Graduatorie, a rischio tre province
Lavori in corso al ministero, pronto a fare piazza pulita delle code. Si tornerebbe al 2007
230 mila prof in attesa, verso l'aggiornamento in una sola lista
di Alessandra Ricciardi
Il primo summit ufficiale con i sindacati è previsto per oggi. I vertici del ministero dell'istruzione, forti di un giro di consultazioni con Funzione pubblica e Tesoro e di un parere dell'Avvocatura dello stato, dovrebbero sciogliere le ultime riserve e spiegare ai sindacati come intendono risolvere il caos dell'inserimento in coda dei docenti precari, dichiarato incostituzionale della Consulta.
Molti precari sono in fibrillazione, attendendosi di poter spendere il punteggio aggiornato in tutte e 4 le province, quella di titolarità e le tre aggiuntive, in modo da aumentare le chance di assunzione. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, l'ipotesi prevalente non è però questa. Almeno da un punto di vista prettamente giuridico, la soluzione presa in esame dai tecnici del ministero sarebbe quella di procedere all'aggiornamento delle graduatorie permanenti, come del resto prevede la legge dopo che non è passato in sede di Milleproroghe il congelamento per un anno. Ma a patto che l'aggiornamento venga fatto in una sola provincia , quella di appartenenza. Salterebbero dunque le altre tre province, quelle nelle quali la normativa sanzionata dalla Corte costituzionale prevedeva l'inserimento in coda. L'operazione sarebbe possibile proprio grazie alla Consulta, che ha cancellato l'inserimento a pettine e di conseguenza, è il ragionamento, anche le code. Si tornerebbe così alla disciplina del 2007: una sola provincia. È ancora da chiarire se possa essere però modificata, in modo da garantire un diritto di mobilità minimo sul territorio.
Ipotesi questa che è malvista dalla Lega, che teme il sovvertimento dell'ordine di attesa di molte graduatorie di province del Nord. Il vantaggio tecnico dell'aggiornamento limitato a una sola lista non è di poco conto per il ministero: adempiere la sentenza della Corte costituzionale muovendosi però nell'alveo delle norme ad oggi date, che parlano di graduatorie aggiornabili ma blindate, perché ad esaurimento. E dunque, si può fare il tutto con un decreto ordinario, senza dover ricorrere a un provvedimento legislativo che comporterebbe tempi più lunghi e anche, o forse soprattutto, una verifica della coesione della maggioranza che su temi così spinosi non è per niente certa.
In sede di aggiornamento potranno essere fatti valere nuovi servizi e titoli di studio e culturali maturati nel frattempo. Le tabelle di valutazione dovrebbero essere le stesse dell'ultima tornata biennale. Interessati all'operazione sono potenzialmente tutti e 230 mila docenti iscritti in graduatoria. Anche se con l'aggiornamento di una sola provincia, se questa dovesse essere l'ipotesi finale, il movimento sul territorio sarebbe comunque notevole. Alla fine, dicono al viale Trastevere, la scelta più che giudirica si conferma di natura squisitamente politica.