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Mattino/Padova: Il sistema dei debiti è stato un fallimento

a proposito di esami d iriparazione

10/10/2007
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Il Mattino

Vorrei intervenire sul dibattito che si sta aprendo in merito alla «reintroduzione degli esami di riparazione», che tale non è, in quanto né giuridicamente (cfr. modalità di passaggio all’anno successivo), né nella pratica concreta si tratta dello stesso strumento abolito dal ministro D’Onofrio nel 1995. Sono dirigente scolastica, con una lunghissima carriera di insegnante, prevalentemente spesa nella scuola superiore, e ho quindi sperimentato tutte le forme fin qui praticate di recupero o tentativo di recupero: esami di riparazione, corsi di recupero e sostegno, sportello etc. Ho anche dato ripetizioni private, sia durante l’anno che durante il periodo estivo, dato che insegnavo discipline abbastanza «toste» e perciò frequentemente «addebitate» agli studenti. Fermo restando che lo strumento «esami» si era in realtà spesso usurato e che non assicurava il totale recupero, oltre a costringere in generale le famiglie ad affrontare costi elevati per le indispensabili ripetizioni, non si può non ammettere il totale fallimento del sistema dei debiti. Di fatto le iniziative delle scuole si rivelavano inefficaci, perché la collocazione degli interventi di recupero o degli sportelli nelle prime ore del pomeriggio dopo cinque o sei ore di lezione vanificava di fatto la loro validità.
D’altra parte riusciva sempre difficile quantificare il numero massimo di debiti cumulabili prima di arrivare a una bocciatura e, nel clima di generale «buonismo» generato sicuramente da una più attenta considerazione di problemi familiari o personali rispetto alla «spietatezza» di quando andavo a scuola io, si assisteva alla attivazione di strategie che permettevano agli alunni di escludere alcune materie dalle loro prospettive di studio, materie anche di indirizzo, nella assoluta certezza che nessuno sarebbe mai stato bocciato per due o tre debiti.
Sono perfettamente d’accordo che alcuni insegnanti sarebbero da cacciare per incompetenza o per comportamenti professionalmente o deontologicamente condannabili, che tante cose non vanno, che si dovrebbe ripensare a una diversa strutturazione del sistema, che di riforma e riforme della scuola si parla invano da decenni; ritengo però assurdo, controproducente a livello di immagine e assolutamente qualunquista il movimento che invita al «vaffa day della scuola». Ammettano questi ragazzi che ormai a scuola si studia veramente poco, che basterebbe un po’ di impegno per evitare l’accumulo di debiti, che è autolesionista, oltre che dannoso per il futuro del nostro paese mandare avanti persone impreparate, in particolare nelle discipline di base. Non è possibile che persone giovani, con un titolo di studio, siano incapaci di scrivere una lettera, di compilare un curricolo o di capire un documento scritto: questo lo verifico ogni giorno e me lo confermano i miei amici che insegnano all’università (fermo restando che anche a livello di docenza universitaria ci sono lacune e comportamenti discutibili). Certo questa nuova normativa non sarà una panacea per tutti i mali e non risulterà facile da applicare per le scuole: sicuramente l’organizzazione sarà impegnativa e non sempre efficace.
Servirà però da deterrente questo provvedimento del ministro Fioroni? Ben venga! Si capisca l’utilità dell’istruzione e non si tiri in ballo Don Milani, che voleva dare una possibilità a chi non l’aveva e non invitare al disimpegno.
Floriana Rizzetto dirigente scolastica


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