Il dirigente: "Dico no al tutti dentro ha senso assumere solo le eccellenze"
Fernando Ferroni. All’estero appena un post- doc su dieci resta in accademia: gli altri vanno a guadagnare di più in un’azienda
Presidente Fernando Ferroni, perché all’Istituto nazionale di Fisica nucleare avete deciso di non assumere chi ha lavorato da voi come assegnista?
«Gli assegnisti prendono un assegno, spesso europeo, su un progetto. Finito quel progetto, che posso dire, lo studio del volo delle farfalle, il rapporto deve finire.
Succede così in tutta Europa. Direi che la Legge Gelmini, dilatando gli assegni di ricerca fino a sei anni, ha commesso un errore, forse una follia. Noi gli assegnisti, altrimenti detti "comma 2", li vogliamo selezionare con i concorsi. Negli ultimi due anni e mezzo il mio Istituto ha bandito 140 concorsi da ricercatore. Chi è rimasto fuori dalle stabilizzazioni straordinarie può provare con il prossimo».
Altri enti li assumono, però. Gli assegnisti stanno diventando l’ultimo scalino della piramide del precariato.
«Sono gli istituti che ne hanno abusato, che hanno usato gli assegnisti come sostituti del personale interno. Noi abbiamo una politica chiara e vogliamo mantenere alto il livello della nostra ricerca, non vogliamo far scendere i fondi per i progetti dirottandoli su assunzioni di massa».
Perché in Europa si parla decisamente meno di precariato nella ricerca?
«Perché in Europa, nei Paesi che sul piano scientifico pesano, solo il dieci per cento di chi fa un dottorato, il post-doc, resta nel mondo accademico. Gli altri vanno a guadagnare di più in un’azienda.
In Italia questa sana industria non c’è, non c’è nelle proporzioni nordeuropee.E tutti restano aggrappati agli atenei, agli enti di ricerca».
Ci sono ricorsi ai tribunali amministrativi contro le vostre scelte.
«Per ora ne ho contati tre e nelle sentenze siamo due a uno per noi. Il centro del contendere è l’esistenza, sì, anche questa, di personale precario a metà strada tra " comma 1" e "comma 2", tra il lavoratore a tempo determinato e l’assegnista.
Un mix tutto italiano, sessanta casi in tutto. Attendiamo il Consiglio di Stato. Per ora non cambio nulla: se assumo anche i mix, i revisori dei conti mandano a processo me».
Avete fatto le giuste stabilizzazioni, con la Legge Madia?
«Abbiamo preso le persone utili ai nostri fini, tutti i "comma uno": 160 persone, tecnici amministrativi, tecnologi, pochi ricercatori. Per i ricercatori, ho già detto, facciamo i concorsi. Abbiamo speso 8,2 milioni di euro, oltre non possiamo andare. Il problema di queste sanatorie a ondate è quello che ti scoraggiano a fare assunzioni normali: l’ente si gonfia tutto insieme e per stagioni non entrerà più nessuno». — c.z.