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Manifesto: Lotta di classe a Palermo

Insegnanti precari in sciopero della fame. Uno di loro ieri è stato ricoverato

24/08/2010
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il manifesto

Venerdì tutti a Montecitorio contro i tagli. Lombardo scrive a Gelmini
Carla Incorvaia
PALERMO
Sciopero della fame a pieno regime per insegnanti e personale Ata, amministrativi tecnici e collaboratori, vittime di quest'ultima tornata di tagli rivolta al mondo della scuola. A Palermo, dal 14 agosto scorso, un presidio fisso di precari si è impiantato davanti gli uffici dell'ex Provveditorato, in via Praga, contro i nuovi tagli decisi dai ministri Gelmini e Tremonti. Per rimpinguare le casse dello Stato e alleggerire il peso di circa 5 mila statali in Sicilia (-1.784 Ata e -3.329 docenti), macelleria Italia ha aperto nell'isola dei nuovi punti vendita. Venerdì i precari della scuola siciliana saranno a Roma con una delegazione in piazza Montecitorio per dare forza a una protesta che non vuole e non può scemare.
Non mangiano e vanno avanti ad acqua e caffè. Sul banco sistemato sotto il gazebo di fronte l'ufficio scolastico e alle spalle del consolato danese, tra lenzuola che urlano a un Berlusconi precario e un futuro incerto, compaiono anche alcuni succhi di frutta. È il menù quotidiano dei precari che da otto giorni stanno manifestando per riavere il proprio lavoro. Inizialmente erano in tre e uno di loro, affetto da alcune patologie, accusando un malore è finito in ospedale. Ricoverato, è stato dimesso ed è tornato in via Praga. Con i suoi 180 giorni di lavoro all'agosto 2009 più due mesi e nessun sussidio di disoccupazione se non il minimo, 1.800 euro e un primo sciopero della fame a dicembre scorso, davanti la sede dell'Assemblea regionale siciliana, quando accolto da Lombardo aveva sperato ancora una volta di riottenere il lavoro. Come Pietro Di Grusa 49 anni, ex collaboratore scolastico al quale non è stato rinnovato l'incarico, ce ne sono tanti, anche troppi. C'è Silvia Bisagna, 37 anni, 4 dei quali vissuti a insegnare inglese ai disabili. «La Gelmini ci ha appena licenziato - dice. L'ambizione di ogni insegnante è quella di entrare di ruolo, ma ho perso questa speranza lo scorso anno con l'applicazione dei primi tagli e una graduatoria che non contemplava il mio nome. Poi a ottobre sono stata chiamata a Novara dove ho lavorato fino a giugno, ho dovuto lasciare Palermo. Io e mio fratello campiamo con la pensione di mamma».
Quello dell'istruzione è un sistema a punti. Come il calcio, come l'università dove uno studente va avanti per crediti, fatto di numeri e di calcoli. Come un concorso a premi e non sai se vinci. Per ogni anno di insegnamento un docente può arrivare a «prendere» fino a 12 punti, due al mese. Lo stesso per un organico Ata. Un punteggio che viene raddoppiato se si decide di seguire uno di quei corsi di perfezionamento e aggiornamento studiati ad hoc dalle università private. Da 1 a 3 a corso per un massimo di 12 punti nell'arco di un'intera carriera.
Caterina Altamore ha la stessa età di Silvia. Trentasettenne e 14 anni di insegnamento sulle spalle, il primo incarico importante di un anno è arrivato dopo cinque di sostituzione, la supplenza. «Sono stata costretta ad accettare un incarico annuale a Brescia per continuare a fare un lavoro che amo - racconta. Avrei potuto accettare il salvaprecari, ho capito che in realtà era un modo per farci accomodare fuori dalla scuola. Mi offrivano dei punti e forse qualche giorno di supplenza. Molto gentili, grazie, rifiuto e vado avanti. Ho fatto una valigia, consapevole che la mia decisione avrebbe potuto essere non capita dai miei figli, in realtà hanno capito che la mia è voglia di non arrendersi e continuare a lottare per quello che amo con tutte le mie forze. Oggi voglio dire con forza a Tremonti, alla Gelmini, al Presidente del Consiglio e ai numerosissimi parlamentari siciliani che le cose devono cambiare. Non permetteremo la morte della scuola pubblica».
Venerdì prossimo una delegazione sarà a Roma per portare la protesta in piazza Montecitorio. Meno 3,96% di docenti nell'anno scolastico 2010/2011, rispetto al 2009/2010, un taglio di 25.558 posti su un organico di diritto di oltre 620 mila docenti, in particolare al Sud, ma in media in tutto il Paese. Per l'anno 2010 2011 in Italia la regione che perde più docenti è la Campania con 3.686 posti tagliati, seguita dalla Sicilia (-3.325) e Lombardia (-2.760). A Palermo, Gelmini è riuscita ad unire studenti universitari e professori che, assieme al rettore Roberto Lagalla, protestano per i tagli in una maniera molto simpatica e innovativa: gli esami si svolgono in strada. Sempre a Palermo, il preside di un Ipsia del quartiere Brancaccio ha rifiutato l'iscrizione di 400 studenti perché non ha personale Ata sufficiente.
Per Lombardo si tratta di leso «principio costituzionale di leale collaborazione». Il Governatore della Regione Siciliana ha inviato una lettera di protesta al ministro dell'Istruzione. Lombardo chiede il reintegro della metà dei posti tagliati. I tagli Tremonti-Gelmini colpiscono la Sicilia con più di 3 mila insegnanti in meno quest'anno per un totale di 15.000 entro tre anni. Particolarmente colpito il sostegno che ha visto un decremento di 1000 docenti a fronte di un aumento degli alunni diversamente abili di 5000 unità. A quanto pare al Miur la missiva del Presidente ha già fatto i suoi effetti. Difatti si ipotizza un aumento di 450 unità per quanto riguarda i docenti di sostegno, a fronte delle 600 richieste.
Intanto i sindacati hanno promosso uno sciopero il 17 settembre, primo giorno di scuola, davanti all'ufficio regionale scolastico. «Non chiediamo lo stipendio o l'assistenzialismo, ma dignità e riconoscimento della professionalità», dice Salvo Altadonna, 35 anni per 8 insegnante di sostegno in un istituto di Borgo Nuovo, considerato a rischio per l'elevato tasso di dispersione scolastica. Che ci vengano restituiti i diritti che ci hanno scippato.
Il 26 agosto il comitato precari per la scuola insieme al coordinamento dei diversi movimenti metterà in scena in piazza Politeama la morte della scuola pubblica. Dal 30 agosto al 10 un presidio permanente sarà allestito davanti l'Usr.


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