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La scuola non è finita

Il 9 giugno 2011, giorno in cui a Padova terminavano le lezioni, il Comitato Genitori ed Insegnanti per la Scuola Pubblica, insieme a tutte le organizzazioni sindacali che lavorano nella provincia di Padova (FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Conf. S.a.l., Gilda Unams, Cobas Scuola) ha comprare una pagina del Mattino di Padova per ricordare a tutti cosa sta succedendo nelle scuole di ogni ordine e grado

17/06/2011
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Andrea Bagni - da école

 

Il 9 giugno 2011, giorno in cui a Padova terminavano le lezioni, il Comitato Genitori ed Insegnanti per la Scuola Pubblica, insieme a tutte le organizzazioni sindacali che lavorano nella provincia di Padova (FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Conf. S.a.l., Gilda Unams, Cobas Scuola) ha comprare una pagina del Mattino di Padova per ricordare a tutti cosa sta succedendo nelle scuole di ogni ordine e grado e, soprattutto, come peggiorerà ulteriormente la situazione nel prossimo anno scolastico, il terzo dei tagli legati alla cosiddetta “Riforma Gelmini”. Oggi è l’ultimo giorno di scuola, ma i tagli alle risorse al sistema scolastico del nostro Paese non finiranno il 9 giugno. Anche il prossimo anno scolastico migliaia di studenti, studentesse, di famiglie e tutti  i lavoratori della Scuola, faranno i conti con le conseguenze dei provvedimenti dei Ministri Gelmini e Tremonti. Ne elenchiamo solo alcuni nella nostra provincia.

Per tutti gli ordini di scuola: classi più numerose, ulteriore riduzione del numero dei collaboratori scolastici ( circa 120 in meno) e del personale delle segreterie. Nessuna garanzia di buone condizioni di accoglienza per gli alunni disabili sia per quanto riguarda le ore di sostegno che il numero degli alunni per le classe che frequentano. A fronte di un aumento di 135 disabili, il numero dei docenti di sostegno in organico di diritto resta lo stesso.

Scuola dell’infanzia – 57 alunni in più rispetto allo scorso anno, solo una sezione in più autorizzata rispetto allo scorso anno e nessun aumento di organico. Nessun ampliamento della scuola dell’infanzia statale pur in presenza di richieste delle famiglie: sette sono le richieste di apertura di nuove sezioni non accolte. Senza risorse economiche e di personale la scuola dell’infanzia rischia di assolvere un ruolo di semplice assistenza.

Scuola primaria – In tre anni gli alunni sono aumentanti di 535 unità, ma le classi sono diminuite (meno 84) e anche i docenti ( meno 357). È diminuito anche il tempo di lezione per molte delle classi a tempo normale: da 30 ore del precedente modello alle 27 attuali.

Sono aumentate le classi a 40 ore anche grazie alle mobilitazioni di questi anni, ma il tempo pieno sta scomparendo; infatti il tempo pieno non è 40 ore a scuola, ma un modello pedagogico di qualità che prevede, tra l’altro, attività di laboratorio, insegnamento individualizzato, per piccoli gruppi e un tempo di mensa e di socializzazione adeguati; queste attività sono realizzabili con le compresenze degli insegnanti che invece sono ormai quasi scomparse, anche considerate uno spreco e non una risorsa.

Inoltre le insegnanti specialiste di lingua inglese sono fortemente ridimensionate: in tre anni sono stati tagliati 41 posti, un patrimonio di professionalità disperso.

Il fiore all’occhiello del sistema formativo italiano fatto appassire nel volgere di pochi anni.

Scuola secondaria di I grado – Gli alunni aumentano, sono 240 in più, ma non le classi che invece diminuiscono così come i posti docente: meno 34 nel 2011/12, 218 in meno complessivamente nei tre anni di taglio. Come può avvenire tutto questo?  Formando classi  sempre più numerose, anche con 30/31 alunni e riducendo ancora le classi a tempo prolungato (meno 11): inoltre 15 classi a tempo prolungato già funzionanti sono state trasformate in classi a tempo normale. Anche la forte richiesta di nuove attivazioni di sezioni di strumento musicale, da tre anni non trova alcuna risposta.

Scuola secondaria di II grado – Anche in questo ordine di scuola aumentano gli studenti, più 399, ma diminuiscono di molto gli insegnanti , meno 162. In tre anni sono stati tagliati 371 posti docente. La conseguenza è un ulteriore aumento degli alunni per classe (nelle classi prime si arriverà anche a 32/33 alunni) e la diminuzione del tempo scuola. Sono in particolare gli istituti tecnici e professionali a farne le spese: dal prossimo anno tutte le classi funzioneranno a 32 (prima il tempo scuola era di 36/38 ore) non solo per le classi prime e seconde “riformate”, ma anche per terze, quarte e quinte che perdono ore di discipline specifiche d’indirizzo in “costanza di profilo in uscita”, cioè dovendo affrontare lo stesso esame di stato finale previsto nell’ordinamento scolastico precedente.  Inoltre l’obbligo scolastico fino ai 16 anni di fatto è stato smantellato: compiuti i 15 anni si può assolvere l’obbligo anche facendo l’apprendista!

In queste condizioni come sarà possibile accogliere, integrare, orientare, formare i cittadini di domani? Oggi è l’ultimo giorno di scuola, ma per noi la scuola non è finita! Non smetteremo di lavorare per una scuola che non lasci indietro nessuno, che valorizzi e sostenga le capacità individuali, che insegni ed educhi. Insieme docenti, studenti e studentesse, genitori nei prossimi giorni continueremo a mobilitarci per difendere e migliorare la scuola pubblica, la sua funzione educativa e sociale. Continueremo a chiedere che anche in questo Paese – invertendo la strada intrapresa – si investa seriamente in Istruzione e Formazione, rimettendo la scuola pubblica al centro di politiche orientate finalmente verso i giovani ed il futuro.


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