Lucia e la carica dei mille alunni “La nostra vita è solo una corsa”
Repubblica Firenze intervista Lucia Badii (RSU) sulla situazione del personale ATA.
di Valeria Strambi, Repubblica Firenze
«La nostra vita è una corsa. Corriamo da un piano all’altro della scuola quando gli insegnanti ci chiamano, corriamo per suonare la campanella, corriamo per riuscire a pulire in tempo tutte le aule svuotando i cestini e facendo trovare ai bambini le lavagne senza scritte, corriamo per registrare le assenze e rispettare le scadenze burocratiche». Lucia Badii fa la collaboratrice scolastica da più di sedici anni e da settembre ricopre il ruolo di assistente amministrativa nella segreteria dell’istituto comprensivo di Greve in Chianti. Un incarico temporaneo, in attesa che arrivi la persona cui spetta di diritto quel posto. Poi, tornerà a fare la custode.
Cosa significa fare la collaboratrice scolastica oggi?
«Negli ultimi anni i compiti sono triplicati e, se ci mettiamo anche i molti pensionamenti e le assunzioni che non si vedono all’orizzonte, parliamo di una situazione davvero drammatica. Non solo per noi che dobbiamo fare gli straordinari o siamo costretti anche a ricorrere all’orario spezzato per fare in modo che le scuole non rimangano scoperte, ma soprattutto per gli studenti, la cui sicurezza non è garantita».
Che vuol dire che la sicurezza non è garantita?
«Prendiamo il comprensivo di Greve dove io lavoro. Ci sono più di mille alunni disseminati in dieci plessi anche molto distanti l’uno dall’altro. Tra Panzano e San Polo, ad esempio, ci sono almeno venti chilometri da percorrere. Per l’intero istituto, di cui fanno parte materne, elementari e medie, abbiamo 21 collaboratori scolastici. Numeri insufficienti se si considera che molte scuole sono a più piani: è chiaro che se io sorveglio una zona non posso essere anche al piano di sopra».
E come vi organizzate?
«Cerchiamo di fare quel che possiamo. Capita che gli insegnanti mi chiamino addirittura dal proprio cellulare per sorvegliare la classe mentre loro si assentano per andare al bagno. Peccato che nello stesso istante mi chiama un’altra maestra che ha bisogno di un aiuto con un alunno disabile o magari suonano al campanello e io non riesco a rispondere. Il problema è che questa non è l’eccezione, ma sono situazioni all’ordine del giorno».
Ai custodi spetta anche il compito di pulire le aule?
«Qua a Greve non abbiamo un’impresa di pulizia che se ne occupa e quindi questo rientra tra le nostre funzioni. Svuotiamo i cestini, spazziamo nelle classi e puliamo i bagni, ma non sempre ce la facciamo. Basta che manchi un collega per mandare in tilt il meccanismo. Se un collaboratore scolastico si ammala, la scuola non può nominare qualcuno che lo sostituisca finché non sono trascorsi sette giorni. Questo significa che sta a noi cambiare la tabella di marcia: dobbiamo prolungare l’orario facendo un’ora o due di straordinario e chiudere la scuola alle quattro del pomeriggio invece che alle sette, senza fare però le pulizie. L’alternativa è far venire un collega da un altro plesso, ma la coperta è corta e per quanto la si tiri qualcosa rimane sempre fuori».
Lei ora lavora nella segreteria: per il personale amministrativo la situazione è più accettabile?
«Tutt’altro. In questo caso se manca un collega, anche per periodi lunghi o persino per la maternità, non valgono i sette giorni, la scuola non ha proprio la possibilità di sostituirlo mai. Al comprensivo di Greve siamo sette amministrativi, è sufficiente che manchino due persone perché gli uffici si blocchino. Eppure le cose da sbrigare sono tante e non possono essere rimandate: ci occupiamo di registrare le assenze giornaliere, dei contratti, delle ricostruzioni di carriera, dei permessi, della rendicontazione del bonus degli insegnanti e di molto altro».