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Mattino di Padova-Università-Riforma Moratti ottimi motivi per dire di no"

Zaccaria: "Riforma Moratti ottimi motivi per dire di no" Il prorettore vicario replica agli aderenti all'appello nazionale "Contro il suo disegno obiezioni non politiche" --...

19/05/2005
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Il Mattino di Padova

Zaccaria: "Riforma Moratti ottimi motivi per dire di no"
Il prorettore vicario replica agli aderenti all'appello nazionale "Contro il suo disegno obiezioni non politiche"


"Un appello duro nei toni, generico e pure un po' qualunquista nella sostanza". Parla Giuseppe Zaccaria, prorettore vicario dell'università di Padova, tra gli atenei da sempre in prima fila contro la riforma Moratti. Alla quale guardano invece con disponibilità le numerose centinaia di docenti - fra cui 30, fino ad ora, quelli del Bo - che in tutta Italia hanno sottoscritto il "manifesto" pubblicato nei giorni scorsi dai principali quotidiani nazionali. "Siamo stanchi", dicono i firmatari, "di dire e di ascoltare solo dei no: da più di trent'anni l'università italiana non sa fare altro. O meglio: non l'università, ma quella piccola minoranza alla quale consentiamo da troppo tempo di parlare a nome di tutti, e di bloccare tutto". "L'università", proseguono i promotori, "è giunta a un punto limite: noi vogliamo cercare di migliorarla, di riformarla. Non ci interessa mettere alla gogna il ministro o il governo di turno".
"Ci rivolgiamo", conclude la chiamata, "a tutto il mondo universitario che è convinto dell'urgenza di mettersi su una strada nuova, perché si impegni insieme a noi a far sentire la propria voce, per affermare la volontà riformatrice in nome dell'interesse generale". L'appello rimanda a un successivo momento la proposta di un "programma".
"Intanto non si capisce bene", risponde Zaccaria, "contro chi si rivolgano gli strali critici di questi colleghi. Mentre trapela una chiara simpatia, se non per i contenuti specifici, per lo spirito della riforma Moratti. L'impressione complessiva è che si tratti di un'operazione di "sponsorizzazione" dalla parte del ministro. Contro il quale, peraltro, noi "critici" nei suoi confronti non stiamo conducendo una guerra personale, né politica in senso antigovernativo. Il nostro ateneo - sicuramente in larga maggioranza, altro che "piccola minoranza che sa solo dire di no" - si oppone ad alcuni aspetti fondamentali del disegno Moratti (non certo a qualsiasi riforma universitaria in sé) perché lo ritiene per quegli aspetti sbagliato. Piuttosto in senso lato "politica" appare l'identità di parecchi dei firmatari dell'appello, su scala nazionale e anche a Padova: in notevole parte collocati in un'area di centro e segnatamente con simpatie per Comunione e liberazione (fra i principali promotori c'è Giancarlo Cesana). Non mancano fra gli aderenti anche docenti considerati di sinistra. La sensazione è che diversi colleghi abbiano detto sì più a una generica chiamata all'impegno che a una mobilitazione su temi precisi. Staremo a vedere i contenuti del programma".
"Comunque l'obiettivo critico", prosegue Zaccaria, "sembrerebbe essere la Crui, la Conferenza dei rettori. Se così è, i contestatori hanno sbagliato indirizzo. Si intende attaccare la Crui perché ha denunciato il sottofinanziamento delle università da parte dello Stato italiano, che investe in formazione superiore e ricerca meno di tutti gli altri paesi europei sviluppati? Perché ha difeso i ricercatori universitari dal disegno della Moratti che prospetta per loro la messa ad esaurimento del ruolo, sostituendolo con forme di precarizzazione per l'ingresso di nuove forze docenti negli atenei? Sono battaglie in cui siamo convinti, con l'adesione di forze accademiche trasversali e tutt'altro che di schieramento politico (ricordo fra l'altro le ripetute prese di posizione di tutto il nostro Senato accademico, comprendente anche due presidi di facoltà che ora hanno sottoscritto questo appello). Per cui non si può insinuare che "remiamo contro" il ministro o il governo. La Crui, che non è certo un organismo politicamente omogeneo, ha preso le posizioni che ha ritenuto opportune per difendere quell'"interesse generale" al quale si richiamano i firmatari. Ha detto al ministro, cioè ai suoi progetti, dei no ma anche dei sì quando era il caso: ad esempio - facendo anzi per prima proposte poi portate avanti dalla Moratti - esprimendosi per nuove forme di valutazione della produttività degli atenei, da applicare nella ripartizione delle risorse su scala nazionale".
"Ma l'impressione è", sottolinea il prorettore vicario, "che con questo loro messaggio di tono vagamente populistico i "contestatori" vogliano attaccare le posizioni di chi si oppone al disegno di legge Moratti per la riforma dello stato giuridico dei docenti, su due altre grosse questioni. La prima è l'abolizione, propugnata dal ministro, della distinzione fra tempo pieno e tempo definito nell'impegno lavorativo. Secondo noi, il mantenimento di tale differenziazione è un caposaldo della natura della funzione docente. Oggi nulla vieta a chi vuole avere attività anche all'esterno dell'università di poterlo fare, appunto lavorando all'università a tempo limitato. Ma il mantenimento del principio di distinzione fra le due forme è importante per riconoscere l'impegno di chi ha scelto di dedicarsi completamente alla docenza e alla ricerca di ateneo. Abolire la differenza costituisce un regalo a chi ha interessi preponderanti al di fuori dell'università. Infine noi siamo decisamente contrari alla privatizzazione di fatto che il Ddl introduce concedendo agli enti esterni, aziende comprese, la facoltà di "nominare" professori, anche ordinari, negli atenei, sovvenzionandone la docenza. E' un altro attacco grave all'autonomia, con pericoli di ingerenza e condizionamento: da una parte con concessioni di discrezionalità, dall'altra con assenza di seri criteri nella valutazione scientifica di tali docenti".


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