Mattino-Padova-Sfilando con i 700 ragazzi padovani
Sfilando con i 700 ragazzi padovani Folte rappresentanze dei licei classici, scientifici, artistico e dei tecnici Ma tra Centri sociali e Sinistra giovanile la discussione finisce a pugni "E' una c...
Sfilando con i 700 ragazzi padovani
Folte rappresentanze dei licei classici, scientifici, artistico e dei tecnici
Ma tra Centri sociali e Sinistra giovanile la discussione finisce a pugni
"E' una contestazione sacrosanta" dice il preside dell'Einaudi
VENEZIA. Alla manifestazione regionale contro i buoni scuola e il ministro-manager dell'Istruzione, Letizia Moratti, hanno partecipato anche settecento studenti padovani, arrivati a Venezia in treno. La maggioranza dei ragazzi che aderito alla protesta indetta dall'Unione degli studenti provenivano dai licei scientifici Nievo, Cornaro e Eugenio Curiel; dai licei classici Tito Livio e Marchesi-Fusinato, dal liceo artistico Modigliani.
E ancora, dell'istituto tecnico Pietro Scalcerle, del tecnico industriale Euganeo di Este e dell'istituto professionale Pietro d'Abano. Ovviamente, non c'era neanche uno studente delle scuole private. Come al solito, i giovani padovani hanno partecipato in modo attivo alla manifestazione lagunare, che si è conclusa in Campo Santa Margherita. I "masaniello" del plotone arrivato da Padova, erano gli attivisti della Sinistra Giovanile-Studenti-Puntonet Umberto Zampieri e Salvatore Metrangolo.
Vari gli slogan gridati dai padovani lungo le calli veneziane. "Private in fiamme" oppure "Abbiamo un sogno nel cuore: la Moratti a San Vittore": questi i motti maggiormente urlati da ragazzi e ragazze, queste ultime vestite in modo alquanto creativo per non dire bizzarro.
All'inizio del corteo proprio alcuni padovani sono stati tra i protagonisti dello scontro tra alcuni ragazzi della Sinistra Giovanile ed un gruppetto di giovani dei Centri sociali. "Gli ultras dei Centri sociali - dice Umberto Zampieri - hanno preso a pugni anche due dei nostri studenti. Sono stati picchiati pure un ragazzo di Chioggia ed una studentessa di Treviso. Gli estremisti volevano farci cambiare percorso a tutti i costi e farci andare anche sotto le finestre del Palazzo, dove si trova la giunta regionale. Si è trattato solo di uno scambio di pugni, ma la situazione sarebbe senz'altro degenerata se non fossero venuti in nostro aiuto gli adulti del servizio d'ordine della Cgil. Detto questo, bisogna aggiungere che noi padovani siamo fieri di avere partecipato, in massa, ad una manifestazione imponente come questa e di avere lanciato un messaggio preciso a favore dell'abolizione dei buoni-scuola, garantiti da Galan quasi esclusivamente solo alle scuole private ed ai ceti più abbienti e contro la Moratti, un ministro che sta facendo di tutto per far tornare la scuola statale indietro di quaranta anni".
Molto dura anche la testimonianza di Metrangolo. "Invitiamo i genitori e gli studenti maggiorenni - sottolinea il leader della Sinistra Giovanile - ad andare a votare in massa sì al referendum del 6 ottobre. I buoni-scuola a favore delle private e delle famiglie ricche esistono solo in Lombardia e Veneto. Siamo davanti ad una vera vergogna, sociale e politica".
A Padova, tra l'altro, sono numerosi i dirigenti degli istituti superiori che hanno visto di buon occhio la protesta degli studenti. "Lo sciopero indetto dall'Unione degli Studenti - sostiene Aurora Albina Scala, nuova preside dell'istituto tecnico commerciale Luigi Einaudi - è fondamentalmente giusto. I buoni-scuola, così come sono concepiti oggi, vanno aboliti. La contestazione, poi, alla riforma varata dalla Moratti deve essere considerata valida, in modo particolare sul piano del metodo. Il ministro, per rendere esecutivo il suo piano, specialmente quello sulla sperimentazione, poteva benissimo aspettare l'anno prossimo. Le novità nel mondo della scuola non s'introducono mai senza aver ascoltato prima noi dirigenti, i docenti ed i genitori".
Infine, un invito a votare sì al referendum arriva da Nereo Marcon, segretario provinciale Cisl-Scuola: "E' una legge che avvantaggia solo la scuola privata ed ignora i molti bisogni dei genitori meno abbienti che hanno i figli nella scuola pubblica".