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Liberazione-La Liguria affonda la scuola pubblica

Pochi giorni al referendum contro i buoni La Liguria affonda la scuola pubblica Checchino Antonini Genova - nostro inviato Quando la primavera è vera, come ora, si notano ancora di più. ...

20/04/2003
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Liberazione

Pochi giorni al referendum contro i buoni
La Liguria affonda la scuola pubblica
Checchino Antonini
Genova - nostro inviato
Quando la primavera è vera, come ora, si notano ancora di più. Cosa? Le bandiere della pace, quelle sventolanti o arrotolate dal vento ai fili del bucato, su migliaia di finestre genovesi. Fabio, massaggiatore delle giovanili della Samp, le guarda e lancia un'idea: "E se i balconi continuassero a parlare anche per i referendum?". Pensa a quelli per l'estensione dell'articolo 18 e contro l'elettrosmog, ma anche all'imminente referendum regionale per l'abrogazione dei buoni scuola. Che manchino pochi giorni al voto lo ricorda quella pattuglia di pensionati dello Spi che volantina di buon mattino al mercato Pontedecimo della Certosa, e i militanti di Rifondazione che fanno lo stesso nel pomeriggio, in piazza Soziglia, che dà aria e luce ai vicoli tra il Porto e il Ducale. A scuole ormai chiuse, giovani comunisti, studenti in movimento, disobbedienti e movimento degli universitari battono le zone dei concerti. Ieri hanno fatto propaganda per il sì tra i coetanei in fila al Palasport per sentire gli spagnoli Ska-P, stasera si replica allo Zapata dove c'è la Banda Bassotti. Domani cercheranno di catturare l'attenzione del popolo di Marassi ipnotizzato dal derby. Ma il loro quartier generale è nella palazzina occupata mercoledì in via Milano tra la Lanterna e il Matitone. E' uno dei tre stabili che Tremonti ha svenduto alla Carlyle, un affarone per questo fondo Usa tra i cui investitori si contano i Bush, Letizia Moratti e la famiglia di Bin Laden. I sette piani sono "uno spazio sottratto all'impero dedicato a Rachel e Tom, uccisi dagli israeliani in Palestina", dice il disobbediente Matteo Jade, mentre aspetta un Sound System per l'afterhours poco prima dell'alba. Fuori, discretamente, la Digos identifica tutti i ragazzi che escono da quello che vorrebbe diventare un "laboratorio politico e sociale per le nuove resistenze globali - dice Manuel Chiarlo, coordinatore Gc - contro le guerre, anche quella ai diritti".
Il 27 aprile (giorno del referendum) è vicino ma è anche incastonato sui pilastri di Pasqua, 25 aprile e 1° maggio. Dal suo lugubre trono e un po' sporco di sangue (è il tavolo degli "otto grandi" del G8 2001), il governatore Biasiotti invita i sudditi ad andare al mare, così anche il settimanale locale della curia attirandosi l'ira dei non pochi cattolici democratici. La "password" di questo file è quorum. Ci vorrebbero 680mila votanti e il Governatore li teme visto che i difensori della scuola pubblica (Prc, Ulivo meno la Margherita, Cgil, Cobas, Cub, genitori democratici, Social forum ecc.) non hanno avuto molti problemi a raccogliere in poche settimane 63mila firme. Ne bastavano 50mila. "Se ciascuno di noi si porta dieci amici ce la possiamo fare", dice Patrizia Poselli, consigliera comunale e responsabile scuola Prc. "La città sa - spiega a "Liberazione" lo scrittore Maurizio Maggiani, sostenitore del Sì insieme al suo collega poeta Edoardo Sanguineti - ma un conto è sapere, un altro è possedere l'energia cinetica per disdire le voglie di quella splendida giornata (perché il 27 ci sarà il sole). E' troppo tempo che la democrazia partecipativa viene sconsigliata ai cittadini anche dai governi di centro sinistra. Questo ci pone il problema di trovare nuove forme per vincere le battaglie, oltre che per farle". I media locali non sono stati di grande aiuto, almeno finora: c'è un video per il Sì con Dario Vergassola e alcuni liceali "ma Primo Canale e Telenord, legate alla Cdl, hanno disdetto gli accordi per passaggi gratuiti. Gli spazi, tranne a Telecittà, costano cari. Sulla carta stampata l'attenzione sembra crescere grazie alle nostre iniziative e all'autogol della curia che ha acceso la polemica", dice Marco Nesci, consigliere regionale Prc riassumendo i numeri dell'ingiustizia: i buoni riguardano solo il 7% della popolazione scolastica, gli iscritti alle private. Rimborsano solo in parte le rette superiori a 500 euro. Si escludono le spese per libri e trasporti. Ne sono stati erogati 2.636 per una media di 644 euro l'uno e un totale di un milione e 700mila. "Soldi sottratti alla vecchia legge che finanziava trasporti, mense, convitti e testi", conclude Nesci. "Così sempre più universitari fanno fatica a reggere il peso delle tasse - aggiunge il fuorisede Andrea Iori - mentre la regione finanzia le famiglie con reddito medio alto". "E le scuole pubbliche sopravvivono male tra sedi inadeguate e le devastanti conseguenze delle controriforme", incalza Giulia del liceo Pertini più noto come scuola Diaz, quella della mattanza. "Ma se in città la campagna ha faticato a partire per il doppio effetto guerra-censura, nelle scuole di ogni ordine e grado la mobilitazione è stata altissima tra lavoratori, insegnanti e utenti grazie anche al ruolo attivissimo degli studenti fin dalla raccolta delle firme con una capacità (e il caso Carlyle lo dimostra) di intrecciare la battaglia contro il dominio globale a quella contro le privatizzazioni dei servizi", dice Bruno Pastorino, segretario cittadino di Rifondazione.

Intanto si pensa alle ultime scadenze: "Martedì ci sarà l'ultima conferenza stampa, in tutte le province si terranno iniziative di chiusura dopo volantinaggi e "cassettaggi". Martedì sarà qui anche il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi e il 24 a Genova ci sarà l'appuntamento finale con un gran concerto degli Statuto e degli altri gruppi", elenca Simone Leoncini, responsabile regionale Prc per questo referendum.


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