"Mai più lezioni a distanza". Genitori e studenti uniti
Levata di scudi contro il paventato ricorso alla dad. No della Regione
Valentina Lupia
Con l'aumento dei contagi è forte la paura del ritorno alla didattica a distanza, utilizzata, al momento, dal 4,2% delle classi superiori del Lazio e, in forma mista, dal 64,5%.
E mentre la Regione fa muro all'idea delle lezioni da casa, gli studenti si dichiarano pronti a scioperare in caso di chiusura delle scuole. Ad appoggiarli nella protesta, sarebbero i genitori, specialmente quelle delle elementari, che coi figli a casa dovrebbero trovare una soluzione al lavoro o ricorrere alla presenza di una baby-sitter. «Il ricorso alla dad non avrebbe senso – tuonano dal Coordinamento dei presidenti dei consigli d'istituto, composto da genitori di studenti di tutto il Lazio - I contagi non avvengono dentro le scuole: se l'idea della dad diventasse concreta, appoggeremmo lo sciopero dei ragazzi», che considerano il ritorno alle lezioni da casa «una misura ultima ed estrema», dice Luca Ianniello della Rete degli Studenti Medi. «Il Governo - prosegue - non ha fatto abbastanza e ora bisogna intervenire subito su classi affollate, studenti a rischio e trasporti».
Ed è proprio contro i trasporti che si scagliano i presidi. «Due cose non sono andate come previsto - analizza Tiziana Sallusti, dirigente del liceo Mamiani -, i comportamenti fuori dalla scuola e i mezzi pubblici, che non hanno fornito un servizio adeguato nel rispetto del distanziamento». Le fa eco Cristina Costarelli, preside del Newton: «Mettere le scuole a distanza perché non funzionano i trasporti pubblici è assurdo. Risolviamo il problema lasciando gli studenti a casa? Questa la ratio?», si chiede ironicamente la dirigente.
A vedersela peggio, qualora le scuole dovessero chiudere, sarebbero le famiglie con alunni più piccoli. Piera Guglielmi, preside dell'Ic Visconti, propone, nell'eventualità che i contagi salgano in maniera incontrollabile, di «Chiudere per 15 giorni e poi recuperare a giugno o a luglio», pur di non ricorrere alle lezioni da casa, a cui si dichiara «contrarissima, perché l'apprendimento è una cosa seria». In altre situazioni il ricorso alla dad è stato necessario: all'Ic Paolo Stefanelli, da ieri le classi fanno un"orario ridotto a causa di «Sopraggiunte difficoltà organizzative, legate all'emergenza epidemiologica », spiega il preside, Flavio Di Silvestre. Per lo stesso motivo, avendo registrato dei casi di positività, tutte le classi del liceo Montale eccetto le prime, fino al 17 sono in dad. Tra quarantene, contagi e isolamenti fiduciari, infatti, organizzare docenti e lezioni per chi è a casa o in classe è diventato un rompicapo.
Ma un ritorno totale alla dad sarebbe ancora peggio. A dirlo non sono solo gli studenti, che quotidianamente registrano disservizi legati alla connessione. Ma anche il 76,6% dei docenti: come emerge da un'inchiesta sulla didattica a distanza promossa e condotta dalla Flc Cgil in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, la Sapienza e l'università di Teramo, le lezioni in presenza sono insostituibili e quelle da casa possono essere utilizzate solo temporaneamente.
È della stessa opinione anche Rocco Pinneri, direttore dell'Ufficio scolastico regionale: con circa 400 casi di positività registrati finoad ora nelle scuole e al netto di cluster come all'Avogadro o al Russell, «non c'è alcuna emergenza, al momento». «E finché le condizioni sanitarie si limiteranno a singoli casi in singole classi - spiega Claudio Di Berardino, assessore regionale alla Scuola - è un nostro dovere continuare a garantire le lezioni in presenza per tutti gli ordini e gradi».