Le nomine dei posti vacanti vengono fatte con enorme ritardo, denuncia la Cgil
Nell´area fiorentina mille precari hanno coperto i buchi in organico nella scuola dell´obbligo
MARIO NERI
Cambiano da un anno all´altro, alle volte di settimana in settimana. Ognuno con una preparazione e un metodo diverso. E quasi mai approdano alla cattedra a settembre, perché le graduatorie per assegnare i «posti vacanti» dovuti a maternità, aspettative o malattie dei titolari «vengono attivate puntualmente con enorme ritardo». A rimetterci, sempre loro: studenti e studentesse, ragazzi e ragazze, bambini e bambine. E´ il valzer delle supplenze che da anni pregiudica piani di studio e regolarità nell´apprendimento, polverizza i rapporti fra alunno e insegnante, incrina la continuità didattica. Un fenomeno in aumento, però. Soprattutto effetto della cura Gelmini, dei tagli progressivi agli organici. In Toscana la Cgil stima siano oltre 3.000 i precari che fra 2011 e 2012 hanno ottenuto una cattedra annuale e sostituito insegnati «assenti» o semplicemente coperto i buchi di organico. Dal 10 al 15% del totale degli insegnanti che sono serviti per far funzionare la scuola, cioè 36.500 per 462.000 alunni. «In tutta la provincia di Firenze calcoliamo circa mille posti da supplenti annuali - dice Paola Pisano, segretaria Flc-Cgil scuola - Significa mille cattedre che a giugno dicono addio ai ragazzi e che l´anno dopo ne seguiranno altri». Pochissime le riconferme. «Quasi sempre cambiano classe, istituto o addirittura provincia», dice il segretario regionale Alessandro Rapezzi. «A questo, tanto per capire il fenomeno di cui stiamo parlando, bisogna aggiungere tutti gli incarichi delle supplenze per malattia, per maternità o per aspettative varie». Non ci sono dati sul numero di supplenze «brevi». «Nessuno è in grado di calcolarle», dicono dall´ufficio regionale scolastico. Ma la Cgil stima che ogni scuola quest´anno abbia collezionato almeno 5-6 cattedre annuali coperte da precari e dovuto fra fronte a 15-20 supplenze di una o più settimane. Un fenomeno in aumento, che coinvolge soprattutto i bambini di elementari e medie, ma si estende anche ai licei. Effetto di un precariato crescente nel mondo della scuola, dei tagli e di un meccanismo di assegnazione degli organici «ormai fallimentare», dice Antonella Velani della Cisl.
Funziona così: ogni anno a luglio il Miur fa una stima del numero di insegnanti utile a far funzionare la scuola in una provincia o una regione. E´ quello che viene chiamato «organico di diritto». Solo ad agosto o settembre si fanno davvero i calcoli sul numero di iscritti e si capisce quali sono le reali necessità. Lì si forma «l´organico di fatto» e si tenta di riempire i vuoti, quanto basta per non far esplodere classi, magari evitando le aule monster da 35 o 40 alunni. Ma i dati sono chiari. A Firenze, negli ultimi tre anni, l´organico di diritto è passato da 9.622 a 9.106 docenti (516 in meno). Ma gli studenti sono passati da 117.259 a 121.809. E di cattedre ne sarebbero servite in più, non in meno. «Sulla carta tre anni fa c´erano 1.718 posti per stabilizzare altrettanti precari, ne sono stati assunti 1.400 la scorsa estate», dicono dalla Cgil. Ma ne mancano ancora, e cioè i mille che vagano da una scuola all´altra di anno in anno, gli stessi che, non per loro volontà, finiscono nella girandola delle supplenze.
Non solo. «Purtroppo da un paio d´anni a questa parte - dice Velani - l´assegnazione dei docenti alle cattedre e alle scuole avviene con puntuale ritardo perché, ci sono scadenze al ministero in primo luogo che non vengono rispettate. A cascata così ci sono ritardi nella stabilizzazione degli insegnanti nelle classi». E c´è un´altra fetta di precariato che vive di settimana in settimana. Quella che amplifica, senza colpe, la girandola delle supplenze brevi. «Mi è perfino di dover nominare tre persone diverse per lo stesso posto - dice Massimo Primerano, preside del liceo Michelangelo - perché anche il supplente mi è andato in maternità. Nulla contro i precari, figuriamoci, in questo periodo di crisi poi. Ma noi dirigenti abbiamo le armi spuntate per difendere i diritti degli studenti, dobbiamo fare i conti con fondi limitati e normative stringenti. Faccio un esempio, non posso richiamare un supplente che ha già insegnato in una classe e che so essersi inserito bene. Ogni volta che si verifica un´assenza devo attenermi alle graduatorie e dare la precedenza a chi ha il punteggio più alto e in quel momento è disponibile». Così ci rimettono «gli studenti, che nella girandola perdono continuità didattica e accumulano lacune e deficit difficili da colmare». E ancora: «Se arriva un precario e dopo una settimana riceve un´offerta di supplenza più lunga o che gli garantisce di arrivare alla fine dell´anno, non possiamo opporci, dobbiamo lasciarlo andare e chiamarne un altro ancora», dice Angela Pecchioli, segretaria alle Lavagnini. La soluzione? «Adottare una volta per tutte un organico funzionale - dice Rapezzi - E cioè se una scuola ha bisogno di 100 insegnati, dargliene 5 in più. Precari da sfruttare per il tempo pieno, compresenze o progetti interdisciplinari. E poi usarli come riserve fisse per le emergenze. E farlo con contratti triennali. Solo così si conciliano i diritti dei lavoratori e quello di bambini e ragazzi ad avere una crescita formativa continua e coerente».
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