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Mess.Veneto-Cisl: Tagli e risparmi nella scuola statale faranno nascere diplomifici senza regole

segretario provinciale fa il punto su un'estate difficile e su un avvio d'anno denso di incognite Cisl: "Tagli e risparmi nella scuola statale faranno nascere 'diplomifici' senza regole" Nel ...

26/08/2002
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MessaggeroVeneto

segretario provinciale fa il punto su un'estate difficile e su un avvio d'anno denso di incognite
Cisl: "Tagli e risparmi nella scuola statale
faranno nascere 'diplomifici' senza regole"

Nel clamore delle notizie e dei comunicati riguardanti la scuola che nel periodo ferragostano ha riempito le pagine dei quotidiani goriziani, è interessante interpellare un sindacato come la Cisl Scuola che sostiene di aver sempre operato nel merito delle questioni non strumentalizzando mai i problemi della scuola isontina e dei loro addetti. Ascoltiamo dunque Donato Lamorte, segretario generale provinciale della Cisl scuola.
"Non vorrei ripetermi '#8211; ci dice come premessa '#8211;, ma la sostanza della discussione e la soluzione delle problematiche nasce solamente se i contendenti cioè i dirigenti regionali in rappresentanza del ministero della pubblica istruzione e le rappresentanze sindacali a nome dei lavoratori aprono un tavolo di concertazione vero. Attualmente quanto detto ha solo una parvenza, ma le decisioni che contano sono solo unilaterali da parte dell'amministrazione scolastica e il risultato è sempre lo stesso: la logica ragionieristica del risparmio nella scuola statale, il fine di tutto ciò lo sappiamo dove porta, alla proliferazione dei diplomifici senza regole. Un filo sottile e invisibile lega l'operato della direzione regionale alle intenzioni del ministro Tremonti di coprire, in parte, il buco di bilancio con i tagli già effettuati nel comparto scuola. I problemi sono iniziati con il decreto Moratti sulla formulazione delle classi ove si è intervenuto pesantemente nei parametri numerici per la composizione delle classi iniziali, intermedie e in molti casi anche finali del ciclo di studi delle medie superiori e nell'obbligatorietà delle cattedre a 18 ore per i docenti, depauperando tutti i progetti aggiuntivi dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche provinciali e nella mancanza di disponibilità di organico per l'apertura di nuove sezioni nella scuola materna della quale esistono ancora liste di attesa. A tale provvedimento si è aggiunto il grave danno arrecato all'integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap, tagliando posti di sostegno specialmente nelle scuole medie di primo e secondo grado e nel merito lo stesso ministero ha messo in dubbio l'operato delle commissioni ritenendole 'leggere' nel rilasciare le certificazioni".
Tagli drastici. Che cos'hanno comportato?
"Con questi tagli si è superato e di molto il rapporto previsto dalla legge 104/92. In verità per le scuole della provincia di Gorizia sull'handicap si è riusciti a portare a casa tutte le richieste della scuola dell'infanzia ed elementare e se ci fosse stata ancora dell'attenzione da parte del direttore regionale sulle scuole secondarie quei sei o sette posti di sostegno aggiuntivi richiesti dai dirigenti scolastici ed effettivamente documentati potevano essere concessi. Ma purtroppo la linea invisibile era di esclusiva impronta ragionieristica e come veniva effettuato tale risparmio al ministero non interessa. Tale problematica oggi è passata nelle mani dei dirigenti scolastici che, ai sensi della legge 333 con proprio decreto, potranno autorizzare nuove classi e istituire nuovi posti, in base a ulteriori incrementi del numeri degli alunni e a certificazioni debitamente documentate e credo che nessun direttore regionale possa annullare tale provvedimento, se risulta evidentemente a norma di legge".
Passiamo a un altro tema caldissimo: il blocco delle immissioni in ruolo.
"Già, con questa decisione, il ministro Moratti 'ha dimenticato' il decreto Amato che prevedeva per il prossimo anno scolastico almeno 34 mila immissioni in ruolo. Con tale provvedimento ha compromesso concretamente la continuità e la presenza in classe di docenti all'inizio delle lezioni, indebolendo fortemente anche l'efficienza dei servizi amministrativi, tecnici e ausiliari delle scuole. Così ha portato all'innalzamento esponenziale del tasso di precarietà dei lavoratori della scuola e negli stessi ha suscitato lo scoramento, aumentato la delusione e l'attaccamento al proprio lavoro dopo tutti i sacrifici effettuati per abilitarsi".
E ci sono poi le scuole a rischio di chiusura.
"Certo, non ultimo esiste il problema delle sei scuole della provincia che il ministero ha comunicato essere sotto i parametri del rapporto di 9,5 alunni per insegnante. Su tale problema è opportuno fare ancor più chiarezza e rassicurare gli studenti e i loro genitori che non ci saranno né chiusure né accorpamenti e ha fatto bene l'assessore del comune di Gorizia Salomoni a ribadire tale posizione, che lo stesso ex dirigente del Csa dottor Vito Campo ha confermato. Per ulteriore chiarezza occorre ricordare che, dalla lettura dei parametri di riferimento previsti dal ministero, non si è tenuto conto del fatto che per gli istituti interessati molte materie di insegnamento hanno l'obbligo del doppio docente in quanto le stesse sono correlate di laboratori e pertanto il docente aggiuntivo di laboratorio non doveva entrare nel computo ai fini del calcolo per raggiungere il parametro prefissato. Inoltre per quanto riguarda l'istituto tecnico 