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Mattino-PAdova-UN GOVERNO AUTORITARIO DEMOLISCE L'UNIVERSITÀ

RICERCA E FORMAZIONE UN GOVERNO AUTORITARIO DEMOLISCE L'UNIVERSITÀ UMBERTO CURI Dopo quasi tre anni di discussioni, che hanno visto il mondo universitario pronunciarsi pressoché unanimemente...

04/10/2005
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Il Mattino

RICERCA E FORMAZIONE
UN GOVERNO AUTORITARIO DEMOLISCE L'UNIVERSITÀ
UMBERTO CURI

Dopo quasi tre anni di discussioni, che hanno visto il mondo universitario pronunciarsi pressoché unanimemente contro il disegno di legge sul nuovo stato giuridico della docenza universitaria, la maggioranza governativa, per impulso occulto di una lobby di baroni accademici, ha realizzato nell'aula del Senato un autentico colpo di mano. Anziché seguire la procedura legislativa consueta, la quale prevede un esame preliminare in commissione, e poi una discussione di merito in aula, quella che si è abusivamente autodefinita Casa delle libertà ha portato il provvedimento direttamente in aula, ponendo su di esso la questione di fiducia. Affinché si capisca la gravità di questo comportamento, si deve sapere che con questo iter il Senato è stato di fatto espropriato della possibilità di pronunciarsi
nel merito della legge, avanzando eventuali proposte di modifica, ed è stato invece costretto semplicemente a dire sì o no alla permanenza del governo in carica.
Quesito al quale, a meno di sette mesi dalla scadenza naturale, non poteva che essere data una risposta affermativa. Tutto ciò è accaduto in palese dispregio delle prese di posizioni assunte da tutte le componenti del mondo universitario: la conferenza dei rettori, molte sigle di associazioni professionali, le organizzazioni sindacali dei docenti e del personale tecnico-amministrativo, perfino le rappresentanze degli studenti di centrodestra.
Una cosa indegna - per il metodo seguito, oltre che per il merito - di un paese civile. Un ennesimo affronto alla dignità del Parlamento; una ulteriore dimostrazione di uno "stile" di governo autoritario e incurante delle opinioni della stragrande maggioranza di coloro che operano in un determinato ambito; una conferma del metodo già seguito per la riforma dell'ordinamento giudiziario, quando l'ostruzionismo compatto della magistratura, le critiche dei docenti di diritto e perfino la contrarietà esplicita degli avvocati non riuscirono a bloccare la proterva determinazione del ministro Castelli a portare a termine quello sciagurato provvedimento.
Si dirà che il varo della cosiddetta "controriforma Moratti" non è poi il male peggiore, in una situazione nella quale l'economia conosce una fase di stagnazione, le famiglie vivono drammaticamente gli ultimi giorni del mese, il paese precipita giorno dopo giorno nelle graduatorie di una competizione internazionale sempre più spietata.
Ma si dovrebbe capire che se l'università non riconquista il suo ruolo essenziale di luogo principale della ricerca, se ad essa vengono di fatto sottratte le risorse necessarie per produrre innovazione, in tutti i campi e settori, se le struttura preposte alla formazione ai livelli più elevati non garantiscono più la produzione di future classi dirigenti attrezzate ad affrontare sfide sempre più difficili, sarà l'intero paese, e non soltanto un suo comparto circoscritto, a subirne conseguenze che potrebbero essere irreparabili.
Ora, all'inizio delle attività didattiche, la situazione che si è creata è gravissima. L'anno che sta per cominciare potrebbe essere ricordato come l'ultimo di un'era nella quale l'università non era certamente perfetta, ed era anzi bisognosa di interventi sostanziali, ma era se non altro caratterizzata ancora dalla libertà della ricerca e dell'insegnamento e dall'idea che compito primario dell'Università sia quello di concorrere alla formazione di cittadini liberi, provvisti di competenze adeguate e di un'attitudine critica.
Di qui l'appello affinché tutti, e non solo quanti sono direttamente coinvolti nella vita accademica, impieghino le proprie migliori energie perché non si proceda oltre con la distruzione di fatto di ciò che di buono era nell'università italiana.
Con la forza che viene dalla limpida coscienza di essere nel giusto e con l'indignazione per un sopruso inaccettabile.

Umberto Curi


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