La Sicilia-In classe arrivano i tutor, ed è discordia
In classe arrivano i tutor, ed è discordia assia la rosa I tutor si preparano a fare il loro ingresso nelle scuole elementari. E lo fanno con la riforma della scuola (legge 53/2003) pronta p...
In classe arrivano i tutor, ed è discordia
assia la rosa
I tutor si preparano a fare il loro ingresso nelle scuole elementari. E lo fanno con la riforma della scuola (legge 53/2003) pronta per l'attuazione, dopo gli ultimi adempimenti approntati per le modifiche relative al primo ciclo d'istruzione.
Una figura professionale, quella del "maestro unico" con funzioni tutoriali - definito dalla Moratti "elemento fondamentale per assicurare il pieno successo formativo, fatta salva la piena contitolarità didattica degli altri docenti" - che ha già sollevato polemiche da più parti e che si presta a diventare l'argomento più discusso del futuro anno scolastico. Il Decreto legislativo 59, all'articolo 7 (commi 5,6,7) prevede che al perseguimento delle finalità proprie della scuola primaria concorre, prioritariamente, il docente in possesso di specifica formazione che svolge le seguenti funzioni: assistenza a ciascun alunno; rapporto con le famiglie e orientamento per le scelte delle attività opzionali; coordinamento delle attività didattiche ed educative; cura della documentazione del percorso formativo. Attività che hanno una loro precisa lettura pedagogica - non da tutti condivisa - che fa riferimento a determinati valori: "crescita e valorizzazione della persona, rispetto dei ritmi e dell'identità del bambino e della famiglia, pari opportunità ad arrivare, formazione spirituale e morale, personalizzazione educativa che stimola le potenzialità di ciascuno al fine di realizzare un apprendimento migliore".
Ma a riguardo, la figura del "vecchio maestro tanto caro a De Amicis" (come qualcuno l'ha definito) crea preoccupazione soprattutto agli altri insegnanti "che verrebbero così espropriati di molte delle loro competenze attuali": considerato il fatto che le attività del tutor dovranno garantire una soglia minima di 18 ore d'insegnamento. Problemi inerenti la posizione contrattuale da un lato; paura tra i docenti per un eventuale prevaricazione del professore nominato dall'altro: una posizione dura e inflessibile contro l'ingresso nelle scuole di "colui che diventerebbe l'unico insegnante titolare e che deciderebbe da solo il futuro degli alunni". Proprio per questi e altri motivi relativi ai molteplici punti della riforma, tira aria di fronda e disaccordo che in questi giorni si traduce in manifestazioni, delegazioni, raccolte firme: soprattutto da parte dei collegi dei docenti, consigli d'istituto, movimenti sindacali. E anche da parte dei genitori.
Preoccupa l'incerta interpretazione sulla "pari opportunità didattica" e sulla contitolarità degli altri docenti, la gerarchizzazione e la potenziale "mancata" collaborazione tra i vari educatori. C'è - oggi più che mai - una netta divisione tra chi è favorevole e chi è invece pronto a fare barricate. E si apre il dibattito.