Maestri Cgil fra i bimbi del terremoto
frutto del progetto nazionale della Flc-Cgil dal titolo “Insieme la scuola non crolla"
di Bologna G.G. Ggentile@Unita.It
Insegnanti, precari della scuola, bidelli e maestri di sostegno, dall'Emilia-Romagna ma anche dalle altre regioni. Tutti pronti a rinunciare alle proprie vacanze di relax, trasformandole in aiuto per i bimbi dei paesi colpiti dal terremoto. Proseguirà almeno fino alla fine del mese, nei campi della protezione civile e nelle tensostrutture dove i comuni della “bassa” fra Bologna, Ferrara e Modena avevano allestito i centri estivi, i laboratori frutto del progetto nazionale della Flc-Cgil dal titolo “Insieme la scuola non crolla”. Un'occasione di svago, per i minori rimasti senza una casa, e con l'anno scolastico sospeso bruscamente. Ma anche, come sottolinea il segretario della Flc-Cgil di Ferrara Fausto Chiarioni, «un momento di solidarietà fra maestri stabili e precari», uniti nell'obiettivo di dare un sorriso e una mano ai bambini traumatizzati dal sisma. «Abbiamo ricevuto duemila offerte di collaborazione da tutto il Paese - dice ancora Chiarioni -, e in 125 hanno lavorato nel Ferrarese fra il campo della Protezione civile di “Santa Liberata” a Cento, la vicina Mirabello, e i centri estivi. Diversi insegnanti da “fuori”, quando sono ripartiti ci hanno chiesto di tornare, di restare in tutti i modi in contatto con i bambini. È un'esperienza che ha colpito tutti in profondità». Hania Cattani, insegnante delle scuole elementari “Giovanni Pascoli” di Cento, ha trascorso luglio e l'inizio di agosto fra i “suoi” bimbi: «La nostra presenza era fondamentale per loro - racconta -, per dare un segnale di rassicurazione. Ma anche per i volontari che venivano dal resto d'Italia, che abbiamo accolto e sistemato». Nel corso delle tre ore di laboratorio, al mattino e al pomeriggio, e sotto la coordinazione anche della Facoltà di Scienze della formazione di Bologna, i bambini più grandi venivano impegnati a giocare con la creta, o con la cartapesta. Ma molti sono stati anche i momenti di confronto e di intercultura, sul tema del terremoto e non solo. «Per tutti, una delle cose fondamentali era chiudere, in qualche modo, un anno scolastico rimasto traumaticamente incompleto - racconta ancora Cattani -. Un bambino, ad esempio, non faceva che ripetere che la sua classe “non aveva finito i Romani”. Anche attraverso il lavoro simbolico del costruire, con la creta o con la cartapesta, abbiamo cercato di chiudere quel momento». E anche per questo, per dare un segnale di normalità, per l'insegnante fondamentale sarà ripartire regolarmente da metà settembre con le lezioni: «Ci hanno detto in via ufficiosa che i lavori non saranno finiti prima di metà ottobre - dice la maestra - ma quel mese faremo di tutto per riempirlo al meglio».