La Repubblica-Palermo-L'ISTRUZIONE NEL CAOS
L'ISTRUZIONE NEL CAOS La Sicilia va a scuola più tardi Decreto di Granata: "C'è caldo, mancano i supplenti" Sette giorni in più di lezioni a metà giugno per recuper...
L'ISTRUZIONE NEL CAOS
La Sicilia va a scuola più tardi
Decreto di Granata: "C'è caldo, mancano i supplenti"
Sette giorni in più di lezioni a metà giugno per recuperare. Invariate le vacanze di Natale e di Pasqua
All'indomani della sentenza che ha azzerato le graduatorie, l'assessore rinvia l'inizio dal 17 al 30 settembre
Il ministero però fa sapere che sarebbe tutto pronto per avviare subito le attività
Il provveditore assicura "Nessun ragazzo si ritroverà senza il docente in classe"
ALBERTO BONANNO
"Troppo caldo per far indossare il grembiulino anche a mia figlia, meglio aspettare un po'". L'assessore regionale alla Pubblica istruzione Fabio Granata fa autoironia e giura che far tornare i ragazzi siciliani dietro i banchi di scuola il 30 settembre è stata una scelta e non un obbligo. L'annullamento delle graduatorie dei supplenti deciso dal Tar del Lazio ha influito, ma non è stato determinante. "Mi meraviglio della meraviglia che ha provocato la mia decisione - spiega Granata - perché decine e decine di generazioni sono andate a scuola il primo di ottobre. Cercherei di ridimensionare tutta questa vicenda, sono sicuro che la scelta permetterà invece alle famiglie e ai ragazzi un piacevole prolungamento della vita familiare".
Si torna tra i banchi lunedì 30 settembre, anziché il 17. Undici giorni dopo la Puglia, la regione italiana che comincia più tardi di tutte, il 19. E si finirà il 14 giugno, anziché il 7, come previsto: tre giorni più tardi di Lazio, Marche e della stessa Puglia, due prima della provincia autonoma di Bolzano. Il calendario delle vacanze rimane invariato: dal 23 dicembre al 7 gennaio per le festività natalizie e dal 17 al 22 aprile per le vacanze di Pasqua. Festività varie aggiuntive non ce n'erano e non ce ne saranno.
A conferma indiretta che quella di Granata è stata una scelta, interviene da Roma il ministero dell'Istruzione: "In Sicilia è tutto pronto per un regolare avvio dell'anno scolastico - affermano fonti del ministero - l'organizzazione della direzione regionale dell'Istruzione è pronta a partire. Le nomine già effettuate sono 6.500 e i cosiddetti casi Sissis (gli abilitati con diploma universitario che hanno provocato la sentenza del Tar, ndr) non raggiungono le 50 unità". Secondo le stime delle organizzazioni sindacali, invece, la sentenza potrebbe mettere a rischio un gran numero di cattedre in Sicilia: secondo alcuni tremila, secondo altri addirittura ottomila. Per il direttore del Csa (l'ex provveditorato) di Palermo, Guido Di Stefano, "tutto potrebbe essere risolto nei dieci giorni lavorativi in più, nessuno si dovrebbe ritrovare senza insegnante in classe". E proprio la decisione di fare slittare in avanti l'inizio dell'anno, in questo caso, contribuirebbe positivamente.
Quale allora il motivo di questa scelta, nata per essere popolare ma che ha già suscitato un'ondata di dissensi? "La riflessione sul fatto che garantendo i 200 giorni di scuola stabiliti per legge - spiega Granata - avremmo potuto iniziare due settimane più tardi, permettendo ai ragazzi di vivere altri quindici giorni in famiglia, finendo con una sola settimana in più rispetto alla tabella di marcia. Le condizioni climatiche, che tradizionalmente in Sicilia hanno visto slittare in avanti l'apertura delle scuole. E poi, certo, anche la consapevolezza che la sentenza del Tar del Lazio avrebbe potuto innescare ulteriori problemi per una partenza dell'anno liscia e regolare. Non capisco perché questa decisione dovrebbe creare problemi, anche alle famiglie sono sicuro che sarà gradita. Non sono solo i figli che vogliono stare a casa, ma spesso è anche il contrario".
E a chi lamenta che altri quindici giorni di vacanza possono essere un'incombenza per la "sistemazione" dei propri figli, Granata risponde "che sarebbe un modo di vedere le cose estremamente egoistico e privo di senso familiare, e che non bisognerebbe lasciarsi vincere dall'idea di produttivismo a tutti i costi. E poi, se dobbiamo proprio dirla tutta, vorrei sapere chi è che realmente andava a scuola nei primi quindici giorni dell'anno, visto che è sempre stato il periodo che fa registrare il più elevato numero di assenze. A parte il fatto che l'autonomia consente a ogni istituto di programmare l'apertura anche una settimana prima della data fissata dalla Regione. Un altro motivo per cui questa mi sembra una polemica senza senso".
Ma che dietro la scelta ci siano anche i conti in rosso dello Stato e della Regione, Granata non ne fa un mistero. "È chiaro che alla luce dei tagli che hanno penalizzato l'istruzione italiana - spiega - lo slittamento consente alla Regione un risparmio non indifferente, e non solo in termini economici. Avremo più tempo per rimettere a punto progetti sulla dispersione scolastica che, per i tempi stretti, non si riescono mai ad attuare. Così come per programmare iniziative che possano attingere ai fondi di Agenda 2000. Insomma, anche noi avremo un po' di respiro in più".
Chi invece ritiene che quella di Granata sia "certamente una grave decisione" è il segretario generale della Cisl Scuola, Daniela Colturani. "Il ministero - spiega - è chiamato a intervenire prontamente per garantire il regolare avvio dell'anno scolastico in ogni regione, unitamente alla garanzia dei diritti individuali del personale precario". Secondo la leader della Cisl, "il mancato intervento potrebbe alimentare iniziative non riconducibili ai problemi che si dichiara di voler risolvere, cioè la sistemazione delle graduatorie, ma che sembrano più attente ad altre logiche che nulla hanno a che fare con i veri problemi della scuola e del suo personale".