Materne: la lista d'attesa cresce tensioni nella maggioranza
l Referendari all'attacco: «Le convenzioni non funzionano». Pieralisi (Sel): «Si protesti a Roma»
Chiara Affronte
Quattrocentosei bambini fuori dalla scuola dell'infanzia a Bologna: la lista d'attesa cresce, invece che diminuire e dai 326 della graduatoria di luglio si passa a 406 in quella di settembre. Sono dati riferiti ieri da Repubblica ma che l'assessore alla Scuola del Comune Marilena Pillati non vuole commentare: «Siamo in attesa del numero ufficiale, che avremo la settimana prossima, quando ci sarà anche il dato preciso dei nuovi inclusi attraverso le operazioni che abbiamo fatto. Quindi oggi (ieri per chi legge, ndr) non ho niente da dichiarare». Ma in città la tensione aumenta. E ad insorgere per primi sono i membri del Nuovo comitato per il referendum sul finanziamento alle paritarie, che tuona: «La situazione era prevedibile e doveva essere prevista e fronteggiata in tempo - scrive la portavoce Francesca De Benedetti a nome del comitato - . È sempre più evidente che il sistema di convenzioni non funziona, perciò accampare quanto vadano bene le cose in questa situazione sarebbe quantomeno fuori dal reale: le scelte dell'amministrazione si stanno rivelando fallimentari». La voce dei referendari diventa più grossa a maggior ragione dopo la «doccia fredda» del nuovo dato che si somma a quello, per loro rincuorante, delle firme raccolte fino ad ora, ormai nell'ordine delle migliaia. Ma non basta. Anche per Mirco Pieralisi, capogruppo a palazzo d'Accursio di Sel-lista Frascaroli: «I dati sull'esclusione di centinaia di bambini e bambine dalla scuola dell'infanzia ci mettono di fronte a quella che è una vera e propria lesione oggettiva di un patto di cittadinanza». Pieralisi, che non vuole azzardare l'ipotesi di una crisi di maggioranza, esorta però «la città e l'amministrazione a farsi carico di questo problema». E aggiunge: «Andiamo a Roma con le famiglie dei bambini esclusi: non saranno loro a dover venire a Palazzo d'Accursio ma dovrà essere il sindaco ad andare da quelle famiglie e accompagnarle a Roma». Una proposta che anche Bruno Moretto del comitato Scuola e Costituzione fa da tempo «Bisogna fare qualcosa subito, a prescindere dal referendum, per questi bambini che sono fuori e che aumentano: non si può aspettare l'esito della consultazione». Quindi l'invito: «Che il Comune faccia un pullman e porti questi bimbi a Roma: in passato è stato fatto da vari assessori della provincia ma Palazzo d'Accursio latita». Sarebbe una risposta a quel «muro contro muro» che si è instaurato tra le famiglie degli esclusi e l'amministrazione. La stessa risposta a cui aveva auspicato, non appena il problema della scuola dell'infanzia era emerso con forza la primavera scorsa, anche la responsabile scuola nazionale del Pd Francesca Puglisi. Intanto la Cgil ribadisce la sua preoccupazione: «Sono dati da vera emergenza - esclama Raffaella Morsia della Flc-Cgil regionale -: bisogna fare pressioni sullo Stato perché un diritto costituzionale come quello alla scuola dell'infanzia non può essere compreso dentro un tetto economico». Isabella Cirelli del comitato dei genitori esclusi, non si perde d'animo: «Aspettiamo anche la graduatoria del 25 settembre e poi decidiamo cosa fare: quella sarà l'ultima spiaggia ma con questi numeri è senz'altro impossibile che tutti i bambini vengano sistemati», riferisce. E aggiunge: «Certo siamo molto amareggiati perché questi amministratori, che abbiamo votato, non ci stanno amministrando per niente». Intanto l'anno scolastico, iniziato il 10 settmebre per la scuola dell'infanzia, prosegue e si studiano i piani B : «Stiamo valutando con altri genitori se formare un piccolo gruppo educativo con un insegnante perché interrompere il ciclo scolastico, per bimbi che hanno anche frequentato il nido, è un'ingiustizia insopportabile».