Manifesto: Usati e gettati, in Sicilia 5200 precari a rischio
Ieri la manifestazione degli insegnanti
Carla Incorvaia
PALERMO
«Bisogna ritirare la legge». È la controproposta ai tagli Gelmini degli insegnanti e del personale Ata che ieri hanno manifestato a Palermo con un presidio davanti villa Whitaker, sede della prefettura. I manifestanti hanno atteso per ore l'esito dell'incontro tra il prefetto Giancarlo Trevisone, il sottosegretario al Miur Giuseppe Pizza, l'assessore alla formazione professionale Mario Centorrino e il provveditore agli studi di Palermo Rosario Leone. Nel pomeriggio il Coordinamento dei precari della scuola si è riunito a partire dalle 17 nella centralissima piazza Castelnuovo in attesa della manifestazione di oggi a Roma, in piazza Montecitorio, davanti la Camera dei Deputati.
Per i precari della scuola è peggio che finire all'inferno. «Lasciate ogni speranza voi ch'entrate», potrebbe essere il versetto d'inizio di un percorso che porta a una situazione piuttosto stagnante. Anni di studio universitari, di supplenza e vero e proprio vagabondaggio di istituto in istituto accomunano gli oltre 5.200 precari che rischiano quest'anno di rimanere a casa. Le convocazioni per iniziare a lavorare si aspettano per il 6 settembre, quando fino al 9 verranno affissi gli elenchi con i nomi di chi potrà insegnare e lavorare da collaboratore scolastico. Cinquecento sono invece i posti di personale Ata, tecnici, collaboratori di segreteria e addetti alla sorveglianza e alla pulizia che saranno assegnati a ex Lsu.
Laureato in filosofia, a 32 anni, Dario Librizzi, dopo un anno trascorso in cerca di fortuna in Spagna, è tornato a insegnare in Sicilia. «Ho fatto la Ssis, la scuola interuniversitaria di specializzazione per l'insegnamento. Due anni al prezzo di 2.500 euro, per sapere che come me c'erano altri 400 aspiranti. Siamo entrati in 125». Prima della riforma, in Sicilia c'era una Ssis per ogni polo universitario: Palermo Catania e Messina quindi. Prima della Gelmini. «Ho insegnato per un anno al Benedetto Croce di Palermo - dice Dario - senza abilitazione. Nel 2007 entro nella graduatoria che la 133 ha definito ad esaurimento. Troppi insegnanti per una scuola da smaltire. Ho svolto due anni di incarico per chiamata dal provveditorato. Uno stipendio di 1.300 euro al mese per 18 ore di insegnamento, praticamente quanto viene pagato un insegnante di ruolo. Nell'anno 2009-2010 non riesco a insegnare se non per chiamata diretta da parte di due presidi: inizio a lavorare per 14 ore settimanali in due paesi della Provincia di Palermo, Vicari e Ciminna. Ogni mattina mi alzo alle 6 per andare lavorare e poi tornare. Quest'anno non hanno ancora convocato». Luigi del Prete ha 33 anni ed è di Napoli. Anche lui docente di storia e filosofia, ha dovuto scegliere il sostegno per poter lavorare. «Non ho potuto mai insegnare filosofia - spiega - per la non disponibilità di posti. Ho sul groppone 7 anni di precariato, tre a Napoli, uno a Mantova e tre a Palermo. Per sapere se lavorerò il prossimo anno, andrò alla convocazione del 6 settembre. Penso che la Gelmini metta in serio pericolo non solo la possibilità di insegnare ma anche di imparare a quegli alunni con disabilità diversa. Con il nuovo programma ministeriale per esempio è previsto un solo docente di sostegno per tre ragazzi, accorpati tutti in una stessa classe che rischia di diventare abnorme». Dario e Luigi fanno parte di Precari della scuola in lotta, un coordinamento costituitosi da due anni contro la 133.
Sono 500 i posti Ata che andranno ai privati. A luglio un decreto del Miur ha preannunciato accantonamenti a favore degli ex Lsu: 88 per la categoria degli amministrativi e 412 per i collaboratori scolastici. «Siamo i Rom della scuola - dice Tony Terrano, 42 anni collaboratore. In dieci anni ho lavorato in dieci scuole diverse, tutte supplenze brevi e per 945 euro al mese». Quando mercoledì il governatore Raffaele Lombardo è andato al fu provveditorato di via Praga è stato contestato. «Che Lombardo non ci venga a cercare soltanto per il voto. Sono in graduatoria dall'87 - dice Giusy Salpante, 48 anni e 4 da collaboratrice scolastica. Con i tagli Gelmini Tremonti moltissime persone di prima fascia rimarranno fuori. Non vogliamo la guerra fra poveri, in 500 andranno a lavorare al nostro posto. Questa è politica di tornaconto». Intanto per l'inizio dell'anno scolastico i sindacati hanno proclamato iniziative di disturbo ed assemblee in tutte le scuole. A Caltanissetta, ha fatto sapere la Flc-Cgil, le 300 mancate conferme per il prossimo anno scolastico hanno indotto i precari ad attuare «l'occupazione permanente dell'Ufficio scolastico provinciale».