Gazzetta di Modena/Gazzetta di Reggio: La scuola in Emilia: più studenti, meno prof
Nel prossimo triennio spariranno 3.500 cattedre. E i sindacati gridano al massacro
I tagli del governo cancelleranno migliaia di posti tra insegnanti e personale Ata
La protesta della Cgil: i nostri organici sono fermi al 2002 pur vantando 60mila allievi in più
VINDICE LECIS
Per il sesto anno consecutivo gli iscritti alla scuola pubblica emiliano-romagnola sono cresciuti di 11 mila unità. Nonostante l’aumento consistente del numero degli studenti, anche per la nostra regione sono stati annunciate riduzioni all’organico degli insegnanti e del personale Ata.
Tagliare, tagliare e tagliare. La scure dei ministri Tremonti e Gelmini prefigura sacrifici in nome dell’efficienza gestionale e dell’ancoraggio agli standard europei. L’obbiettivo risparmio dovrà essere realizzato innalzando il rapporto alunni-insegnanti (in Italia 8,9 allievi per docente, in regione 11,7).
PIU’ALUNNI. «Il paradosso dell’Emilia-Romagna - afferma polemicamente Mauro Montagnani, della segreteria regionale della Federazione lavoratori della conoscenza aderente alla Cgil - è che i nostri organici sono fermi al 2002 pur vantando 60 mila studenti in più. Con la cosiddetta manovra d’estate salteranno circa 3.500 cattedre nel prossimo triennio e 2.500 posti del personale Ata. Sono oltre seimila posti di lavoro e non mi sembrano pochi. Il paradosso è che, solo nello scorso anno, gli alunni sono cresciuti di 11.648 unità».
Martedì sindacati e ufficio scolastico regionale si sono incontrati per mettere a punto l’adeguamento dell’organico di diritto alle situazioni di fatto e discutere il taglio di 34 posti previsti. Che però toccheranno quota sessanta per la mancata statalizzazione di due istituti. L’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Paola Manzini, aveva già protestato per questo primo taglio, esprimendo «viva preoccupazione» già dichiarata al momento dell’assegnazione dell’organico di diritto «per l’impatto che avrà la diminuzione del numero degli insegnanti e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario sulla qualità complessiva del servizio scolastico in Emilia-Romagna». Ora però siamo di fronte a una manovra di ridimensionamento molto pesante, a una cura da cavallo che prevede tagli e risparmi: 150 mila posti e 8 miliardi in meno per l’istruzione.
In Emilia-Romagna le previsioni non sono tra le peggiori rispetto ad altre aree del Paese, ma il numero di cattedre e posti Ata da eliminare è comunque consistente. «Se il parametro è quello di innalzare il rapporto alunni-docenti, questo in regione è già abbastanza elevato. Essere ossessionati da tali indicatori significa avere una concezione della scuola che prescinde dalla qualità e la considera come un mero parcheggio per i ragazzi». Il sindacato mette dunque l’accento sulla ricaduta sociale di uno svuotamento della scuola. «In Emilia-Romagna è stata già avviata una razionalizzazione che ha portato all’unificazione di scuole, tuttavia la logica dei tagli ha portato l’istituzione a raggiungere un livello minimo, sotto il quale onestamente non si deve scendere. Si tratta di un attacco al diritto di istruzione che riguarda la società italiana e che dovrà avere una risposta di tutto il Paese». Il segretario nazionale della Flc-Cgil, il reggiano Enrico Panini, parla senza mezzi termini delle scelte di Tremonti come «politiche di vero e proprio massacro della conoscenza e della ricerca».
TAGLI INSOSTENIBILI.In regione si prevedono nel triennio 305 posti in meno nella scuola d’infanzia, 1339 nella primaria, 756 nelle medie, 1082 nelle superiori. Il totale dei docenti è di 3482 ai quali si devono aggiungere i 2536 del personale Ata. L’assessore regionale Manzini nei prossimi giorni vedrà il ministro Gelmini e non le parlerà certo dell’adozione dei grembiulini a scuola. «Gli esporrò i nostri problemi senza fare lamentazioni generiche. Certo è che con le politiche di tagli anche un sistema sufficientemente solido come il nostro non può reggere. Da noi la popolazione scolastica cresce a un buon ritmo, circa 10-11 mila alunni in più all’anno e, spesso, si tratta di studenti che hanno bisogno di particolari attenzioni come gli stranieri. Dunque i tagli proprio non vanno bene».
Per l’accresciuta popolazione scolastica, nel febbraio scorso, la scuola in Emilia-Romagna aveva ottenuto l’aumento dell’organico di diritto del personale docente di 1130 unità di cui 249 posti di sostegno. «Quel risultato - prosegue l’assessore - frutto del confronto e della collaborazione tra istituzioni ha rappresentato una prima risposta alle esigenzse dei territori, pur persistendo una forma di sofferenza della scuola d’infanzia dove si conferma una significativa presenza dell’intervento diretto dei comuni»
STOP DISPERSIONE. Il livello di attenzione è alto anche sulla dispersione scolastica. I dati su abbandono e dispersione confermano che la regione ha una situazione decisamente migliore di quella media nazionale: il 6% nella fascia a rischio (14-17 anni) contro il 20-22% del Paese. Un dato che comunque cresce nelle classi d’età successive. Per questo la Regione ha individuato uno strumento che permetterà di monitorare la situazione seguendo i percorsi scolastici ed extrascolastici dei ragazzi. Una sorta di carta d’identità formativa, unica in Italia, che ricostruisce il percorso di tutti i 120 mila studenti iscritti alle terze medie e alle prime tre classi delle scuole superiori. La ricostruzione dei percorsi sarà resa possibile dall’incrocio di quattro banche dati. Ciascuna scuola immetterà i dati degli studenti e le loro scelte. Confrontando queste informazioni con le altre (formazione professionale e apprendistato) si potranno seguire le scelte dello studente.
Se un ragazzo risulterà presente solo nell’anagrafe dei residenti sarà evidente che non solo non frequenta più la scuola, ma non ha scelto neppure la formazione professionale o l’apprendistato. Incrociando i data-base tre volte l’anno si ottiene una fotografia della situazione reale dell’abbandono scolastico. Il monitoraggio coinvolge attualmente 450 mila studenti, 744 scuole (560 istituzioni scolastiche e 184 non statali), 1055 plessi di scuola primaria, 440 plessi di scuola secondaria di primo grado, 343 plessi di scuole secondaria di secondo grado grazie al lavoro comune di Regione, Province, uffici scolastici provinciale e regionale, istituzioni scolastiche.
Interessanti i risultati dell’anno scolastico attuale. Rispetto a una popolazione residente (al 1 gennaio 2007) dai 14 ai 17 anni di 133.581 ragazzi si registra una popolazione scolastica, al 30 settembre 2007, di 124.180 studenti. Si è così potuto stabilire che, a quella data, 3044 avevano scelto la formazione professionale, 1380 l’apprendistato per un totale di 128.604. «L’anagrafe - è uno strumento efficace - spiega l’assessore Manzini - per individuare i giovani a rischio di dispersione scolastica e formativa. L’incrocio tra i dati provenienti dai tre canali formativi permette di confrontare i risultati con la banca dati dei giovani residenti in Emilia-Romagna ed individuare i giovani che rischiano di uscire dal percorso di istruzione».