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La Sicilia-La scuola deve riuscire a sconvolgere la vita del ragazzo

parla il presidente del cidi domenico chiesa "La scuola deve riuscire a sconvolgere la vita del ragazzo" La scuola deve "sconvolgere" la vita del ragazzo. Parla Domenico Chiesa, Presidente Nazio...

27/04/2005
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La Sicilia

parla il presidente del cidi domenico chiesa
"La scuola deve riuscire a sconvolgere la vita del ragazzo"

La scuola deve "sconvolgere" la vita del ragazzo. Parla Domenico Chiesa, Presidente Nazionale del Cidi, a Siracusa per un seminario
Per il seminario "Didattica ed epistemologia delle discipline", organizzato da Proteo Fare Sapere presso la scuola media Archimede, è stato invitato un relatore autorevole, Domenico Chiesa, presidente nazionale del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti oltre che membro di numerose commissioni di studio nazionali ed europee nell'ambito dello sviluppo delle politiche di istruzione e formazione di vari paesi. Approfittiamo della sua presenza a Siracusa per un'intervista.
Quale il ruolo della scuola in una società globalizzata?
"Risponderò a questa domanda citando la Arendt: "L'insegnante si deve presentare come uno che conosce il mondo, entrare nella classe e parlare agli studenti dicendo - questo è il mondo in cui dovete vivere e insieme impareremo a conoscerlo!"
Quali strumenti conoscitivi deve allora offrire la scuola?
"In un mondo in cui vengono a mancare i ceti sociali in grado di trasferire ai giovani l'identità di appartenenza a un ceto, poiché tutto passa attraverso la televisione ed è tutto omologato, i ragazzi devono impadronirsi della cultura attraverso strumenti forti; compito degli insegnanti, e sottolineo questo concetto come una provocazione, è quello di far sì che a diciotto anni un ragazzo abbia una cultura sufficiente per decidere quando spegnere la televisione".
Quanto e come il mondo televisivo condiziona giovani, qual è la sua opinione?
"Dico solo che esistono trasmissioni che non sono moralmente discutibili, di più, sono culturalmente criminose e rappresentano una vera insidia per chi ha un apparato culturale ancora debole! La scuola deve quindi contrapporsi a questa influenza attraverso una formazione culturale forte basata anche sui primi 12 articoli della Costituzione".
Una parte della classe docente soffre del burn-out, vive momenti di depressione e grandi frustrazioni, cosa ne pensa?
"La sofferenza del docente è profonda ma non lo è per i motivi emersi negli studi recenti. L'insegnante è un lavoratore dipendente sì, ha i suoi diritti, lotta per il suo riconoscimento professionale ma una parte dell'essere insegnante non è riducibile al ruolo del lavoratore professionista ed è a quella parte che la società deve ridare senso. Il docente è un insegnante per missione, segue una passione civile e si sente sempre meno riconosciuto in questa sua dimensione".
Quali le caratteristiche di una scuola efficace nella sua opera di formazione?
"La scuola deve "rovinare" il ragazzo in senso buono; cioè lo studente deve uscire dalla scuola profondamente diverso da come è entrato. Solo così si consegue l'obiettivo di formare una nuova identità costituita da un'ottima competenza nella sintassi e nei contenuti di tutte le discipline".
Per quanto riguarda la Riforma Moratti cosa ne pensa del secondo canale dell'Istruzione secondaria?
"Sono contrario, poiché al di là di quanto si dice stare sei mesi in fabbrica per un quattordicenne non equivale a stare a scuola, non può tornarvi e riprendere da dove ha lasciato; sì agli stage ed ai tirocini nelle aziende perché è utile conoscere come e dove nasca il sapere, sì al raccordo con il mondo del lavoro ma non si deve transigere dalla formazione di base che è l'unico mezzo per garantire l'accesso alla cultura e l'autonomia all'esterno".
ANNALISTA STANCANELLI


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