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Messaggero Veneto-Forte: non chiuderemo 64 scuole

Il dirigente scolastico scrive alla Moratti: la situazione è la più grave d'Italia ma serve ripensare tutta la rete Forte: non chiuderemo 64 scuole Quattro punti critici: gli sloveni, la montagna...

04/08/2002
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MessaggeroVeneto

Il dirigente scolastico scrive alla Moratti: la situazione è la più grave d'Italia ma serve ripensare tutta la rete
Forte: non chiuderemo 64 scuole
Quattro punti critici: gli sloveni, la montagna, gli istituti professionali e l'handicap

di TOMMASO CERNO
UDINE '#8211; "Non chiuderemo sedi e istituti, ma la scuola del Friuli-Venezia Giulia va ripensata al più presto". I problemi ci sono e non riguardano solo gli accorpamenti delle 64 scuole segnalate dal ministro Moratti e denunciate dal segretario generale della Cgil-scuola Antonio Luongo come le più a rischio di soppressione. L'allarme è stato lanciato anche dal direttore regionale Bruno Forte che attende una risposta dalla politica e dal mondo sindacale: "Si può affermare che le condizioni da affrontare sono le più gravi d'Italia - dice Forte -. Considerato il fatto che in regione c'è l'istituto più piccolo del Paese (5 alunni a Raveo) e quello più grande (l'Iti Malignani a Udine con 2.200 studenti) abbiamo a che fare con una forbice che non può durare se si vuole il bene della scuola. Oggi si sopravvive, l'obiettivo è vivere".
Non si nasconde il direttore scolastico che a settembre porterà il friulano e le lingue minoritarie sui banchi di oltre 28 mila ragazzi. La denuncia della Cgil che parla di 64 scuole a rischio chiusura è una questione che Forte conosce bene. Tanto che al dicastero di viale Trastevere hanno già ricevuto la sua risposta: "Non si può creare allarmismo, però, né parlare di scuole da chiudere domani mattina - spiega il direttore regionale - la questione è molto più complessa. Il ministero lancia una sveglia a tutto il Paese e sottopone un problema generale: la scuola va ripensata, le zone ridisegnate, si deve progettare la modernizzazione dell'offerta e del sistema. Gli interrogativi sono tanti, non c'è solo lo scostamento dal rapporto medio tra alunni e insegnanti. Se non mettiamo mano alla nuova rete scolastica avremo problemi di governo degli organici e, in questo senso, ho già sottoposto anche all'assessore all'istruzione Guerra la questione. Credo che serva un tavolo di lavoro che raccolga la Regione, la scuola e i sindacati per cominciare a ragionare di soluzioni".
Quattro i nodi da risolvere che Forte ha comunicato a Letizia Moratti due giorni fa. Il primo indice che abbassa il rapporto docenti-alunni sotto la media di uno a 9,5 è legato alla presenza di istituti in lingua slovena: "Nessuno ha mai pensato di chiuderli - precisa Forte - non si potrebbe nemmeno farlo. Il trattato di Londra e quello di Osimo parlano chiaro. Sono scuole che appertanegono a comunità di minoranza per cui non si toccano". Secondo punto della relazione al ministro della pubblica istruzione riguarda la scuola di montagna, dove la polverizzazione sul territorio crea bacini con bassa utenza ma necessari a garantire l'istruzione capillare e a non sradicare dal proprio territorio gli alunni. "C'è anche un terzo problema - continua Forte - e riguarda istituti che hanno al proprio interno scuole speciali. Ragazzi in situazioni di handicap gravissimo, dunque, dove il rapporto tra insegnate e alunno è quasi di uno a uno. Questo abbassa la media ma è un fattore che nessuno intende penalizzare". Il quarto aspetto riguarda invece gli istituti di grandi dimensioni: "Il Malignani di Udine è la scuola più grande d'Italia - continua Forte - e certamente il rapporto basso non dipende dalle poche iscrizioni di alunni. Lì il problema è opposto, c'è un'offerta formativa alta, che ha bisogno di molto personale docente e non docente, ci sono molte professionalità e alti indici di complessità".
Il problema esiste, dunque, e certamente gli istituti che figurano nell'elenco trasmesso dalla Moratti (29 in provincia di Udine, 15 a Trieste, 14 a Pordenone e 6 a Gorizia) sono i più colpiti. Ma, ripete Forte, la questione non va posta come una scelta tra chiudere e non chiudere: "C'è da decidere molto di più - conclude il direttore scolastico - ad esempio se il bacino della scuola debba corrispondere a quello delle Asl, a quello del traffico, ai centri regionali per l'orientamento. La situazione è delicata e complessa e affrontarla si impone".


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