Messaggero Veneto: È legge il friulano a scuola, Roma verifica
La riforma pubblicata sul Bur Ma Fioroni vuole chiarimenti
Consentita la madrelingua nelle comunicazioni ufficiali con Regione ed enti locali
UDINE. La legge di tutela del friulano è in vigore. Ieri la riforma è stata pubblicata sul Bur, il bollettino ufficiale della Regione. Ma ad attendere il testo definitivo, c’è Roma dove addirittura il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, avrebbe chiesto di poter prendere visione della norma prima ancora della sua pubblicazione. Negli ultimi giorni sono stati effettuati infatti alcuni aggiustamenti formali. E se gli autonomisti friulani, Gianfranco D’Aronco in testa, cantano vittoria nella capitale il governo potrebbe valutare l’impugnazione della norma di tutela, come già avvenuto nel caso del Tocai.
L’insegnamento della lingua friulana entra dunque nelle scuole del Fvg. I genitori che decideranno di non avvalersene, al momento dell’iscrizione e su richiesta scritta dell’istituzione scolastica, dovranno darne comunicazione. La legge - composta da 32 articoli che introducono l’ingresso della “marilenghe” nella scuola e nella vita dei cittadini - era stata approvata oltre a Intesa democratica (con qualche defezione) anche con l’apporto della Lega. Il friulano è previsto anche nella cartellonistica, nella toponomastica e in futuro anche nelle bollette di luce e gas. Tuttavia attenzione: le disposizioni si applicano nel territorio di insediamento del gruppo linguistico friulano, come definito dalla legge 15 del ’96.
Le finalità. La Regione Friuli Venezia Giulia tutela, valorizza e promuove l’uso della lingua friulana. I servizi in lingua che gli enti pubblici e i concessionari dei pubblici servizi assicurano, sono opportunità per i cittadini, che vi aderiscono in base alla propria libera scelta.
Silenzio-assenso. Fatta salva l’autonomia degli istituti scolastici, la legge prevede che l’opzione per l’insegnamento vada espressa dai genitori all’inizio del ciclo scolastico ed è valida per la durata della scuola d’infanzia, quella primaria e quella secondaria di primo grado. L’insegnamento è curriculare e rientra nel 20% dell’autonomia scolastica. La volontà di non avvalersi dell’insegnamento, tuttavia, può essere modificata dai genitori all’inizio di ogni anno scolastico. Nelle scuole secondarie di secondo grado, invece, la programmazione dell’insegnamento della lingua friulana è promossa nell’ambito dei progetti di arricchimento dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche.
I comuni. Possono uscire dalla delimitazione entro due anni dall’entrata in vigore della legge. Per farlo è necessaria una delibera del consiglio comunale assunta da una maggioranza superiore ai due terzi. Sempre in capo a due anni la delibera può essere impugnata su segnalazione di almeno il 15% dei cittadini.
La grafia. È quella definita dalla legge 15 e può essere modificata con decreto del Presidente della regione, su indicazione dell’Agenzia per la lingua e le cultura friulana, d’intesa con università Udine e Trieste.
Le comunicazioni. L’uso della marilenghe è consentito nelle comunicazioni orali e scritte con gli uffici della Regione, degli enti locali e dei rispettivi enti strumentali, operanti nei territori friulanofoni. Nei rapporti scritti con la Regione, comunque, il diritto di usare la lingua friulana può essere esercitato a prescindere dal territorio.
L’applicazione. Proposto dall’Arlef e approvato con decreto del presidente della Regione, viene redatto ogni cinque anni un Piano generale di Politica linguistica. Il suo obiettivo è stabilire le priorità per gli interventi regionali nel settore, a esempio, dell’istruzione. Sulla base di questo, la giunta approva annualmente un Piano delle priorità. A cascata, la regione, gli enti locali e i concessionari di pubblici servizi approvano, ogni anno, un piano di politica linguistica, con i progetti obiettivo da raggiungere annualmente.