Gazzetta di Mantova: L'intolleranza verso i rom
Lettera di Donata Negrini
Gazzetta di Mantova del 29 giugno 2008, Agenda e Lettere, pagina 20
In questi ultimi mesi ho seguito con preoccupazione crescente e autentica indignazione gli atteggiamenti intolleranti e le azioni violente messe in opera dal governo attuale nei confronti dei migranti e dei rom. Ne ho discusso all’interno delle associazioni di cui faccio parte e mi sono confrontata con chi analizza la situazione politica italiana da una prospettiva affine alla mia, anche per elaborare possibili occasioni pubbliche di riflessione e di denuncia. Oggi apprendo dal giornale altre notizie allarmanti, fra cui, al di sopra di tutte, la dichiarazione del ministro Maroni che «a tutti gli abitanti dei campi nomadi, compresi i minori, saranno prese le impronte digitali».
Fatico a trovare le parole per restituire pienamente il senso di disgusto e di orrore che mi pervade. Parlarne con le solite persone sarebbe in un certo senso consolatorio perchè mi consentirebbe di non sentirmi isolata e di rispecchiarmi nella certezza della condivisione di un identico sentire. Allora mi attraversa il bisogno di allargare il confronto oltre il confine degli schieramenti politici e delle appartenenze, e di pormi in relazione con la massa indistinta della gente, perchè forse più delle parole di Maroni mi fanno paura il silenzio e l’indifferenza che potrebbero farle risuonare ancora più pesantemente. Sono donna, madre, credente, insegnante: so che dal mio essere tutto questo, prima che dalle mie idee politiche, ha origine «visceralmente» la condanna della recente ondata razzista verso i rom (ma non solo), che ora travolge anche l’infanzia. Parto da qui e (mi) chiedo: quale donna, quale madre, quale credente, quale maestra potrà permettere che dei bambini vengano schedati? E poi ancora, per non escludere pregiudizialmente qualcuno: chi potrà in coscienza tollerare che tanti piccoli polpastrelli vengano sporcati, invece che protetti, da un’autorità che risveglia memorie terribili? Vorrei tanto che le risposte fossero: nessuna, nessuno.
Donata Negrini