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Manifesto-Scuola d'insulti -Palermo, studenti contro iniziativa antimafia

Scuola d'insulti Palermo, studenti contro iniziativa antimafia PATRIZIA ABBATE PALERMO C'erano le autorità politiche, il prefetto, il questore. E una schiera di poliziotti e carabinieri a comme...

27/01/2005
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il manifesto

Scuola d'insulti
Palermo, studenti contro iniziativa antimafia
PATRIZIA ABBATE
PALERMO
C'erano le autorità politiche, il prefetto, il questore. E una schiera di poliziotti e carabinieri a commemorare Mario Francese, giornalista palermitano ucciso dalla mafia il 26 gennaio del `79. Era il momento del rito, a cui Palermo si dedica per molti giorni ogni anno, in memoria dei troppi morti di mafia, dei troppi 'eroi civili' a cui consacrare una data e una giornata di riflessione, prima di tornare ad altro. Ieri mattina però la cerimonia ha avuto un fuori programma inquietante; una raffica di insulti diretti alle forze dell'ordine e provenienti dalla scuola media adiacente, la "Pecoraro": "Sbirri di merda", hanno gridato alcuni ragazzini dalle finestre, seminando imbarazzo e costringendo giornalisti e funzionari di polizia a recarsi in delegazione dalla preside. Imbarazzo. La "Pecoraro" non si trova certo a Brancaccio, né tra i vicoli del centro fatiscente. E' una delle scuole della `Palermo bene', la frequentano i figli della ricca borghesia. Tanto che la preside si è schermita ipotizzando che "chi l'ha fatto non abita nel quartiere". C'è chi parla di bravata, chi avverte di non farne occasione per facili generalizzazioni. Ma gli insulti di ieri cadono come macigni su una città che da qualche giorno si sta lacerando di nuovo sul tema mafia. E dove proprio ieri decine di ragazzi si sono visti volatilizzare il posto di lavoro, perché la sala Bingo in cui erano occupati apparteneva a uno dei fiancheggiatori del boss Provenzano, arrestato nel blitz di martedì. Considerato un killer, gestiva locali `puliti': fino a qualche giorno fa sarebbe stato un perfetto interprete di quella "altra Sicilia" che il governatore Cuffaro vuol vedere più spesso in tv.

E così, mentre continuano le scaramucce politiche su quanto peso dare alla mafia, e si diffondono nuovi allarmi attentati, c'è chi su quanto è successo non ha voglia di glissare. "E' un episodio inqualificabile", dice Michele Costa, figlio di Gaetano, procuratore della repubblica di Palermo, ucciso dalla mafia il 6 maggio dell'80. "Quanto è successo ieri conferma che oltre un ventennio di tentativi di inculcare nei giovani una cultura che rifiutasse la logica mafiosa, non ha sortito l'effetto sperato", afferma. Ricordando una ricerca condotta nel 2004 dall'Università di Palermo in nove scuole, "i cui dati avrebbero dovuto suscitare maggiore attenzione". Gli studenti furono `monitorati' da alcuni psicologi, per valutare la percezione che avevano della mafia. Ne risultò che per loro Falcone e Borsellino se l'erano cercata ribellandosi a Cosa Nostra. Erano "eroi inutili". Altro che commemorazioni.


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