Gazzettino-Friuli-Scuola, la riforma parte nel caos
Scuola, la riforma parte nel caos Tra i presidi ancora nessuna certezza su come comportarsi a settembre. Ecco i loro dubbi "Ma allora, cosa si fa a settembre?". La domanda, volutamente ...
Scuola, la riforma parte nel caos
Tra i presidi ancora nessuna certezza su come comportarsi a settembre. Ecco i loro dubbi
"Ma allora, cosa si fa a settembre?". La domanda, volutamente provocatoria, che il preside di Paularo Pasquale D'Avolio si pone e pone ai colleghi su un portale specializzato, la dice lunga sull'incertezza che, a meno di due mesi dall'avvio della scuola, regna sovrana fra i presidi e i docenti friulani sulla riforma Moratti. Una vera spada di Damocle rovina-vacanze per i poveri dirigenti. Da una parte, il parere favorevole "con riserva" al progetto del ministro per il biennio delle elementari, espresso dal Cnpi. Dall'altra, la levata di scudi "contro-riformista" di centinaia di collegi docenti di tutta Italia, fra cui, in provincia di Udine, i "no, grazie" al nuovo corso di Trasaghis e Pavia di Udine, ma anche delle elementari del 3. Circolo udinese e di Tricesimo. In mezzo, "una scatola vuota che ancora attende di essere riempita", in assenza di qualsivoglia decreto attuativo (per ora c'è solo la circolare che caldeggia l'introduzione di informatica e inglese nel biennio delle elementari) che dia lumi su come "riempirla". Per misurare lo "stress da riforma" dei dirigenti della provincia, basta girargli la domanda di D'Avolio. Qualsiasi sia la risposta, inizia sempre con un "non c'è la certezza, ma ritengo" (preside assertivo) o un "penso, ma è una mia interpretazione" (preside insicuro). I più rassegnati si limitano a scuotere la testa. E ciascuno intende la riforma a modo suo.
"Nessuno ha capito se si parte a settembre", ammette Sandra Romanin (4. circolo). D'Avolio si chiede se "le ore di inglese e informatica si aggiungono all'orario o rientrano nel monte ore attuale, questione non di poco conto, visto che nel primo caso bisognerebbe rivedere i rientri, i trasporti e le mense"? "Un dubbio legittimo - dice Romanin -. Ma in generale non c'è nessuna certezza. Per l'inglese siamo pronti. Per l'informatica quasi: la maggior parte delle scuole è cablata e dotata di computer, quasi uno per classe. Il grosso punto di domanda riguarda la figura del tutor, della cui retribuzione non si sa nulla: i miei insegnanti si chiedono su che base dovranno individuarlo. E poi, si parla delle le 20 ore di aggiornamento per i docenti, ma quando, come si faranno? Andiamo avanti a seconda delle indicazioni che arrivano da Roma". Più deciso Andrea Carletti (ora destinato alle medie di via Divisione Julia): "Prendo atto che esiste una legge dello stato e, in quanto tale, non va discussa ma applicata. Il collegio docenti del 3. Circolo si è espresso in maniera negativa sulla riforma: non vogliono prendere iniziative che non siano obbligati a prendere. Ma io ritengo che potremmo spingere su una prevalenza dei docenti nelle classi, rivedere l'orario e iniziare a fare esperienze di portfolio. Per l'informatica, il problema grosso è che non posso chiedere al Comune di fare la cablatura, quando sono previsti lavori di ristrutturazione, come succede per le 4 elementari Girardini, Mazzini, Nievo e Zorutti. Inoltre, il pc non può prendere il sopravvento su scrittura, lettura e gioco".
Dello stesso avviso Patrizia Iob (comprensivo di Tricesimo), che, a differenza, per esempio, di Romanin, "non ritengo necessario che ci sia un pc per classe: basta il laboratorio informatico". Lei la prende con filosofia: "Non dobbiamo fasciarci la testa prima del tempo: attendiamo indicazioni chiare prima di muoverci. Per ora la riforma è ancora una struttura vuota. Da parte degli insegnanti delle elementari di Tricesimo c'è stato il blocco totale. Ma anche noi dirigenti viviamo male questo stato di incertezza, soprattutto nella misura in cui dobbiamo dare delle certezze alle famiglie".
Camilla De Mori