Liberazione: Piacenza, no al contratto
Circa il 70% contrari e il resto a favore. Un risultato quasi scontato a Piacenza, nel referendum sul contratto tra gli insegnanti e i lavoratori della scuola. Quello che non era scontato è che a sottoporsi al verdetto delle urne ci fosse nche la Cisl. Forse è l'unico caso in Italia, e quindi tanto più significativo.
Fabrizio Salvatori Circa il 70% contrari e il resto a favore. Un risultato quasi scontato a Piacenza, nel referendum sul contratto tra gli insegnanti e i lavoratori della scuola. Quello che non era scontato è che a sottoporsi al verdetto delle urne ci fosse nche la Cisl. Forse è l'unico caso in Italia, e quindi tanto più significativo. Le percentuali, come si vede, non sono così risicate. E quindi puù essere considerato abbastanza emblematico. Anche la partecipazione al voto, circa il 55%, non è poi da buttar via. «Contrariamente a quanto spesso si sente in giro - sottolinea Raffaella Morsia, della Flc-Cgil di Piacenza - non esiste contrasto tra unità sindacale e democrazia, quasi che il raggiungimento della prima dovesse comportare il sacrificio della seconda. E' la pratica democratica, per quanto più faticosa e densa di incognite, che rende più solida l'unità perché da accordi fra gli stati maggiori essa diviene unità fra i lavoratori, fondata su un cosnenso verificato e il mandato che da questo processo emana si traduce in rappresentanza reale». Soddisfazione per l'alta adesione al referendum, quindi, il cui esito «è dovuto non solo alla parte economica (aumento di 78 euro), ritenuta ugualmente non accettabile, ma anche al mancato rispetto degli impegni presi». Per Marina Molinari di Cisl Scuola ha pesato il malcontento nei confronti della riforma al sistema scolastico. La Molinari lancia una sfida alla Cgil: «Non si può scioperare tutti i mesi - dice -, ma essere anche in grado di ottenere un contratto migliore». |