La Sicilia-Precari storici e sissini
Precari storici e sissini Precari storici e sissini diario di una guerra non voluta Sono un insegnante della terza fascia della graduatoria permanente e come molti miei colleghi mi ritrovo ad ...
Precari storici e sissini
Precari storici e sissini
diario di una guerra non voluta
Sono un insegnante della terza fascia della graduatoria permanente e come molti miei colleghi mi ritrovo ad avere le aule chiuse, ma il governo preferisce per il silenzio. Arrivano alla spicciolata a Montecitorio (ed io con loro) i precari della scuola appartenenti alla terza fascia, quelli che i 18 punti li rivogliono, quelli che hanno vinto concorsi, sono abilitati ma non hanno frequentato la Sissis e quindi i 30 punti non li hanno. Vengono da tutta Italia, tornano dalle vacanze neppure iniziate e hanno i volti tirati: in mano, i fogli con il proprio punteggio, stropicciati a furia di essere confrontati con quelli dei colleghi.
Siamo pochi perché molti si trovano al Provveditorato a ricevere le nomine. E poi, una volta ottenuta la cattedra, molti archiviano i problemi fino al prossimo anno. Arriva un giovane docente, prende in mano il megafono e comincia a gridare gli slogan: "Precariato, vergogna di Stato", e tutti gli fanno eco. Su uno striscione si legge: "Ieri 30 denari, oggi 30 punti". La verità è che ci mettono uno contro l'altro. La colpa non è dei "sissini", ma del Ministero che prende decisioni sulle nostre teste. E intanto il movimento si divide, anche perché delle battaglie intraprese alla fine di luglio non importa niente a nessuno. Provengono da tutta Italia questi insegnanti e ogni delegazione che varca la piazza è accolta da un fragoroso applauso. Durante la giornata si decide che la protesta non può finire così: chi viene da lontano si fermerà a dormire a Roma per essere di nuovo in piazza Montecitorio il giorno dopo. Intanto le convocazioni procedono nel caos. Non è regolare che le graduatorie siano consultabili solo su internet, per verificare la propria posizione in graduatoria, e non siano state pubblicate. Si tratta d'atti pubblici che devono essere resi tali. Comuqnue, non ci sarà nessun decreto legge a favore dei precari della scuola. E' il ministro Moratti a non volere un provvedimento immediatamente operativo che possa tutelare la posizione di chi ha superato i concorsi pubblici. Sa che sarebbe bocciato dalla sua stessa maggioranza, e oltretutto non pare interessata a porre un rimedio all'immenso caravanserraglio provocato da lei stessa, quando decise di unificare le fasce che tenevano ben separati i cosiddetti "precari storici" e i "sissini", i docenti, in altre parole, passati attraverso le Sissis. Cala un velo di tristezza sulle facce dei prof, qualcuno scoppia addirittura a piangere: si intrecciano le storie di chi ha i figli da mantenere, di chi vede sfumare il lavoro di una vita, l'investimento fatto sul lavoro dell'insegnamento. Ad un certo punto scende a parlare con loro anche il ministro Buttiglione, dice agli insegnanti che devono capire chi sono "gli alleati e chi i nemici", che lui sta lottando "anche contro la stessa maggioranza".Secondo lui, la soluzione potrebbe essere un disegno di legge. Scoppia la rabbia: Se non fate qualcosa subito, noi siamo fuori. E Buttiglione: Se la vostra intenzione è fare cagnara, me ne vado. E gira i tacchi. Nel pomeriggio chiederà a Moratti e Tremonti, in nome "della libertà della scuola", l'immediata approvazione dei bonus a favore delle private. Sono 150 mila gli insegnanti che vivono da anni nel precariato. Ad oggi l'unico modo di lavorare nella scuola, perché da tre anni sono bloccate le immissioni in ruolo. L'ultima beffa è la sentenza Tar del 14 luglio, rifare in fretta e furia le graduatorie decurtando i 18 punti assegnati ai "precari storici" per tentare di riequilibrare la situazione. E, dulcis in fundo, pubblicare le nuove graduatorie solo su internet. Per entrarvi occorre introdurre un codice e non è possibile vederle per intero. Facile eliminare il problema dei ricorsi, no? La catena di follie che punteggia questa storia è lunga e porta dritto dritto all'eliminazione per ingestibilità manifesta delle graduatorie pubbliche e l'adozione di un modello più "efficace": la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici. Gli insegnanti lo sanno.
Prof. Ignazio Di Raimondo