Messaggero Veneto: Cgil: il friulano rischia l’incostituzionalità
Sindacati critici sulla legge. La Uil stigmatizza la «frettolosa convocazione dei presidi». Più morbida la Cisl: no alle demonizzazioni
«Inutile fatica il viaggio dei consiglieri in Catalogna, potevano informarsi su Internet»
A non convincere i rappresentanti dei lavoratori sono in particolare le 'invasioni di campo' della Regione per quanto concerne le competenze in fatto di programmazione scolastica, nonché le modalità di applicazione delle misure contenute nel disegno di legge, soprattutto per quanto concerne il friulano veicolare, come l’insegnamento della matematica in marilenghe. Da parte della Cgil, nel sottolineare il sostegno «alla tutela e alla promozione della lingua e della cultura friulana come elemento di valorizzazione delle diverse storie e tradizioni di una Regione complessa come la nostra», emergono, per bocca del segretario triestino del sindacato, Franco Belci, alcune eccezioni «nel metodo e nel merito». Non piace in particolare «la consultazione in extremis dei dirigenti scolastici e il frettoloso viaggio a Barcellona per studiare le normative della Catalogna» che, secondo Belci, «sottolineano una carenza di confronto e di approfondimento della materia: sarebbe stato logico confrontarsi con gli operatori e – aggiungo - con i sindacati confederali e quelli della scuola prima, e non dopo, l’approvazione del testo in Commissione. Così come sarebbe stato logico studiare per tempo la normativa catalana, magari attraverso internet, risparmiando la fatica di un viaggio ad hoc ai consiglieri». E poi c'è la questione del friulano veicolare che, se fa discutere a livello politico, secondo Belci ha anche il difetto di essere impugnabile dal governo davanti alla Corte Costituzionale: «L’uso veicolare della lingua friulana non è previsto dalle norme nazionali. - sostiene il segretario della Cgil di Trieste - Il volerlo introdurre costituisce dunque una forzatura che porta a dividere le classi sulla base di una discriminante linguistica, secondo una concezione che persegue oggettivamente una logica di separatezza». Ma i sindacati intravvedono anche difficoltà operative per la scuola, considerato che la Regione non può assumere insegnanti (compito che spetta solo allo Stato) mentre invece il testo approvato in Commissione prevede graduatorie e concorsi separati, «non previste – aggiunge Belci – dal contratto nazionale». Un'ipotesi che anche la Uil respinge totalmente, «perché – spiega il segretario regionale Luca Visentini - prelude alla volontà da parte di Illy di realizzare la regionalizzazione del personale a cui siamo assolutamente contrari». Il rappresentante della Uil non vorrebbe chiarimenti sulle modalità di applicazione del friulano veicolare: «Siamo preoccupati. E' una questione delicata che rischia di creare una sorta di 'ghettizzazione' su base linguistica. E respingiamo con forza il tentativo di tacciare come anti-friulanisti coloro che criticano questo disegno di legge». Chiarimenti che potrebbero arrivare in un'apposita audizione programmata per la settimana entrante: «Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un'audizione al presidente della Commissione Franzil – ricorda Visentini – ma finora non è arrivata alcuna risposta. Se dovesse esserci la prossima settimana ben venga, purchè ci sia l'apertura a modificare la legge, altrimenti è troppo tardi». In ballo c'è anche la questione del silenzio-assenso per avvalersi dell'insegnamento del friulano. «Non è previsto dalla legge nazionale» osserva Visentini mentre per Giovanni Fania (Cisl) «è un metodo sbagliato; sotto il profilo democratico è un obbrobrio». Tuttavia nel complesso la legge così come licenziata dalla Commissione non viene vista male dal rappresentante della Cisl che invita a predisporre un testo «senza obblighi ma che metta in moto strumenti e opportunità per avere un'offerta formativa a lungo termine degna e senza creare danni in un settore molto delicato. Non mi sembra il caso di demonizzare questo provvedimento, il testo così come uscito dalla Commissione può andare bene purché venga garantita all'autonomia delle scuole e delle famiglie la possibilità di costruire il percorso formativo dei ragazzi senza creare differenziazioni che sarebbero la cosa più becera possibile».
Roberto Urizio