La Sicilia-Pronto il decreto per tagliare 56 mila cattedre entro il 2004
Moratti, riforma a costi blindati Pronto il decreto per tagliare 56 mila cattedre entro il 2004 ROMA '#8211; Oggi il Consiglio del ministri valuterà il testo della legge delega alla rifor...
Moratti, riforma a costi blindati
Pronto il decreto per tagliare 56 mila cattedre entro il 2004
ROMA '#8211; Oggi il Consiglio del ministri valuterà il testo della legge delega alla riforma della scuola. Il documento è stato presentato due giorni fa alla maggioranza e questa volta non dovrebbe subire altri stop. Le modifiche al testo precedente riguardano la fascia dei primi otto anni di istruzione. Invariata l'architettura delle superiori. Sui costi la Moratti si confronterà con Tremonti fra tre mesi. Torna al Consiglio dei ministri per la seconda volta il testo della riforma dei cicli scolastici. Questa volta lo fa in forma di delega, soluzione che il ministro Moratti avrebbe preferito evitare. Ma i bilanci non consentono un iter diverso. Tremonti l'altro ieri, nell'incontro che la Moratti ha avuto con la maggioranza, ha messo il paletto dei 90 giorni per una prima verifica sui costi. La Moratti, dopo lo stop del Cdm dell'11 gennaio, ha rimesso mano al testo di riforma cercando di assecondare le richieste dei centristi e di An. Il ministro, che aveva lavorato speditamente per costruire il progetto presentato agli Stati Generali, aveva sottovalutato la necessità di un confronto con la maggioranza. Lo stop di gennaio era prevedibile. Oggi è prevedibile lo scontento della Lega che, proprietaria del progetto devolution, non ha gradito l'esclusione degli Enti dalla stesura della riforma.
Il testo che arriverà oggi a Palazzo Chigi dovrebbe contenere almeno due modifiche rispetto al precedente. La prima riguarda il superamento dell'iniziale divisione degli otto anni di elementari e medie in fasce biennali. Con un maggiore raccordo con la scuola materna, le elementari saranno suddivise in un primo anno seguito da due bienni (uno più due più due), alle medie ci sarà un bienno concluso da un terzo anno orientativo (due più uno). Confermato al termine delle medie l'esame di Stato per la licenza. Per le scuole superiori, rimangono i tre binari iniziali: liceo, scuola professionale e canale scuola/lavoro.
I licei tornano a cinque anni, i professionali avranno il quattro più uno (anno integrativo necessario per accedere all'università). L'obbligo scolastico rimane di 12 anni. L'anticipo dell'accesso alla scuola dell'obbligo in una prima applicazione dovrebbe essere di due mesi, a regime si arriverà a quattro. Vale a dire: potranno iscriversi alle elementari i bambini che compiranno i sei anni entro il 28 febbraio dell'anno scolastico. Sulle materie si conferma il testo dell'11 gennaio: obbligo di due lingue straniere alle medie, una alle elementari. Per quanto riguarda l'esame di Stato, il decreto firmato il 27 gennaio sarà applicato solo all'anno corrente. La riforma prevede infatti anche una completa revisione della maturità. Ma in materia il testo di oggi non dovrebbe fare riferimenti. Se il Ccd rivendica il merito di aver ottenuto i ritocchi al testo di riforma, la Lega insiste sul tema caro al partito: la competenza degli Enti autonomi. Ieri nel Convegno delle autonomie locali sulla scuola, i presidenti di Anci (Associazione nazionale dei Comuni) e Upi (Unione province italiane) hanno ribadito il disappunto per non essere stati consultati su una materia che, con la modifica del titolo V della Costituzione e con la futura eventuale devolution, sarà sempre più nelle loro mani. Il testo di riforma dà allo Stato competenza sull'impalcatura generale dei programmi, lasciando il resto agli Enti locali. Se non verrà legiferato con chiarezza in merito alle competenze, il rischio è che ogni Regione farà di testa propria, invalidando il principio fondamentale della validità nazionale di tutti i titoli di studio. Il paradosso è che se Bossi la spunterà sulla devolution, potrebbe non fare un favore alla Moratti: "l'autonomia regionale - osserva Panini della Cgil - potrebbe anche portare alla disobbedienza". Di certo finora c'è il decreto che stabilisce il taglio del personale docente da qui al 2004: 8500 unità per quest'anno, 12mila per il prossimo, 36mila per il 2004. Al personale Ata non toccherà miglior sorte: il prossimo anno andranno a casa in 30mila. Sono i primi effetti della Finanziaria, contro i quali, insieme al progetto di riforma, i sindacati confederali sciopereranno il prossimo 15 febbraio.
Caterina Fogliaroli