Libertà-Elementari: la riforma Moratti carente e lasciata con scarsi finanziamenti
Siamo alle porte delle elezioni ed è giunto il momento di fare bilanci
di ELENA PONGINEBBI*
Siamo alle porte delle elezioni ed è giunto il momento di fare bilanci, lo fanno tutti: politici, opinionisti, giornalisti e la gente di strada come me. Mi rendo conto che, al momento, argomenti più rimbombanti possano invadere le pagine dei giornali, tuttavia mi sento di intervenire riguardo ad un tema che mi sta a cuore e che credo di conoscere: lo stato della Scuola Primaria Italiana. Mi rivolgo in primo luogo ai genitori, perché credo che siano poco informati sull'argomento.
Ogni giorno entro in una terza classe di scuola primaria (elementare) e mi trovo di fronte 25 alunni iscritti, i cui banchi continuano a cambiare posizione allo scopo di trovare una collocazione migliore che permetta ai bambini di fare qualche movimento.
Proprio nell'ultimo mese è arrivato dal suo paese d'origine un nuovo alunno straniero completamente all'oscuro di lingua italiana, trapiantato in un luogo nuovo, con nuovi compagni e adulti con cui non riesce a rapportarsi, con cibi nuovi che spesso non assaggia?
Io, come insegnante mi sento moralmente responsabile della sua integrazione e metto in atto tutte le prassi di accoglienza che la mia ormai lunga professionalità mi suggerisce, ma non dimentico che insieme a me e ai colleghi, sono coinvolti gli altri alunni che, anche se sensibilizzati, non sono sempre disposti a rispettare i tempi di tutti.
Dopo qualche giorno, scopro che un altro alunno residente in Italia dalla prima infanzia, proveniente da un paese diverso, ma della stessa area del primo, avendo conservato la propria lingua madre, riesce a comunicare con il neo arrivato. - "Bambini abbiamo trovato il nostro mediatore culturale!"- dico entusiasta, dopo averne spiegato il significato. Lascio immaginare i sorrisi che sono scaturiti da quella bocca prima impaurita e poi smarrita! Finalmente riusciva ad esprimersi e a capire almeno le cose più importanti e contingenti.
Il secondo alunno, si è sentito molto gratificato ed ha acquisito un alto rispetto da parte dei compagni. -"E per l'aspetto didattico come ve la cavate?" - Qualcuno si chiederà?
Anche da questo punto di vista la scuola deve ringraziare una collega ed amica, ora in pensione, che attraverso un'associazione, mette a disposizione la sua preziosa professionalità per interventi di inserimento di alunni stranieri, soprattutto per iniziare una prima alfabetizzazione, puntando poi sulla incredibile capacità di apprendimento della lingua e di adattamento della maggior parte di loro. In questo stesso modo è stato inserito un alunno l'anno passato e siamo in attesa di un'alunna già iscritta, proveniente dall'America Latina.
Vi chiederete il nesso di questi fatti con l'introduzione del mio intervento, ma invece il racconto mi serve per riflettere ancora una volta sulla riforma della scuola, (Riforma Moratti), che non solo non si è occupata di un problema così importante e incombente, ma che deve fare i conti rispetto alla sua applicazione con enormi tagli finanziari. La scuola, spesso opera grazie alla buona volontà e alla buona professionalità delle persone impegnate.
Ho spesso sentito politici, snocciolare numeri vuoti e senza punti di riferimento rispetto ai finanziamenti stanziati per la scuola, mentre chi si ritrova alle sedute del Consiglio di Circolo, tocca con mano i tagli che si registrano nei bilanci sempre molto trasparenti e soggetti a continui controlli dei revisori dei conti; rispetto all'anno 2002, nel 2006 i finanziamenti dello Stato sono stati ridotti del 50%, e le scuole si sono dovute accollare oneri maggiori quali, una buona percentuale della tassa dell'Immondizia, tutta la documentazione relativa alla valutazione degli alunni (portfoglio, scheda di valutazione.), che in tempi migliori erano finanziati.
C'è poi il problema degli organici, e delle supplenze; le scuole faticano a pagare supplenti, pertanto capita che alcune risorse offerte dalle compresenze vadano perse perché impiegate a coprire le assenze.
I Dirigenti scolastici si trovano a fare i prestigiatori e a distribuire, da buoni padri di famiglia, non senza preoccupazioni, i pochi quattrini in arrivo a singhiozzo e spesso molto in ritardo rispetto all'inizio delle attività scolastiche. I progetti quindi slittano e la scuola vive continuamente in un clima di precarietà e incertezza, mai vissuto negli ultimi trent'anni, corrispondenti più o meno alla mia carriera scolastica.
Quest'anno chi ha iscritto i propri figli alle prime classi ha toccato con mano questa incertezza e confusione; la scelta del tempo - scuola dei genitori è stata sempre rispettata? Se sì, con quali modalità? A fronte di un aumento di richieste di tempo pieno, almeno in città, e di una caduta rispetto a quelle di 27/30 ore settimanali, spesso non sono state soddisfatte tutte; si sono verificate cervellotiche formazioni di classi composte da alunni frequentanti orari diversi e, in presenza di "anticipi", con scarti di età considerevoli.
Le conseguenze sull'attività scolastica sono immaginabili. Perché quindi questo governo non si è occupato dei problemi veri della scuola? Perché si va nella direzione di una riduzione del tempo scuola che lascia alle famiglie ampio spazio circa le scelte formative? Perché si raccomanda una "personalizzazione" secondo la quale l'alunno e la famiglia scelgono il processo formativo e la scuola viene individuata come "servizio" di questo percorso, con tutte Nella nostra società quale famiglia può veramente scegliere, e quale sa costruire per i figli un indirizzo formativo appropriato?
Risulta difficile per un'insegnante che crede profondamente nel valore sociale e formativo della scuola, credere in una Pedagogia di tipo "liberale", (professor Damiano) ed alla relativa ideologia, che si respira in tutta la Riforma. Richiamo infine l'attenzione sulla nuova scheda di valutazione degli apprendimenti: quale riflessione dei genitori rispetto ai 15 giudizi espressi nei confronti degli alunni, anche delle prime classi?
A mio parere, la scuola deve valutare in modo oggettivo e secondo le regole della docimologia, ma deve essere innanzi tutto orientativa e "propositiva"; tale processo è attuabile attraverso una collaborazione "vera" con i genitori, basata sul dialogo e sulla fiducia reciproca. Le modalità sono già state sperimentate e se ne possono trovare di nuove. Mi sembra troppo riduttiva e statica la raccolta di faldoni cartacei, come adempimento burocratico del discusso Portfoglio delle competenze. Occorre ancora fare chiarezza e capire a quale società si vuole approdare!
Ora spero in tempi migliori e mi auguro di trovare una buona ragione, per continuare a fare con impegno l'insegnante.
*Insegnante di scuola Primaria