Manifesto-Scuola, Moratti "stoppa" la regione Emilia Romagna
Scuola, Moratti "stoppa" la regione Emilia Romagna Il governo si appella alla Consulta contro la riforma regionale. Il presidente Errani: "Un centralismo dannoso" CINZIA GUBBINI Il governo ricorre...
Scuola, Moratti "stoppa" la regione Emilia Romagna
Il governo si appella alla Consulta contro la riforma regionale. Il presidente Errani: "Un centralismo dannoso"
CINZIA GUBBINI
Il governo ricorrerà alla Corte costituzionale contro la legge di riforma della scuola approvata dalla regione Emilia Romagna. La decisione è stata presa durante il consiglio dei ministri di giovedì poiché la legge regionale "travalica le competenze assegnate dalla costituzione alle regioni" e "vìola i principi fondamentali dettati dallo stato in materia di istruzione, non tenendo conto delle disposizioni contenute nella legge 53 del 2003", cioè la riforma Moratti. Ieri l'assessore dell'istruzione della regione, Mariangela Bastico e il presidente della giunta, Vasco Errani, hanno dichiarato in una conferenza stampa che l'impugnazione da parte del governo appare dettata da "fini politici", piuttosto che da una fondata preoccupazione del sovvertimento dell'ordine costituzionale. Oltretutto la decisione del governo suona quanto meno ironica, visto che la riforma della scuola varata dal ministro Moratti è stata scippata al dibattito parlamentare imponendo una legge delega. Ma andiamo con ordine. La regione Emilia Romagna ha approvato il 24 giugno scorso una legge che apporta importanti novità in ambito educativo, sfruttando le competenze riconosciute agli enti locali dalla riforma del titolo V della Costituzione. Giovedì, durante il consiglio dei ministri, il governo decide invece di impugnare la normativa in quanto "anticostituzionale". Bizzarro osservare gli articoli della legge contestati dal governo, quasi un avvertimento di ciò che il ministro Moratti intende fare con l'ampio potere riconosciutole dalla legge delega. Gli articoli che contrasterebbero con la riforma Moratti, infatti, riguardano la decisione della regione di "generalizzare l'offerta della scuola dell'infanzia" intervenendo con assegni regionali a favore delle famiglie, il sostegno dell'educazione degli adulti, la razionalizzazione della rete scolastica, il riconoscimento di crediti formativi per favorire il passaggio da un percorso scolastico all'altro, e la concessione di assegni di studio per i docenti in "anno sabbatico" che presentino un progetto formativo. Come si nota, non si tratta di un provvedimento che rompe frontalmente con la riforma Moratti, cosa peraltro rimproverata da alcuni alla regione Emilia Romagna. Allora, perché il ministro Moratti non è d'accordo con questo genere di interventi? Non è sua intenzione, forse, generalizzare la scuola dell'infanzia? O magari ciò che contrasta principalmente con la riforma dell'ex manager sono quei crediti formativi che cercano di mantenere il percorso lavorativo - introdotto dalla riforma Moratti - all'interno della scuola, invece di ridurlo a quarto canale per "chi non ce la fa"?
Secondo Bastico la legge "è un simbolo" che l'ha resa "obiettivo di un attacco politico" perché "ha dimostrato la potenzialità normativa delle regioni. Abbiamo dimostrato che si può rispettare la costituzione senza essere succubi dell'impostazione della Moratti". "Ancora una volta - conclude Errani - si fa confusione, e c'è una reazione di segno centralista che rappresenta un danno certo per il paese. Per quanto ci riguarda sosterremo con serenità e determinazione le nostre buone ragioni di fronte alla Corte costituzionale".