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La Sicilia-scuola "O si apre un confronto vero

In pieno regime di economia. La scuola della Moratti si staglia insuperabilmente parsimoniosa e taglia e riduce, ancora. Con un tale instabile assetto continua ad alimentare sconcerto. La denuncia ?...

17/04/2004
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La Sicilia

In pieno regime di economia. La scuola della Moratti si staglia insuperabilmente parsimoniosa e taglia e riduce, ancora. Con un tale instabile assetto continua ad alimentare sconcerto. La denuncia è di Cgil Scuola, ma i dati sono ministeriali, documentabili nelle tabelle appena pubblicate. In provincia di Siracusa la scuola dell'infanzia e l'istruzione secondaria superiore rappresentano tangibilmente lo scotto pagato a caro prezzo. Basti pensare che gli alunni della materna per l'anno 2004-2005 fanno registrare un incremento di 138 piccoli fruitori, a cui nessuna integrazione di docenti ha fatto seguito. Negli istituti superiori la situazione è parecchio più grave, gli studenti del 2004-2005 saranno 22 mila, contro i 21 mila 740 del 2003-2004, circa 260 in più; da qui, a fronte di 2 mila e 99 insegnanti dell'anno in corso la Riforma ha decurtato ulteriori trenta cattedre, in previsione del 2004-2005, lasso in cui, lo si diceva, la popolazione studentesca lieviterebbe considerevolmente.
"E non stiamo parlando di precari - spiega il segretario provinciale della Cgil Scuola, Roberto Alosi - Al di là di ogni possibile proclama rassicurante, lanciato dal Ministro e dai pulpiti mediatici, i tagli alle cattedre sono un dato reale, frutto delle dissennate scelte di fondo imposte da leggi finanziarie improntate alla logica del risparmio". Un futuro insicuro quello che attende il personale docente, con i sessantasei soggetti professionali aboliti e dunque con un aumento preoccupante dei perdenti posto tra il personale di ruolo. "Siamo dentro un inaccettabile balletto ministeriale di cifre - aggiunge Alosi - Vogliono convincerci che non ci sono problemi per poi, calata la protesta, abbattere la scure ministeriale su genitori, operatori, ragazzi. Gli enti, le istituzioni scolastiche sono considerate soggetti da imbonire con promesse e rassicurazioni e non interlocutori ai quali assicurare un confronto vero. Non si può continuare a mortificare il lavoro e la professionalità degli insegnanti. A pagarne le conseguenze, oltreché gli stessi docenti e con loro studenti e famiglie, sarà la qualità dell'intero sistema di istruzione pubblica nel suo complesso e tutto questo mentre crescono a dismisura le risorse governative a vantaggio del mercato privato dell'istruzione. O si cambia rotta o la lotta non potrà che essere ancora più dura".
V. T.
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