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Libertà/Piacenza: «Più investimenti per salvare la scuola»

Un dossier Ocse boccia il sistema italiano: le reazioni degli addetti ai lavori piacentini

27/09/2006
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Libertà


(p.pin) Un sistema scuola troppo costoso, con pochi laureati e diplomati, e studenti scarsi in matematica e lettura. Non è decisamente positiva l'immagine che esce della scuola italiana dall'ultima indagine Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha messo a confronto i risultati, in materia di istruzione, dei trenta paesi aderenti.
La performance italiana è deludente, mettendo in luce i punti critici del sistema scolastico nazionale: scarsi investimenti, personale docente peggio pagato e più "vecchio" d'Europa, nuove tecnologie che latitano nelle aule. «Non è novità: già il precedente rapporto Ocse bocciava il sistema scolastico italiano. Siamo al 25esimo posto per quanto riguarda il numero di diplomati». «Per quanto riguarda i laureati, siamo al di sotto della metà della media europea - commenta Raffaella Morsia, segretaria provinciale Flc Cgil -. Per ridare sviluppo occorrono investimenti in ricerca, in istruzione, e sul personale stesso, contrastando il precariato. Occorre recuperare anni di lunga incuria, accentuati dal disastro del ministro Moratti».
Il presidente del collegio dei dirigenti scolastici, Rino Curtoni, prende invece - almeno in parte - le distanze dal rapporto. «Non credo che i risultati negativi relativi al livello di preparazione dei nostri studenti siano estendibili a tutta l'Italia - dice -. Sono tuttavia dati oggettivi lo scarso numero di diplomati e di laureati: per quanto riguarda i primi stiamo puntando molto sui corsi serali per adulti. Così come non si può nascondere la continua riduzione degli investimenti sull'edilizia scolastica e sulla strumentazione».
Per Gian Paolo Binelli, dirigente scolastico dell'Isii Marconi, che «la scuola italiana sia ferma ed arretrata è un'affermazione impropria. Grazie all'autonomia scolastica è riuscita ad imprimere un nuovo dinamismo e a dare risposte positive anche a domande sociali, come la sempre maggiore presenza di immigrati». Il "male oscuro" del sistema scolastico italiano è rappresentato invece da alcuni farraginosi passaggi burocratici che regolano l'organizzazione del lavoro del personale. «Un esempio di questo sono le modalità di reclutamento degli insegnanti supplenti, che avvengono attraverso graduatorie, con sistemi dell'Ottocento». Il rapporto Ocse sottolinea però anche la scarsa durata dell'anno scolastico italiano, 33 settimane conto le 37 della media europea. «È vero che abbiamo bisogno di un riequilibrio degli orari - ammette Binelli -, ma modelli come quello anglosassone, che vedono le lezioni protrarsi per parte del pomeriggio e lasciare il sabato libero, o il giovedì, come avviene in Francia, comporterebbero un cambiamento nelle abitudini di tutta la società che lavora, non solo degli studenti».


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