Liberazione-Ecco cosa stiamo facendo per la scuola in Emilia-Romagna
Ecco cosa stiamo facendo per la scuola in Emilia-Romagna rispettando l'unicità dell'ordinamento scolastico nazionale Caro direttore, una recente sentenza della Corte Costituzionale dà...
Ecco cosa stiamo facendo per la scuola in Emilia-Romagna
rispettando l'unicità dell'ordinamento scolastico nazionale
Caro direttore, una recente sentenza della Corte Costituzionale dà ragione all'Emilia-Romagna e torto alla Moratti, e ieri la segreteria regionale del Prc dell'Emilia-Romagna rilevava come questa iniziativa sia in piena sintonia col movimento della scuola. Ora su Liberazione diversi interventi insistono con caparbietà nell'indicare il pericolo che la scuola, anche a seguito di questa sentenza, divenuta materia di legislazione concorrente, si trovi di fronte a "20 riforme Moratti". Ottima idea da farsi venire il giorno dopo che abbiamo battuto l'unica Moratti che c'è! Il 25 luglio del 2003, l'unica riunione nazionale convocata sull'argomento venne conclusa da Bertinotti con una chiara indicazione a favore dell'utilizzo conflittuale delle competenze regionali concorrenti nella scuola così come in altri campi.
Il fatto è che oggi non c'è più o soltanto la difesa del sistema scolastico nazionale, bensì la necessità di difenderlo dopo la riforma del Titolo V, sapendo che ignorarlo è un'inutile elusione della realtà. Ciò che è in corso infatti è ben altra cosa: una revisione della Costituzione da parte del Governo, che assegnerà alle Regioni la competenza esclusiva anche in materia di scuola. Credo che faremmo meglio ad attestarci adesso sulla posizione più difendibile: la concorrenza stato-regioni non è un demone e può funzionare senza produrre smembramenti e salvaguardando il diritto uguale per tutti nella Repubblica. Cosa che non sarebbe possibile con la "devolution" bossiana.
Tanto è vero che abbiamo assunto come PRC una posizione generale a favore del modello istituzionale federalista tedesco. Stando così le cose, non vedo come potremmo evitare di collocarci su una posizione che, fatta salva l'unicità dell'ordinamento scolastico nazionale, consenta aree di autonomia e "concorrenza" stato/regioni. Viceversa mi pare che potrebbe prevalere una linea di cedimento istituzionale, che collocherebbe lo stesso movimento in una posizione ben più difficile.
Perché il dibattito sia proficuo, basterebbe stare al merito e potremmo confrontarci liberamente e serenamente, senza rinfacciarci nulla, ricercando il meglio per tutti. Ma se il pregiudizio acceca è difficile dialogare.
Perfino sui numeri. Un altro articolo di Liberazione ci aveva "relegato" giovedì tra i "barbari". Ecco invece i dati: nel 2002 in Emilia-Romagna vi sono state 98 attività di obbligo formativo nella formazione professionale con 2718 partecipanti, circa 330 in più dell'anno precedente, mentre gli iscritti alla prima superiore (istruzione) sono circa 60.000 (in tutto). Come sarebbe possibile una "deportazione" di ben 40.000 di essi, compagno Bernocchi?
Con la nostra legge regionale invece, al termine della terza media i ragazzi dovranno iscriversi a scuola, sia nel caso siano interessati al ciclo di studi tradizionale, sia che vogliano intraprendere un percorso integrato colla formazione professionale (nel limite di alcune ore settimanali). Così facendo saremo riusciti a "dirottare" una percentuale di ragazzi verso la scuola, invece di lasciarli andare precocemente al lavoro o dirigerli alla semplice formazione professionale.
Non so oggi quanti siano coloro che, finita la terza media (comunque meno del 10% complessivo), decideranno di scegliere uno dei 130 i percorsi integrati della legge "Bastico". Ma quelli che lo faranno risponderanno NO all'abbassamento dell'obbligo scolastico voluto dalla Moratti. Infine, la nostra legge regionale, non consentendo altri contratti o curricula professionali che non siano quelli nazionali, è esattamente all'opposto dall'idea "leghista".
Ciò spero serva a chiarire almeno quali siano le vere questioni in discussione e a separarle dalle opere di fantasia.
Guido Pasi
assessore regionale dell'Emilia-Romagna