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Mess.Veneto-Pordenone-Precariato, non ci sono più posti

Precariato, non ci sono più posti Frenati i flussi di arrivo. Unica possibilità: i contratti di collaborazione I PROBLEMI DELLA SCUOLA Il Pordenonese non è più l'isola felice dei tanti 'em...

06/05/2003
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MessaggeroVeneto

Precariato, non ci sono più posti
Frenati i flussi di arrivo. Unica possibilità: i contratti di collaborazione
I PROBLEMI DELLA SCUOLA
Il Pordenonese non è più l'isola felice dei tanti 'emigranti' delle cattedre Scarse le possibilità d'impiego anche alle materne e alle elementari

Fine della Pordenone-Bengodi per il precariato della scuola. Provincia d'oro e obiettivo storico delle migrazioni di massa dagli anni Settanta in poi, per neolaureati aspiranti alla cattedra 'facile' soprattutto da Sicilia, Campania, Puglia, Toscana ed Emilia (vere colonie dell'immigrazione intellettuale hanno stratificato la cultura autoctona in trent'anni di storia), paga il conto del tutto esaurito in cattedra.
"Opportunità di lavoro? Difficile rispondere, ma sono da sconsigliare gli arrivi da altre province perché le cattedre scarseggiano anche per i precari inseriti da anni nelle graduatorie permanenti o ex doppiocanale '#8212; scoraggia le ondate di arrivi di nuovi docenti in cerca di supplenza il cigiellino Gianfranco Dall'Agnese '#8212;. Meglio stare nella provincia di origine, che tentare un'avventura occupazionale ad alto rischio. I tagli agli organici nelle superiori, le cattedre a 18 ore e il blocco delle immissioni in ruolo mantengono l'esistente, anzi lo peggiorano perché in settembre gli incarichi annuali per i precari abilitati diminuiranno. Pordenone non è più una buona piazza per i supplenti della scuola nazionale".
Stop alle illusioni, o quasi. La ricettività del mercato del lavoro scolastico in provincia si misura con valori incoraggianti soltanto per supplenze brevi nelle scuole materno-elementari e nel settore del sostegno all'handicap. Più difficile l'accesso al lavoro attingendo dai tradizionali serbatoi di supplenze nelle secondarie: le previsioni per il prossimo anno scolastico piangono cattedre per materie letterarie, lingue straniere e anche discipline scientifiche. Il rubinetto delle supplenze si chiude progressivamente anche per chi ha l'abilitazione, tutti gli altri restano a guardare. L'insegnamento è out per un neolaureato, le future (ma quando?) assunzioni in ruolo rischiano di mettere in aula a tempo indeterminato docenti con 40 anni suonati. Una carriera difficile, ormai, quella che la scuola offre a meno di non accontentarsi di contratti co.co.co. (collaborazione continuativa), oppure di sperare nell'esodo di massa dei pensionamenti previsto dal ministero per il 2006-2007.
Una carriera sulle spalle di almeno 8-10 anni, salario mensile che non supera i 1.200 euro netti, età media dai 35 ai 45 anni, prevalenza femminile al 70 per cento. Due o tre mesi di ritardo nella prima riscossione di stipendio e senza scatti di anzianità. È l'identikit del docente precario, come dire il 15 per cento delle cattedre nelle scuole del Pordenonese (con gli Ata il precariato rappresenta il 21 per cento della categoria sul territorio) a cui va aggiunto lo sciame dei supplenti senza incarico annuale, ma che vive di assunzioni a medio e breve termine. Una pattuglia complessiva di oltre mille professori (le punte del precariato sono nelle secondarie), secondo le stime ufficiose dei sindacati di comparto, pronta all'assalto annuale delle graduatorie permanenti che assorbiranno entro il 17 maggio i nuovi punteggi conquistati con il servizio in cattedra e il debutto degli abilitati ai corsi Ssis. Un affare che infiamma il pianeta istruzione in provincia. Ogni abilitato potrà presentare 30 domande di inserimento negli elenchi dei singoli istituti e la scelta è il solito terno al lotto sulle opportunità professionali, della serie vai a sapere dove sono probabili maternità, congedi, pensionamenti, oltre alle cattedre vacanti.
Le speranze di lavoro? In caduta libera, anche nel Pordenonese. Il blocco delle assunzioni in ruolo ha congelato il via vai generazionale del precariato e il sistema non baypassa l'offerta dei laureati. Poche le opportunità offerte dal turn-over dei pensionamenti 2003-2004: 89 in provincia faticano ad assorbire pure l'esubero dei docenti di ruolo. L'età media degli insegnanti arruolati si assesta sugli over 40, cioè troppo giovani per scegliere la fuga dalla cattedra e con la prospettiva che la riforma delle pensioni allunghi i tempi professionali.
Secondo le stime di Cgil scuola il 30,4 per cento degli insegnanti ha un'età media oltre i 50 anni nella primaria, che sale al 43,6 nella secondaria. Nella fascia d'età dai 40 ai 49 anni si trova il 30 per cento dei maestri nella primaria e il 44,5 dei prof nella secondaria.


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