La Nuova Sardegna: Protesta dalle elementari all’università
Mondo della scuola in ebollizione Fronte unico contro la Gelmini
CAGLIARI. Il mondo della scuola e dell’univeristà è in ebollizione. Tagli ai finanziamenti, maestro unico, ricerca scientifica bloccata e assunzioni impossibili, cioè i provvedimenti del ministro Gelmini e quelli imposti dalla finanziaria Tremonti-Berlusconi, hanno dato vita a un fronte unico di protesta che non si vedeva da tempo. Dalle scuole dell’infanzia ai corsi di laurea da settimane s’è alzata una sola voce, quella della ribellione contro le scelte del governo.
Scuola primaria. Tra i primi a dire no alla Gelmini sono stati gli insegnanti e i genitori delle ex elemntari. L’ultima occupazione è di qualche giorno fa a Su Planu, con il comitato capace anche di organizzare un happening culminato con l’atto unico teatrale «Che nulla di questo sappia la Gelmini», titolo eloquente.
Istituti Superiori. Dal palcoscenico alla piazza. Ieri hanno manifestato, in piazza del Carmine, chi si riconosce nell’Unione studentesca, il movimento più rappresntativo. Molti gli slogan contro il ministro alla Pubblica istruzione, che è ritornato a essere il primo bersaglio come a suo tempo fu Letizia Moratti.
Tre le rivendicazioni: no ai tagli, complessivamente, dei finanziamenti alla scuola pubblica, no alla riduzione dell’obbligo scolastico a soli quattordici anni, no alla rientroduzione del voto di condotta. Sono tre anche le richieste: maggiori investimenti per il dritto allo studio e l’edilizia scolastica, didattita di qualità al passo con i tempi, maggiore demcrazia all’interno delle scuole. Diversi studenti parteciperanno a Roma alla manifestazione nazionale del 30 ottobre.
Università. Il fronte unico studenti-docenti-personale amministrativo nelle facoltà è consolidato da tempo. Nei giorni scorsi, in un’affollata assemblea, tutti si sono espressi, con toni aspri, contro la Finanziaria Tremonti-Berlusconi, che nei fatti rischia di mandare in crisi molti corsi di laurea. Il rettore Pasquale Mistretta lo ha scritto anche nel saluto agli studenti per il nuovo anno accademico: «Ci aspetta un anno terribile».
Ieri il Senato accademico, dopo aver ascoltato i presidi delle facoltà, ha approvato una delibera che ha il peso dell’atto d’accusa: «Siamo di fronte a un quadro allarmante che nel giro di pochi anni porterà allo sfaldamento del sistema universitario basato sulle università pubbliche, con la conseguenza inaccettabile che la formazione della classe dirigente del Paese sarà affidata a pochi centri di eccellenza destinati a perdere la loro autonomia proprio a causa dei finanziamenti pubblici straordinari o di quelli privati comunque indispensabili per mantenere alto il livello didattico».
Per il Senato accademico, gli effetti sulla Sardegna saranno ancora più devastanti che nelle altre università della penisola: «La deriva in atto - si legge nella delibera approvata all’unanimità - rischia di produrre conseguenze irreversibili sulla ricerca scientifica e tecnlogica che finirebbero per ripercuotersi, come appare evidente, sulle stesse prospettive di sviluppo economico e sociale dell’isola». Il fronte della protesta, come detto, è unito e la conferma è arrivata dall’assemblea degli studenti della facoltà di Scienze della formazione, che ieri ha approvato il blocco delle lezioni deciso da docenti e ricercatori.
I sindacati. Sul fronte sindacale si sono mossi tutti, dalla Cgil ai Cobas, con manifestazioni e sit-in in viale Trento, uffici della Regione, e in viale Regina Margherita, sede dell’Ufficio regionale scolastico. Il ritorno al maestro unico preoccupa le segreterie sindacali non solo per l’annunciato taglio d’organico ma soprattutto per il passo indietro nella didattica. «È evidente l’impoverimento», ha detto Raffaele Bonanni (Cisl) dal palco del Fiera. «È un salto nel buio, col ritorno al medioevo», è stata la presa di posizione della Cgil sarda, che parteciperà in forza alla mnifestazione nazionale a Roma di fine mese. E ancora: «Una riforma imposta per decreto, senza sentire nessuna parte non solo è assurda ma anche antidemocratica», sono state le parole di Maria Domenica Di Patre, vicecoordinatore nazionale dei Cobas giovedì in testa al corteo del sindaco di base cagliaritano.
La protesta del Psd’Az. Contro il decreto Gelmini si sono schierati anche i sardisti con un comunicato del segretario Efisio Trincas: «La riforma della scuola proposta dal Governo pecca sotto molti aspetti e non ultimo quello del mancato insegnamento obbligatorio del sardo. Siamo di fronte - si legge a un’evidente schiaffo al federalismo tanto sbandierato sulla carta ma in realtà inapplicato come sempre».