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La Sicilia-Siracusa-Mannaia sul precariato

cgil - scuola Mannaia sul precariato anello debole della filiera Sono una galassia in movimento. Sono tanti, solo nel siracusano rappresentano il 20% dell'intero organico impegnato nell...

05/05/2005
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La Sicilia

cgil - scuola Mannaia sul precariato
anello debole della filiera

Sono una galassia in movimento. Sono tanti, solo nel siracusano rappresentano il 20% dell'intero organico impegnato nella scuola, qualcosa come mille e 722 unità di non immessi in ruolo. Vita grama per il mondo del precariato, non è una novità, cancro del mercato del lavoro, di cui la scuola rappresenta l'avamposto più vulnerabile. Riflessioni non certo dell'ultima ora, oggetto di una vertenza sindacale nazionale impugnata dalla Cgil e argomento dell'incontro di domani, promosso in collaborazione con la Federazione Lavoratori della Conoscenza, nel salone della nuova sede della Cgil, in viale Santa Panagia (inizio lavori alle ore 17). Senz'altro sulla categoria dei precari si è abbattuto il peggio della Riforma che ha allargato la sua forbice, fino a stritolare l'anello debole della filiera.
"La scuola è il fronte della precarizzazione - tant'è, ha affermato Roberto Alosi, segretario generale della Flc Cgil -. L'ultima proposta viene dal disegno di legge regionale, il 953 del 12 aprile scorso, che è in definitiva un indecoroso baratto: buste paga più leggere in cambio di un posto fisso nella scuola con relativa rinuncia ad un immediato riconoscimento della ricostruzione di carriera per tutti i servizi pre-ruolo, posticipato di due lustri. Un provvedimento che costituisce una pericolosissima prova tecnica di deriva regionalistica e che rischia di frantumare diritti costituzionalmente sanciti e indispensabili a qualunque trattativa, meno che mai localistica o a geografia variabile". Di fatto, l'Ars vara un disegno di legge (per i sindacati ha tutto il sapore di un tappicismo pre-elettorale) che prevede l'immissione in ruolo per l'80% dell'organico, iscritto nelle graduatorie.
La condizione però è che l'esercito di precari rinunci ai diritti maturati nel pregresso, per almeno dieci anni. Non è una gran bella idea se si pensa che l'età media dei rappresentanti della categoria si aggira sui 40 anni. Il che significherebbe, per il governo, un azzeramento dei costi; per i protagonisti, gli operatori (docenti e personale Ata), una sconfitta, più o meno amara, più o meno raddolcita da promesse a lungo termine. Per i precari, insomma, c'è sempre un forse di mezzo. E una legge abbastanza capricciosa, una legge nazionale, la 143 del 4 giugno 2004, votata dalla stessa maggioranza di questo Governo, in grado di rimediare all'impasse ma su cui la finanziaria non ha investito un solo euro. All'incontro di domani interverranno, oltreché Roberto Alosi, anche Pippo Zappulla, segretario generale confederale della Cgil, e il segretario confederale Silvana Ognissanti.
Le immissioni in ruolo su tutti i posti liberi, rivendicano i sindacati, deve attenersi alle regole di diritto. La panacea regionale non è la soluzione.
Veronica Tomassini


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