Mattino di Padova-Liceo Fermi, rivolta contro la Moratti
Liceo Fermi, rivolta contro la Moratti I docenti bocciano il ministro Continua lo sciopero della fame Dopo l'occupazione i professori lanciano nuove proteste A parte le provocazioni degli stud...
Liceo Fermi, rivolta contro la Moratti
I docenti bocciano il ministro
Continua lo sciopero della fame
Dopo l'occupazione i professori lanciano nuove proteste
A parte le provocazioni degli studenti, che fanno balenare immagini di cibo ai docenti in sciopero della fame, l'inedita forma di protesta ha funzionato. La occupazione "metafisica" del liceo Fermi da parte degli insegnanti ha riacceso il dibattito sui problemi della scuola, e in una lettera aperta gli stessi insegnanti invitano i colleghi e l'opinione pubblica a mobilitarsi sugli obiettivi prioritari.
Questa volta si tratta di agire in tempo, prima che anche genitori e alunni si accorgano sulla loro pelle di cosa significheranno concretamente i tagli imposti dalla finanziaria. E' forse per questo che al Fermi i commenti dei genitori appaiono incuriositi e interessati di fronte alla occupazione, mentre gli studenti si offrono per continuare loro la manifestazione iniziata dai docenti. Ciò avviene nel giorno in cui il ministro Moratti sembra fare qualche passo indietro, rinnegando l'immagine della scuola-azienda e anche quella del preside-manager e degli studenti-clienti, adottando invece l'idea della scuola comunità.
Solo che passando dalle parole ai fatti il calcolo economico - dicono gli insegnanti del Fermi - sembra l'unico movente del Ministero.
Nella loro lettera aperta i professori indicano tre obiettivi su cui concentrare le energie. Il primo è quello del non superamento delle 18 ore di cattedra. Nell' intento di tagliare i costi, il ministero spinge per un aumento del tempo di insegnamento, moltiplicando le classi assegnate a ciascun insegnante.
Ma questo - si fa notare al Fermi - non solo produrrà una perdita di occupazione, colpirà soprattutto la qualità della didattica, magari con classi assegnate a quattro insegnanti di lettere diversi, pur di non dover assumere un docente a tempo pieno. Insomma, se la logica dei tagli sarà solo economica, a perderci saranno gli studenti, anche perché per la prima volta possibile accorpare le classi intermedie, e addirittura in casi particolari le classi finali di un corso di studio.
In poche parole intere classi, anche seconde e quarte, potranno essere smembrate se prevarrà la logica della restrizione, e questo dipenderà in gran parte dalle scelte del Sovrintendente regionale, chiamato ad applicare i meccanismi per il contenimento del numero di classi. Perchè questa volta non sono le scuole a indicare le loro necessità sulla base del numero di iscritti, ma l'amministrazione centrale che ha stabilito un organico regionale che non potrà essere superato, col paradosso che quest'anno in Veneto ci saranno 4.500 studenti in più e molte classi in meno.
Ma la battaglia non è solo questa. Nella loro lettera aperta gli insegnati del Fermi propongono un atteggiamento durisssimo nei confronti della riforma degli organi collegiali in discussione al Parlamento. Se davvero, come nella proposta governativa, i docenti diventeranno minoranza ininfluente in quelli che sono oggi i Consigli d' Istituto, si rifiuteranno di partecipare agli organi collegiali stessi, "per non fare da foglia di fico a organismi semplicemente burocratici". Del resto già la scorsa settimana, su questo tema, in tutte le scuole italiane si è avviata una mobilitazione silenziosa, con migliaia di insegnanti che grazie al tam-tam internet si sono presentati a scuola con un fazzoletto bianco in segno di dissenso contro una politica che in luogo della autonomia sembra promettere una maggiore centralizzazione e un esautoramento del ruolo degli insegnanti.