'D'Annunzio' il parametro non tiene conto che in provincia era l'unica scuola che sperimentava l'autonomia con l'applicazione dell'organico funzionale, ove prevedeva come dotazione aggiuntiva l'aumento del 5% dell'organico di diritto. Decaduta la sperimentazione con il decreto Moratti, per l'anno scolastico 2003/04, la scuola interessata automaticamente rientrerà nei parametri ministeriali. Infine, per l'istituto 'Brignoli' di Gradisca d'Isonzo, all'epoca della razionalizzazione, prevista dall'allora ministro Berlinguer, era possibile mantenere autonomi istituti a indirizzo specifico e unici in provincia e che possedevano determinate peculiarità. Il consiglio scolastico provinciale e la commissione stessa presieduta dal presidente della Provincia di concerto con l'ex provveditore agli studi e i sindacati hanno mantenuto tale istituto autonomo, in quanto si trovava nei parametri previsti e aveva come specificità al suo interno la conduzione dell'azienda agraria. Oggi, come allora, non è cambiato assolutamente nulla. Pertanto, solo temporali estivi".
Altra questione, le ferie del personale della scuola precario.
"Per la Cisl Scuola tale problema non esiste, in quanto è regolato dall'interpretazione autentica dell'articolo 19 del contratto scuola dove si specifica che non vi è l'obbligo della domanda di ferie del personale interessato e che se questa non viene presentata le ferie devono essere remunerate e, a proposito di quando detto, su quesito specifico rivolto al ministero da parte della Ragioneria di Stato della provincia di Gorizia, si evince quanto sopra detto: quindi, ancora rumore per nulla".
Altra carne al fuoco è il problema delle graduatorie permanenti dei docenti abilitati e aspiranti a nomine in ruolo o a contratti a tempo determinato.
"Queste graduatorie, effettuate dai Csa, sono state predisposte prima della sentenze del Tar del Lazio e dell'Umbria, pertanto la doppia valutazione, e cioè i corsi universitari di specializzazione (Ssis) e il servizio prestato in contemporanea, sicuramente applicando la direttiva del ministero, sono stati valutati entrambi. L'errore in prima istanza è della direttiva del ministero in quanto non pone sullo stesso piano le varie abilitazioni e pertanto apporta discriminazione agli aspiranti inseriti nella stesse, la quale ai fini dei contratti a tempo determinato non pongono in essere problemi agli aventi diritto in quanto la disponibilità dei posti in provincia è superiore agli specializzati, ma il danno sia giuridico sia economico avviene al momento dell'eventuale immissione in ruolo, perché l'applicazione della direttiva, discriminando, ha portato cambiamenti e scavalcamenti non previsti all'interno delle graduatorie. Nel Csa di Gorizia tale problema deve essere affrontato, anche se sembrerebbe che tali graduatorie sia state corrette applicando le sentenze. Ma a me sorge un dubbio: come può il Csa autonomamente applicare una sentenza, pur regionale, ed estenderla come diritto collettivo, senza uno straccio di comunicazione da parte del ministero. All'errore primario ora si aggiunge la beffa, in quanto lo stesso ministro intende chiedere la sospensiva di tali sentenze, ricorrendo al Consiglio di Stato. La Cisl crede che tali situazioni siano dovute allo scarso senso organizzativo e relazionale che avvolge il ministero, alla caparbietà di voler mostrare ai cittadini l'efficienza, ma la fretta è cattiva consigliera, e alla confusione si aggiunge infine la presa in giro per cui a pagarne le conseguenze sono sempre gli stessi. Pertanto, invitiamo il dirigente del Csa di Gorizia a portare a conoscenza dei sindacati come sono state effettuate le graduatorie permanenti e se effettivamente sono state corrette nelle linee che le sentenze dei due Tar hanno tracciato, al fine di portar chiarezza negli interessati".
Infine c'è il problema della sperimentazione nella scuola primaria.
"Occorre chiarire che la Cisl Scuola sia nei livelli nazionali sia provinciali è nettamente contraria alla riforma prevista dalla Moratti, e i perché sono ben conosciuti dai nostri iscritti. Della non applicabilità si è accorto anche l'attuale maggioranza, sospendendo la discussione in Parlamento. Ma il ministro insiste e quindi ha previsto che per ogni provincia vi siano due istituzioni scolastiche a sperimentarla, nonostante il parere contrario espresso dall'Associazione nazionale dei comuni d'Italia. La Cisl pone la questione in provincia e chiede a che comuni toccherà la sperimentazione. Esistono spazi idonei per accogliere i bambini di 2 anni e mezzo, esistono percorsi già definiti di offerta formativa, esistono finanziamenti da parte del ministero a sostegno della riforma, oppure l'onere sarà a carico delle comunità, e poi il numero di bambini per sezione non può più essere di 28, ma deve essere abbassato e di molto. Non intendiamo contestare a priori la legittimità delle intese e dei vari protocolli con Regioni e Province autonome per l'avvio di pezzi di riforma su materie importanti e delicate. Noi vogliamo verificare le ricadute che l'annunciata sperimentazione nella scuola dell'infanzia ed elementare e le intese regionali sull'assolvimento dell'obbligo formativo possono avere sul rapporto di lavoro del personale della scuola, sulla stessa organizzazione del lavoro scolastico e, non ultimo, sulla gestione degli organici e sulle aspettative occupazionali dei tanti precari. Qualsiasi riforma della scuola non può prescindere dal coinvolgimento dei suoi operatori e delle organizzazioni sindacali che li rappresentano e a costo zero".



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