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Scuola, sbagliato puntare soltanto sugli specialisti DIBATTITO di RENATO PILUTTI Vor...
Scuola, sbagliato puntare soltanto sugli specialisti
DIBATTITO
di RENATO PILUTTI
Vorrei tornare sul tema della formazione e dell'addestramento. Vale la pena approfondire alcuni aspetti correlati, quelli della corrispondenza fra la qualità e la quantità dell'offerta e della domanda dei "mercati del lavoro", e quelli che concernono la valutazione dell'efficacia delle attività formative.
Facciamo l'esempio degli infermieri professionali di cui spesso si parla, non sempre a proposito. C'è la disquisizione circa il perché le strutture sanitarie italiane e friulane si stiano orientando a ovviare alla carenza cronica di tali figure rivolgendosi anche al mercato extra-italiano. Io stesso ho nei miei elenchi aziendali nominativi di lavoratrici romene, moldove, ucraine, indiane e peruviane, tutte con curriculum adeguato, dichiarazione di valore giuridico ed equipollenza. Peraltro, abbiamo effettuato già invii di personale, oltreché in regione, nel Veneto, in Emilia e in Toscana, con buona riuscita organizzativa e professionale.
Perché dunque questa carenza cronica di personale italiano? Le risposte sono molteplici e complesse: due, a mio avviso, le principali: a) si tratta di un mestiere difficile, che impegna professionalmente e moralmente più di molti altri, ed è compensato (come altre attività di cui parlerò più sotto) in modo inadeguato; b) l'ordinamento scolastico e formativo previsto per l'esercizio della professione infermieristica è cambiato negli ultimi anni, prevedendo un curriculum triennale di livello universitario, per il quale sono state stanziate, anche a Udine, risorse finanziarie, organizzative e didattiche, che alcuni ritengono insufficienti. Ma la "coperta" è quella che è: dunque, non più insufficienti che in altri settori. È peraltro evidente che per gli attuali governanti la scuola, l'università e la ricerca non sono una priorità strategica. Essi sbagliano clamorosamente, ma non involontariamente, perché hanno in testa il disegno di un'Italia "funzionalistico-esecutiva", ma sempre più ignorante. Non si può quindi dire che è sbagliato ricorrere al mercato del lavoro estero, anche con convenzioni formative, come sta attivando opportunamente l'Università di Udine, perché sempre di più dovremo abituarci a un interscambio culturale, formativo e professionale. Anche così si costruisce un'Europa e un mondo che dialogano senza incomprensioni e soprusi.
Connessa con la prima vi è un'altra questione. Si discute e si polemizza sulla riforma scolastica dei cicli obbligatori e delle superiori. Vi sarebbero tante osservazioni da fare circa la congruità delle proposte e delle disposizioni articolate nella riforma Moratti. Personalmente pavento il rischio di un impoverimento qualitativo dell'offerta formativa, che rischia di essere sempre più orientata a preparare degli "specialisti" di vario livello, ma privi di una visione d'insieme delle problematiche e dei contesti economici e vitali, defraudando il sistema italiano proprio di quelle caratteristiche di acculturazione ampiamente umanistica, che fa comunque premio, alla lunga, sui tecnicismi e super-specialismi di matrice anglosassone. Piuttosto nel sistema italiano andrebbero impiantate altre riforme. A esempio bisognerebbe condividere che gli insegnanti della scuola dell'obbligo e delle superiori sono lavoratori maltrattati, sia da un punto di vista economico sia di status. Essi sono figure fondamentali, alla pari dei genitori, per la formazione delle persone, venendo loro affidati i bimbi, gli adolescenti e i giovani. Ebbene, chi è, che cos'è oggi un professore di filosofia o di matematica del liceo? Molto meno di ciò che meriterebbe di essere considerato.
Piuttosto, a questi lavoratori decisivi per il futuro di ogni contesto civile e sociale bisognerebbe fornire strumenti e risorse adeguati, di didattica e di valutazione dell'efficacia formativa, che pure non mancano. Bisognerebbe riconoscere con i fatti il loro ruolo strategicamente e moralmente fondamentale.