 a Gorizia".
Le scuole più a rischio
Dieci, secondo la Cgil, gli istituti più a rischio, in virtù del peggior rapporto tra studenti e insegnanti sul territorio regionale. Nell'elenco inviato dal ministro Moratti a Forte figurano cinque istituti in provincia di Udine, due di Pordenone, due di Gorizia e uno di Trieste. Il più a rischio è l'istituto comprensivo di Ampezzo con 301 alunni e 54 insegnanti (rapporto 5,57) a cui seguono quello di Comeglians, San Pietro, le direzioni didattiche di Tarvisio e San Vito al Tagliamento, l'istituto comprensivo di meduno, l'istituto tecnico commeciale Volta di Trieste, l'Isa D'Annunzio di Gorizia, la direzione di Villa Santina e l'Iti Cossar di Gorizia. Secondo la Cgil, "nella scuola primaria il ridotto numero di alunni per classe deriva dalla dispersione della popolazione sul territorio - continua Luongo - e dalla presenza di classi a tempo pieno nella secondaria che, pur avendo oltre 25 alunni, necessitano del lavoro in compresenza dell'insegnante e del tecnico di laboratorio, fattore che abbassa il rapporto".
Le quattro province
In provincia di Udine gli istituti inseriti nell'elenco trasmesso dalla Moratti sono 29 su un totale di 85 (il 34% del totale). "In questa lista ci sono - denuncia Luongo - l'istituto tecnico agrario di Cividale, unico in regione e uno dei pochi in Italia, e l'istituto più grande d'Italia per numero di alunni, cioè il Malignani di Udine". Per quanto riguarda Pordenone la lista della Moratti indica 14 istituti su 49 (il 29% del totale): "La direzione di San Vito al Tagliamento è la più penalizzata - aggiunge Luongo - anche se il basso rapporto tra alunni e docenti si spiega col fatto che vi è una scuola speciale "La nostra Famiglia" che ospita handicappati gravi, situazione in cui il rapporto arriva a quasi uno a due e abbassa la media complessiva. Cosa facciamo Ministro, chiudiamo questa scuola?". Secondo i dati della Cgil le scuole di Gorizia inserite nell'elenco sono 6 su 26 (il 23% del totale. Si tratta in tutti i casi di istituti di secondo grado tra cui figurano il "D'annunzio", l'unico iatituto d'arte della provincia. Delle 15 scuole di Trieste si pone, secondo la Cgil, il problema del basso rapporto esistente negli istituti sloveni: "Per assicurare tutte le tipologie di istituti in lingua - spiega Luongo - la conseguenza logica è questa.
La nuova rete scolastica
In regione la situazione dei posti vacanti, denuncia Luongo, è la peggiore in Italia: "Si contano 60 sedi (48 italiane e 12 slovene) su 203, pari al il 30% del totale - spiega il segretario della Cgil-scuola - Di questi posti 10 a Gorizia (di cui tre slovene), 10 a Pordenone, 18 a Trieste (di cui 10 slovene), 22 a Udine". Una situazione, secondo il sindacato che "rende più facile l'operazione di chiusura, aggregazione e accorpamento di sedi scolastiche".
Luongo: viene penalizzata la montagna
UDINE '#8211; "Vogliono chiudere le scuole penalizzando la montagna e gli istituti professionali". La Cgil va all'attacco del ministro Moratti e chiede alla vicepresidente Guerra di chiarire la posizione del governo del Friuli-Venezia Giulia in merito a fondi, insegnanti di sostegno, tagli al personale scolastico e futuro assetto della scuola regionale. In prima linea il segretario generale della Cgil-scuola Antonio Luongo che ha bocciato il progetto di regionalizzazione dell'istruzione promosso dalla Guerra dopo l'incontro con il ministro Enrico La Loggia e denuncia oggi il rischio che da Roma venga imposta la soppressione di quasi un terzo degli istituti nelle quattro province.
"Le scuole della nostra regione sono nel mirino del ministro della pubblica istruzione Letizia Moratti - attacca il segretario Antonio Luonfo - che ha indicato nel basso rapporto tra alunni e insegnanti delle scuole di montagna, di quelle slovene e di molti altri istituti soprattutto tecnici e professionali la causa di una spesa ingiustificata e di sprechi da eliminare. In più alle richieste di nuovi posti di sostegno da attivare, il ministro ha risposto picche perché la spesa in Regione per l'istruzione è considerata già elevata e non giustificata".
La denuncia riguarda l'elenco delle scuole a rischio di chiusura sul territorio regionale inviata al direttore regionale Bruno Forte "con indirizzo, numero di telefono, numero di alunni e di insegnati - attacca Luongo - e nominativo del dirigente scolastico. Il direttore regionale, ci risulta, ha già trasmesso l'elenco alle scuole interessate, invitando i dirigenti scolastici a riflettere sui rimedi da adottare per elevare il rapporto alunno/insegnante". Ma riguarda anche l'annuncio di un'accelerazione nel processo di regionalizzazione dell'istruzione a cui la Cgil si oppone con forza.
"Ci auguriamo non sia dello stesso parere il nostro assessore regionale all'istruzione Guerra - aggiunge Luongo -. Già è evidente che nei prossimi mesi dovremo attenderci altri tagli di posti, oltre ai 700 già eliminati quest'anno in regione, in più pare chiaro che la scuola pubblica per il governo sia un limone da spremere".