Messaggero-Pesaro-Alle Marche il record dei tagli di cattedre
Nel mirino delle organizzazioni anche il direttore dell'ufficio scolastico regionale: "Non avanza le giuste richieste" Alle Marche il record dei tagli di cattedre Siamo l'unica regione a s...
Nel mirino delle organizzazioni anche il direttore dell'ufficio scolastico regionale: "Non avanza le giuste richieste"
Alle Marche il record dei tagli di cattedre
Siamo l'unica regione a subire decurtazioni in tutti gli ordini, sindacati infuriati
di CLAUDIA PASQUINI
ANCONA - Nuovi sacrifici in vista per la scuola marchigiana che insieme a quella campana è l'unica a subire tagli in tutti gli ordini di istituti. E' un triste primato quello che emerge dalle tabelle ministeriali previste dal piano Moratti, un primato che fa infuriare i sindacati. Non solo nei confronti del ministro e della sua riforma contro cui è previsto uno sciopero generale il 26 marzo, ma anche nei confronti del direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale Michele De Gregorio "colpevole" di non avanzare le giuste richieste.
In totale nella regione dovranno essere soppresse 189 cattedre. A soffrire di più saranno le scuole elementari con 105 tagli, a seguire le scuole superiori con 76 tagli e poi le medie a meno 6 e la materna a meno 2. Ed è questa cifra, apparentemente insignificante, quella che più fa arrabbiare gli addetti ai lavori. "Siamo l'unica regione insieme alla Campania - spiega Uliano Mancini segretario regionale della Cgil Scuola - che registra un segno meno negli asili. Colpa del direttore De Gregorio che rispetta le circolari in maniera pedissequa facendo le sue richieste in base all'organico di diritto e non in base a quello di fatto". Sulla stessa lunghezza d'onda Francesca Conti segretario regionale della Cisl Scuola."L'avevo già detto lo scorso anno e lo ripeto ancora: - afferma - il modo d'agire del direttore è irresponsabile. Si giustifica dicendo che la scuola materna non è una scuola dell'obbligo e intanto le liste d'attesa si allungano. E' assurdo. Tutte le altre regioni sono riuscite a conquistare una riserva di cattedre, tranne noi". Secondo i sindacati infatti, De Gregorio avrebbe potuto ottenere qualche insegnante in più per la scuola dell'infanzia se solo avesse presentato al posto dell'organico di diritto che rispetta solo i numeri, un organico di fatto che si adegua alle situazioni di necessità che si presentano durante l'anno.
"In ogni caso - prosegue Conti - la morale è sempre la stessa: anche quest'anno dovremo tirare la cinghia, controllare una per una le richieste cercando di fare le scelte più giuste e dire no a nuovi indirizzi". Una situazione che, secondo Mancini, "va a discapito della qualità. Aumentano le ore per i docenti - continua - e questo significa che verranno meno tutte le attività collaterali. Alle elementari inoltre il numero degli insegnanti non sarà proporzionato a quello dei bambini, ci saranno classi sovraffollate e difficoltà nella gestione del sostegno".
La battaglia comunque è appena cominciata. Ieri a Roma i sindacati hanno incontrato il ministro Moratti e le tabelle sono state inviate agli uffici scolastici regionali. Il confronto a livello locale comincerà nei prossimi giorni anche se non sono previste correzioni ai dati resi noti. "Dovremo adottare i criteri che ci verranno comunicati - sottolinea Francesca Conti - anche perché non abbiamo possibilità di contrattazione. Ascolteremo le esigenze che ci comunicheranno dal territorio e in base a quello decideremo come distribuire le risorse a disposizione".
Unica nota positiva le cattedre in più che verranno assegnate grazie all'anticipo della scuola elementare. Nelle Marche infatti per l'anno scolastico 2004-2005 sono 610 bambini di cinque anni che si siederanno nei banchi della scuola dell'obbligo. Per loro sono previsti 28 maestri più 11 insegnanti per la lingua straniera.
Per protestare contro le scelte di politica scolastica del governo nazionale comunque, il 26 marzo la scuola si fermerà per l'intera giornata. "La riforma Moratti - commentano i sindacati - sta penalizzando la scuola pubblica statale con la riduzione delle risorse finanziarie e degli organici e la progressiva spinta verso il precariato di tutto il personale. E' in atto una frammentazione dell'offerta formativa, una diseguaglianza nei diritti e la negazione delle pari opportunità". Una tesi che il ministero respinge:"La diminuzione della cattedre - afferma il governo - è in rapporto al calo demografico in atto nel nostro Paese".