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Messaggero: Qualità, la controclassifica di Parma: In testa Bologna e non più Trento

La Sapienza “vola” dal 42° al 2° posto

21/09/2009
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Il Messaggero

ROMA La classifica delle università migliori stilata a fine luglio dal ministro Gelmini «non è basata solo su criteri di merito», ma anche «su parametri di mera contabilità». Perché se avessero prevalso solo qualità della didattica e della ricerca in cima alla lista degli atenei ci sarebbe Bologna e non Trento. E al secondo posto figurerebbe la Sapienza di Roma, non il Politecnico di Torino. A puntare i piedi è l’università di Parma e non è da sola: dopo la pausa estiva i rettori stanno riprendendo in mano la questione, molti di loro ne chiederanno conto anche alla Crui, la Conferenza dei capi di ateneo. In attesa della prima riunione, il 24 settembre, c’è già chi ha pronti dossier e contro-classifiche per smentire il ministro. Il rettore di Parma, Gino Ferretti ha fatto le pulci alla classifica del Miur, ne ha ricavato due cose. La prima è che «la lista fornita non è facilmente ricostruibile, nemmeno con i dati che ci hanno messo a disposizione», la seconda, continua, è che «l’elenco delle università migliori non è basato solo su criteri di merito, ma in mezzo ci sono finiti anche calcoli contabili (dai soldi ricevuti per la mobilità del personale a quelli per gli aumenti, ai conti in regola o meno con i parametri di legge, ndr) che nulla hanno a che fare con la qualità della didattica e della ricerca». Il rettore di Parma ha scritto ai colleghi allegando 31 tabelle con cui ha cercato di ricostruire la nota classifica, che aveva già scatenato le reazioni degli ermellini usciti male dai conteggi del Miur. In base ai calcoli del rettore, usando i criteri ministeriali relativi alla qualità della didattica e della ricerca, si arriverebbe ad una classificazione che vede in testa Bologna, seguono la Sapienza di Roma, Milano, Padova, Napoli Federico II. L’università di Trento, che era prima nella lista della Gelmini, slitta al 19° posto. In effetti il ministero ha distribuito i fondi per il merito (il 7% del fondo di finanziamento pubblico) in base a questa tabella. Ma, poi, per stilare la classifica finale si è spinto oltre: ha ordinato gli atenei facendo un calcolo complesso in cui si fa la differenza tra i fondi ordinari ottenuti nel 2009 con quelli del 2008, il totale viene ulteriormente diviso per i fondi 2008. Dentro c’è sì il merito, ma ci sono anche tutti gli altri parametri che determinano il finanziamento pubblico di una università. A luglio la pillola era stata mandata giù. «Anche perché il ministro - spiega Ferretti - prima ha diffuso la lista, poi, dopo qualche giorno, mentre le università chiudevano, ha fornito i dati usati per stilarla. Mi auguro che queste modalità vengano riviste mettendo il merito in primo piano davvero. La Crui dovrà tornare sulla questione, la proporrò alla prima riunione». Lo farà anche Giuliano Volpe, rettore di Foggia: «La Crui deve esprimersi visto anche che il giorno prima della conferenza del ministro ci siamo riuniti ma nessuno sapeva nulla: con quella classifica c’è chi ci ha perso la faccia. Noi, per esempio siamo una università giovane, siamo stati valutati e penalizzati per 1,2 milioni di euro in base ai dati sulla ricerca del 2001-2003. Siamo nati solo nel ‘99». Il magnifico di Macerata, Roberto Sani, in queste ore ha distribuito un dossier dal titolo: «Se questa vi sembra una valutazione» che smonta la classifica “estiva” della Gelmini, denunciando come lo stesso ministro, dopo aver lanciato il sasso, abbia dato tempo agli atenei fino a settembre per poter comunicare al ministero eventuali errori nei dati a loro relativi. Sani (Macerata è ultima) accusa di scorrettezza il Miur che ha diffuso la tabella nel periodo di inizio delle immatricolazioni con «un danno d’immagine gravissimo» per gli atenei. Anche Luigi Frati, capo della Sapienza è caustico: «Nella commissione che ha stilato gli indicatori del merito c’erano nomi importanti dei politecnici che, non a caso, sono andati molto bene».
G.A.


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