La Sicilia: Libri-censura
Ne avevamo seguite le raste fin dal 2000, quando Storace, passato al governatorato della regione Lazio, propose la sorveglianza sui testi di storia per le scuole, troppo sbilanciati a sinistra, e a cu...
Ne avevamo seguite le raste fin dal 2000, quando Storace, passato al governatorato della regione Lazio, propose la sorveglianza sui testi di storia per le scuole, troppo sbilanciati a sinistra, e a cui si unì subito la Lombardia di Formigoni. Le orme proseguirono con l'istituzione in Emilia, attivata da Fabio Garagnani, di un telefono 'amico' per segnalare in modo anonimo i docenti che sparlavano di Berlusconi. Un'altra impronta eccola giorni addietro in un editoriale del 'Secolo d'Italia', dove si addebitavano i mali della scuola ai troppi insegnanti sessantottini. Oggi finalmente si è trovata la fiera: sia data al Ministero il controllo della veridicità dei testi di storia che professori e case editrici gestiscono furbescamente per i loro fini politici.
Dunque la Verità, sia pure storica, diventerebbe materia di indagine ministeriale, come quella televisiva e come quella dei giornali che non appena accennano una critica diventano faziosi e bugiardi. E per discernerla occorre che qualcuno sopravveda alla scrittura o alla parola che l'ha determinata, magari licenziando o mettendo alla berlina o, e perché no, all'indice, di inquisitoria memoria, lo scritturale colpevole.
La commissione cultura, da cui è partita la Grida, si affida per la verifica della Verità al Miur che, se oggi è gestito dal centro destra, domani potrebbe ben passare al centro sinistra. Tuttavia il centro sinistra, a quanto si apprende, ne avrebbe un'altra; e allora, quale verità, a distanza di una sola legislatura, sarà quella vera?
Bizantinismi di un epoca di cui anche Dio si è indignato, lasciando la parola solo all'aforisma di Lucifero delle guerre e dell'odio, delle risse e del potere autoritario. Perché il diavolo cerca le sue carte nella polvere e negli scantinati bui e tra le tarme per affermare l'aforisma che ha la verità nel suo essere lapidario, completo e che non ammette il suo opposto. Lapidaria come la proposta di Garagnani che affoga il dibattito nella pece bollente, dando solo a burocrati afflitti o a commissioni non meglio identificate il compito di imporre il vero, un vero assoluto che, proprio in quanto assoluto, è bugiardo e menzognero. Come la volontà di mettere sotto tutela, dopo l'informazione, anche la scuola per modellare le coscienze secondo un solo punto di vista: quello del potere e del più forte.
Per questo cogliamo con sollievo le dichiarazioni dell'ex Dc, e ora ministro, Giovanardi, e pure l'atteggiamento dell'ex Pci Adornato, che ci fanno sperare in un confronto dialogico leale, non solo per continuare ad aver fiducia nei docenti, ma anche per tenere la scuola al di fuori dei controlli degli schieramenti della politica e di tutoraggi screanzati.
Questa scuola che ha bisogno solo di una riforma pulita e chiara, in cui il dialogo e il confronto siano sereni, in cui si dia soprattutto fiducia al professore e gli si riconoscano i suoi compiti, senza censure e senza imbrigliamenti; latore di una sua verità, relativa certamente, ma confrontabile e verificabile dalla dialettica, gli si lasci raccontare il suo punto di vista, come ai personaggi di Rashomon, tutti testimoni del delitto e tutti convinti di una loro verità che neanche la evocazione medianica dello spettro dell'ucciso riuscì del tutto a definire.
PASQUALE ALMIRANTE