Mess.Veneto-La passione di chi insegna
La passione di chi insegna Ci risiamo. Ecco il malcostume italiano: quello dei pontificatori benpensanti che tutto sanno e quindi si arrogano il diritto di criticare l'altrui operare....
La passione di chi insegna
Ci risiamo. Ecco il malcostume italiano: quello dei pontificatori benpensanti che tutto sanno e quindi si arrogano il diritto di criticare l'altrui operare. Io non sono che un maestro, eppure non mi permetto di mettere lingua nel lavoro, nella vita e nelle scelte altrui. Eppure vi è chi si scandalizza per una categoria che mette in pratica il proprio dissenso attraverso una forma sacrosanta e garantita di protesta! C'è chi, chiaramente disinformato, la butta come al solito in politica, chi vede nella persona di un ministro alla Pubblica istruzione e in una linea partitica la vittima della protesta, chi si rattrista per professori di italiano/latino (ma ce l'hanno scritto in fronte?) che, vecchietti, dovrebbero starsene quieti a scuola in attesa della pensione invece di protestare...
Io mi scandalizzo per cose ben più importanti: il fatto che bambini diversamente abili subiscano l'ingiustizia del taglio degli insegnanti di sostegno e vengano privati dei loro diritti, che bambini stranieri vengano iscritti a scuola 'per caso', senza supporto alcuno, che si cerchi di togliere agli scolari ore di insegnamento con un semplice escamotage verbale tramite richieste ai genitori, che si voglia settorializzare la categoria insegnante, che vengano relegate materie scolastiche al ruolo di comprimarie, che si spacci per arricchimento il depauperamento, che si sbandieri la qualità del servizio riducendo il numero dei docenti, che si sprechi per il dio informatico tempo e denaro con poco oculate gestioni, che si inserisca senza direttive e organizzazione l'insegnamento della lingua friulana demandando questo ai docenti volonterosi, che milioni si sprechino per pagare figure di controllo assurde, che si vada a caccia di sponsor e di 'carità' per una fornitura di gessi e carta da fotocopie e che si scarichino su Comuni e ignare famiglie aggravi di spese. Mi scandalizza il fatto che per la mia scuola devo fare l'elettricista, il centralinista e il riparatore telefonico, il giardiniere, l'impiegato, il public-relation, l'operatore di antincendio, il bidello, l'esperto informatico, il collaudatore... che finita scuola, i rapporti con dirigente e personale, la selva burocratica e le riunioni al pomeriggio, rientrato a casa, mi metta a lavorare per la scuola fino a notte. Meno male che sono solo, la mia cinghia me la tiro da me col mio 'ricco stipendio' e non peso su alcuno.
Ha ragione il signor Pietro: insegnare è una passione, e forse più. Non mi tiro indietro da tutti gli extra proprio e solo per il bene di chi mi è stato affidato dalle famiglie, pur con compiti e responsabilità non mie, sacrificando anche la mia vita privata. E se sciopero non lo faccio per i soldi (come meschinamente Lui, come tanti credono), ma per garantire il giusto ai miei alunni. E pensare che noi, che dovremmo formare per stato alla Educazione civica, siamo i primi a essere turlupinati perché gli aumenti di stipendio che si ottengono con lo sciopero sono il dovuto recupero dell'inflazione (con la solita perdita di sei mesi di vacanza contrattuale)! I 60 euro per volta, offerti per fermare la riforma di Berlinguer, li ho gettati altre tre volte quest'anno in scioperi purtroppo 'deviati' dai sindacati confederati, scioperi che invece servivano alla scuola. E adesso ce li ho rimessi nuovamente non per l'antipatia verso la Moratti, non per avere poi alla fine come al solito neppure il recupero dell'inflazione, ma per salvaguardare la scuola dalla 'pena' verso cui si sta andando, con una riforma di cui, come dimostra il suo intervento, si sa ben poco, da attuare a ogni costo a vantaggio di chi? Di un ministero che spende i soldi pubblici in spot alla tv, in agende regalate ai docenti e in gadget alle fiere (vedi Lucca Comics 2003) anziché per scuole decenti?
Non venga poi a parlare di libertà di educazione. I genitori sono liberi di educare i propri figli come meglio credono e i docenti, passata l'era fascista, hanno la loro libertà di insegnamento. Non si può esigere come famiglia di dettare il proprio modus educandi alla scuola creando una pericolosa ingerenza e non una fattiva collaborazione.
Ps: Se poi lo Snals non ha scioperato avrà i suoi motivi... ma se voleva e non gli piacevano le bandiere rosse o a strisce poteva sfilare con qualcun'altro, come han fatto altri sindacati!
Maestro P.P.
Cargnacco