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Gazzetta di Reggio: «Sballottato» da un insegnante all’altro

L’odissea di un bambino disabile di prima elementare: in 7 mesi, 5 maestri «La responsabilità è soltanto della riforma Moratti» La presa di posizione della Cgil: «Stiamo lavorando per affrontare questa realtà»

08/04/2006
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Gazzetta di Reggio

MARCO MARTIGNONI

Altro che la fermata non attrezzata di un autobus o la mancanza di infrastrutture in grado di agevolare i disabili nei loro gesti quotidiani. Altro che la scarsità di iniziative nei confronti del mondo dei «diversamente abili» (come amano definirsi), stavolta la storia che raccontiamo coinvolge un bambino.
Un bimbo di sei anni che lo scorso settembre ha fatto il suo ingresso nel mondo della scuola. E’ disabile e come la legge prevede ha diritto ad un numero prestabilito di ore settimanali con un insegnante di sostegno. Le ore previste sono undici, nemmeno tante a dire la verità, ma la riforma voluta dalla Moratti ha deciso così.
I genitori del giovanissimo studente sono stati però costretti a vivere una situazione paradossale: il loro figlio, nel giro di sette mesi, è stato «sballottato» tra un maestro e l’altro. Tutti insegnanti di sostegno, sia chiaro, ma in poco tempo l’alunno è stato obbligato a confrontarsi con 5 persone diverse. Senza poi contare le difficoltà nell’inserimento a scuola, nel rapporto con gli altri insegnanti e con il resto di professionisti che ogni pomeriggio lo seguono, ad esempio, per dargli gli strumenti necessari per stare al passo con gli altri bambini.
Una situazione che a lungo andare ha stancato i genitori del bambino, anche loro vittime di un sistema che permette un cambiamento degli insegnanti continuo.
Nel caso in cui infatti il titolare della cattedra di sostegno rimanga a casa (per malattia o per esigenze diverse che comunque rientrano nei diritti di un lavoratore), la scuola ha la possibilità di chiamare, secondo la lista d’attesa, il supplente.
Il problema vero che durante il periodo di supplenza, l’insegnante ha l’opportunità - entro certo limiti - di valutare altre possibilità che gli vengono proposte, magari con l’occasione, ad esempio, di avvicinarsi a casa.
Legittimo. Nulla da dire. Ma in questo modo decade il diritto alla continuità dell’insegnamento. In particolare quando chi ha bisogno è un bambino disabile.
La mamma del bambino che ci ha scritto la sua lettera, non se l’è presa con il mondo della scuola o con l’istituto che il figlio frequenta (sarebbe forse stato normale) ma con il sistema che governa il mondo dell’istruzione.
Una denuncia avanzata anche ad altre forze sociali, come i sindacati.
«Mi accorgo di lottare contro i mulini a vento». Sono le parole della mamma del ragazzino di 6 anni. Parole forti, specchio di una donna che sta lottando per ottenere un diritto che è sacrosanto: quello allo studio.
Cinque insegnanti in sette mesi sono un po’ troppi. E non perché sotto il profilo professionale non abbiano nulla da trasmettere. Anzi. Ma perché non hanno avuto nemmeno il tempo per poterlo fare.
Il presidente dell’associazione Famiglie cerebrolesi ha chiesto delle risposte ai sindacati. E le risposte prova a darle, Elvira Meglioli della Cgil-scuola. «Il problema delle supplenze - dice la sindacalista - è gravoso anche per noi, in particolare quando si vengono a creare delle realtà paradossali come quella del bambino protagonista dello sfogo della madre. Abbiamo tante segnalazioni e attualmente abbiamo fatto alcune proposte al ministero per cambiare questa situazione».
Per la Meglioli però il vero problema è alla radice. «Con la riforma della scuola introdotta dalla Moratti - aggiunge l’esponente della Cgil - anche il lavoro per gli insegnanti è diventato precario. Finché il mondo del lavoro sarà così, allora anche per gli insegnanti di sostegno ci sarà da affrontare questa situazione precaria. Le assunzioni sono bloccate e questo non ci permette di certo di poter andare avanti in un progetto che possa rendere sempre più protagonisti gli insegnanti nel mondo della scuola».
Il problema legato alle supplenze, che siano ordinarie o di sostegno, rimane comunque uno dei peggiori nel mondo della scuola. Una realtà che scatena, anno dopo anno, le proteste dei genitori e degli stessi insegnanti.
«Il vero problema - conclude la Meglioli - è che ancora una volta chi ha la peggio è un bambino di soli sei anni. Per di più disabile. E’ lui che in questa situazione ci rimette davvero, tanto da essere costretto a vivere una situazione surreale».


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