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Mattino di Padova-Sette alunni su cento sono stranieri

Sette alunni su cento sono stranieri "Mediatori culturali negli istituti, per un corretto inserimento" Il boom è in città con una percentuale che supera il 10% ...

30/08/2005
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Il Mattino di Padova

Sette alunni su cento sono stranieri
"Mediatori culturali negli istituti, per un corretto inserimento"
Il boom è in città con una percentuale che supera il 10%


di Silvia Giralucci
Su cento alunni delle scuole della provincia, sette sono stranieri. Nel comune capoluogo, gli stranieri sono addirittura uno su dieci. I dati, ben al di sopra della media nazionale, ferma al 3-4% di stranieri nelle scuole, sono "importanti", ma non rappresentano un picco nel Veneto: Treviso e Verona superano abbondantemente il 10% di studenti stranieri. La consistenza più alta per la provincia di Padova riguarda la scuola primaria, quella che comunemente viene chiamata ancora scuola elementare.
Gli alunni stranieri sono oltre 3000, l'8,2 per cento del totale nelle scuole pubbliche. Segue la scuola media (secondaria di primo grado) dove gli alunni stranieri sono oltre 1.500, il 6,9% del totale negli istituti pubblici. Nella scuola dell'infanzia gli stranieri sembrerebbero essere in numero molto minore, un dato che contrasta con la comune esperienza di chi passa davanti ad una materna alle 9 o alle 16: facce di tutti i colori.
I dati raccolti dal Centro servizi amministrativi di Padova e diffusi dall'Ufficio scolastico regionale tuttavia non tengono conto della preponderante presenza delle scuole materne comunali. "La presenza di alunni stranieri nelle scuole di Padova - spiega la dottoressa Eufemia Gazzerro, dell'ufficio interventi educativi del comune di Padova - si è incrementata notevolmente negli ultimi anni. Nel solo Comune di Padova si è passati da 635 alunni stranieri nel 2001/2002 (il 5,32% del totale di 11.924 studenti) a 832 dell'anno successivo (7,30% del totale di 11.397 studenti), fino ad arrivare nello scorso anno scolastico al 9,85% di stranieri: 1.139 su 11.559".
Per far fronte all'ondata di nuovi arrivi, bambini e ragazzi che spesso si inseriscono nelle classi ad anno scolastico iniziato, senza conoscere l'italiano, Comune e scuole si sono attrezzati. Obiettivo duplice: far sì che la presenza degli alunni stranieri sia vissuta con minor disagio possibile e per evitare che le scuole si trovino a vivere in un continuo stato di emergenza. Già tre anni fa il Comune di Padova ha stipulato una convenzione con le scuole. Gli interventi previsti sono di due tipi: mediazione culturale, rivolta agli alunni arrivati da poco, e facilitazione linguistica, per l'insegnamento dell'italiano come seconda lingua.
Solo nello scorso anno scolastico il Comune di Padova ha investito 228.000 euro. Il progetto ha coinvolto 505 alunni, pare al 36% degli stranieri. "Ci sono - spiega la Gazzerro - 19 mediatori culturali che operano nelle scuole del Comune di Padova, per nove aree linguistico-culturali: romena, albanese, serbo-croata, russa, araba, dell'africa sub-sahariana, conese filippina, indo-pakistana. Sono stranieri che a loro volta hanno vissuto un'esperienza di immigrazione, che conoscono la loro cultura d'origine e quella del Paese d'accoglienza. La loro esperienza e la loro formazione serve per aiutare l'alunno straniero a superare l'impatto iniziale caratterizzato da disorientamento e grosse difficoltà di comunicazione. Per la facilitazione linguistica vengono invece organizzati laboratori di insegnamento dell'italiano".
"L'accoglienza e l'integrazione degli stranieri - illustra l'assessore ai Servizi scolatici, Claudio Piron - è una delle sfide della scuola del futuro. E' un tema che sta anche molto a cuore agli insegnanti: nell'ultimo corso di formazione organizzato si sono presentati così in tanti che non ci stavano nemmeno nell'aula che avevamo preparato. Certo una vera accoglienza richiede il coraggio di mettersi in discussione come sistema scolastico e come società. Per molti aspetti, la presenza di stranieri delle classi, può essere anche una ricchezza per i ragazzi italiani".
Il futuro va però ben oltre l'attività scolastica: "L'aula - dice Piron - è il posto dove questi ragazzi trascorrono solo parte della giornata, per il resto è necessario che quartieri, associazioni e parrocchie si mettano in rete per strutturare, coordinare e implementare i progetti che già esistono".


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