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Mess.Veneto-Una scuola degradata non serve a nessuno

Una scuola degradata non serve a nessuno Nel romanzo di Paola Mastrocola L'INTERVISTA ...

06/09/2004
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MessaggeroVeneto

Una scuola degradata non serve a nessuno
Nel romanzo di Paola Mastrocola
L'INTERVISTA


Dice: "Non è che non sanno prendere la penna in mano perché ormai schiavi di computer ed sms, ma proprio perché non sanno più esprimere pensieri". È drastica Paola Mastrocola. In attesa del Campiello e mentre riceve ad Alassio il premio Un Autore per l'Europa, la professoressa torinese, scrittrice di successo, non le manda a dire. È netta come il suo ultimo romanzo Una barca nel bosco che non a caso ha suscitato molte polemiche.
Davvero può esistere la figura di un ragazzo, Gaspare, figlio di pescatore del profondo sud, bravissimo al liceo a Torino con i suoi 10 in latino, ma del tutto disadattato alla vita del branco, della discoteca, dei telefonini? La scuola rifiuta Gaspare, i compagni lo deridono e lui si adatterà. Laureato con una tesi specialissima su un poeta latino ignoto perfino al suo relatore, costretto a leggere di nascosto i suoi amati versi latini, potrà trovare spazio nella vita soltanto aprendo un bar.
Quanta amarezza.
Mastrocola, ma la sua storia di Gaspare, premiata dagli italianisti di tutt'Europa nella giuria del Premio Alassio, è esportabile negli altri Paesi dell'Unione?
"Credo di sì perché i problemi della nostra scuola sono problemi della scuola europea. L'Europa vuole conformarsi a un modello unico molto somigliante a quello americano. Chi l'avrebbe mai detto che sullo sfascio scolastico c'è una grande unità europea? Anche inglesi, francesi e svizzeri sono molto preoccupati per il degrado culturale delle loro scuole. Credo che le sorprese verranno dai ragazzi dell'Est che hanno tanta voglia di imparare, studiare, conoscere. Supereranno i nostri".
Il suo è un romanzo di (s)formazione. In che cosa la scuola italiana è così capace di sformare i giovani?
"Soprattutto quando i ragazzi arrivano miracolosamente alle scuole superiori pieni di voglia di leggere e studiare. Io conosco molte storie di bambini, adolescenti che per tradizione familiare leggevano moltissimo, poi approdano alle medie fino al liceo e leggono sempre meno. Non solo ma non sanno più scrivere e non hanno più la capacità logica di condurre un pensiero. Sono saltati i nessi logici e questo mi preoccupa molto. È saltata la capacità studiare perché la nostra è una società che non lascia il tempo per farlo".
Per questo lei ha criticato la riforma Moratti?
"Ho criticato tutte le riforme da dieci anni a questa parte perché il livello dell'istruzione si è sempre di più abbassato rendendo la scuola facile e credendo così di renderla divertente".
La scuola distrugge il talento, ma la società lo cerca?
"Eh, il talento se ne va, fugge o comunque si rintana. E comunque la storia di Gaspare è emblematica. Il suo talento come dire trova uno sbocco surreale al di là della realtà. La società non lo apprezza e non lo aiuta. Anzi è una società che premia gli omologati, la massa, il branco. Il singolo soprattutto se è diverso fa paura".
In Galline volanti lei s'è occupata dell'ottusità delle ragazze di periferia che sognano il "salto sociale". In Palline di pane ha raccontato il tour de force della famiglia italiana in vacanza. In Una barca nel bosco la vicenda di un ragazzo del sud bravisismo in latino, ma non in... telefonia. Il cinema si è interessato alle storie di Paola Mastrocola?
"Il cinema si è interessato, ma poi ha lasciato cadere. C'era in ballo l'idea di fare un film da Galline volanti, ma io temo lo snaturamento del mio lavoro, anche se un bel film porterebbe magari nuovi lettori".
Che cosa l'insegnante ha dato alla scrittrice e viceversa?
"La scuola a me come scrittrice ha dato un bel balcone da cui osservare la realtà".
E da quel che ho letto la scuola continua nel suo prossimo lavoro...
"Che non è un romanzo, ma un pamphlet narrativo perché il tono è sempre molto da racconto. È la storia degli ultimi dieci anni di scuola vista da me, cioè da un punto di vista molto ristretto"
Il suo protagonista finisce con l'aprire un bar. È davvero difficile realizzare i propri sogni?
"Per la mia generazione lo era meno. Io trovo che adesso per i giovani sia difficilissimo, ma le dirò di più: il nostro mondo non prevede il sogno".
Perciò lei si è rifugiata in Calvino?
"Forse, dato che lo amo moltissimo. Ho cercato di rubargli un po' di ironia".


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