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Mattino/Salerno: Riforma scolastica e mondo del lavoro

«Le riforme della secondaria superiore e dell'Università - problemi e prospettive» è stato il tema del convegno organizzato da Flc Cgil e «Proteo Fare Sapere Campania».

15/05/2006
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Il Mattino

Le riforme della secondaria superiore e dell'Università - problemi e prospettive» è stato il tema del convegno organizzato da Flc Cgil e «Proteo Fare Sapere Campania». Molte le testimonianze di docenti, dirigenti e studenti che all'unanimità, insieme anche al Cgd (Coordinamento dei genitori democratici)e alle Associazioni Proteo, Cidi e Mce, chiedono al nuovo Governo l'immediato ritiro del decreto legislativo 226/'05, riguardante il nuovo assetto duale, costituito dai licei statali e dall'istruzione e formazione professionale regionale, per l'anno scolastico 2007-2008. «Il paese Italia dipende dalla formazione e dall'istruzione», ha precisato il rettore Pasquino che ha evidenziato i limiti delle normative alle esigenze del momento della ricerca universitaria. Centrale è la necessità di raccordare scuola, Università e mondo del lavoro per garantire una reale integrazione e valorizzazione dei nostri studenti. Particolare attenzione è stata posta dal vicepresidente dell'Assindustria salernitana, Mauro Maccauro, alla disparità Nord/Sud, rispetto ai finanziamenti universitari dello Stato. «Il tirocinio, inteso non come momento di sfruttamento lavorativo, ma in quanto opportunità di apprendimento, resta un punto nodale del rapporto di studio e formazione degli studenti», ha sottolineato. Apprezzato l'intervento del professor Benedetto Vertecchi, definito «stella polare» della cultura italiana. «Occorre rinforzare nei nostri ragazzi quelle competenze iniziali e intermedie, che consentano poi maggiori adattamenti al tipo di competenze finali - ha affermato Vertecchi - L'educazione non può farsi condizionare dai bisogni del momento perchè ha bisogno di solidità e non di gradevolezza. Siamo in un triste periodo di devastazione nel rapporto scuola/società. Il disastro culturale è quello di aver rimosso la trasformazione sociale, diventata regressiva pur di pianificare il consenso. Possiamo e dobbiamo recuperare la strumentalità di base, le competenze simboliche, utili a produrre un pensiero autonomo e la qualità dei processi culturali».


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