L'appello lanciato dal Comitato genitori lavoratori della scuola non è caduto nel vuoto. Striscioni e cartelloni di protesta contro la riforma Gelmini, «per difendere la scuola pubblica da ineguaglianza, impoverimento e individualismo», sono fioriti ovunque.
Uno striscione è "sbocciato" tra i rami del liceo Gioia, mentre la scuola elementare di Sant'Antonio è stata addirittura abbracciata da un mega cartellone, lungo quasi tre metri e mezzo. Una forma di protesta colorata, come i soli imbronciati che ornavano il pannello affisso davanti alla scuola elementare Vittorino da Feltre. Ma che non ha incontrato, comprensibilmente, il favore di tutti: in alcuni istituti mamme e papà hanno espresso senza remore il proprio dissenso dall'iniziativa.
Da parte di Raffaella Morsia (Flc Cgil) e Marina Molinari (Cisl Scuola) è arrivata invece una ferma difesa di questa insolita mobilitazione. «Di cui - assicurano - ci assumiamo la piena responsabilità, insieme ai promotori della protesta, il Comitato Genitori Lavoratori della scuola. Questa protesta ha incontrato un'adesione insperata: davanti a quasi tutti gli istituti di Piacenza, dalle materne fino alle superiori, è stato appeso uno striscione o un cartellone contro la riforma. E' stato capito lo spirito della mobilitazione, che non vuole essere provocatoria, ma spingere alla riflessione».
«E' assurdo pensare che si inizi il miglioramento destrutturando la scuola dell'infanzia e quella elementare considerata una delle migliori al mondo - scrivono i rappresentanti del Comitato, in una nota inviata in redazione -. Il governo non si illuda, non riuscirà a intimidirci. In questi giorno si vocifera di circolari in cui si invitano i dirigenti scolastici e le forze dell'ordine a controllare chi fa propaganda contro il decreto Legge 137 (che ratifica la famosa riforma Gelmini, ndr), inoltre davanti a diverse scuole, oggi, la Polizia ha chiesto i documenti ai genitori che volantinavano! Noi continueremo con serietà e responsabilità ad opporci con tutte le nostre forze al decreto 137, che, se dovesse entrare in vigore, non porterà nulla di buono alla scuola italiana».
Al coro delle proteste si aggiungono anche le maestre della scuola d'infanzia della Farnesiana. «Dobbiamo confrontarci con una riforma - scrivono a Libertà - i cui contenuti sono totalmente inadeguati alla realtà della nostra scuola, tanto diversa da quella di "una volta" perché connotata dalla presenza di bambini provenienti da tanti paesi e con diverse problematiche: linguistiche, socio-affettive e handicap gravi. E' impensabile che tutto cio' possa essere ancora garantito in sezioni di 28 bambini e con un orario ridotto anche alla sola fascia antimeridiana».
Paola Pinotti
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