Emilia Romagna. Scuola, 10.000 studenti in più ma i docenti non aumentano
Il ministero diffonde le previsioni di iscrizione. La Cgil «Situazione drammatica»
Chiara Affronte
Quasi diecimila studenti in più l’anno prossimo in Emilia-Romagna ma neanche un insegnante o un collaboratore in aggiunta, perché questo impone la legge di stabilità: tutto nella contraddizione dell’obbligo di non superare il numero di studenti per classe stabilito dalle legge. Come dire: chi è in grado di fare miracoli, inizi ad esercitarsi. È questo il panorama che si prospetta in regione per l’anno scolastico 2013/2014. Il ministero dell’Istruzione ha comunicato ai sindacati qualche giorno fa le previsioni di iscrizioni e l’Emilia-Romagna è in testa alla classifica tra le regioni italiane con un totale di 8.356 allievi in più, l’1,7% a fronte di una media nazionale dello 0,39. Perché, diversamente da ciò che accade in questa regione, sono molte quelle in cui la popolazione scolastica cala o aumenta di pochissimo. E le previsioni sono sempre inferiori alla realtà, perché possono contribuire all’ulteriore aumento trasferimenti da altre regioni o dall’estero. In questo conteggio è esclusa la scuola dell’infanzia, perché, come spiega la segretaria dell’Flc-Cgil regionale Raffaella Morsia, «lo Stato ha già deciso che non darà un docente in più rispetto al passato», acuendo ancora una volta il braccio di ferro con gli enti locali che devono farsi carico di una richiesta anche questa in continuo aumento. «La situazione è drammatica», commenta Morsia: «È inaccettabile che a fronte di un forte incremento di alunni non si preveda una dotazione equa di docenti e di personale Ata visto che, facendo un po’ di calcoli, gli ottomila studenti in più corrispondono ad almeno 400 classi». Ciò che andrà in scena l’anno prossimo, per l’Flc-Cgil, è la solita «lesione del diritto costituzionale allo studio», visto che, come ribadito dal Miur, la legge di stabilità all’articolo 19 stabilisce che non si possa superare la dotazione complessiva dell’anno scolastico 2012-2013. Inaccettabile, poi, per Morsia, che ancora una volta i tagli del Ministero siano lineari e non osservino il trend della popolazione scolastica delle varie regioni: «Per questo motivo diviene fondamentale l’intervento dell’Usr e che la Regione Emilia-Romagna, all’interno della Conferenza Stato-Regioni, riesca ad ottenere una distribuzione di organico adeguata alla popolazione scolastica», precisa la sindacalista. A maggior ragione, aggiunge Morsia, se si non si vuole dimenticare che questa regione subisce ancora le conseguenze del sisma e vive delle condizioni di difficoltà dal punto di vista della capienza delle classi. Difficile stabilire, ad oggi, di quanti docenti avrebbe bisogno l’Emilia-Romagna, ma di certo si tratterà di qualche migliaia, soprattutto se si considera che sono anche in aumento le iscrizioni agli istituti tecnici dove la dotazione di docenti necessaria è maggiore rispetto a quella dei licei. Per non parlare poi, aggiunge Morsia, dell’educazione degli adulti, anche questo un settore in crescita, visto che con la crisi e la conseguente perdita del lavoro, molte persone tentano di ricollocarsi ultimando studi a suo tempo interrotti. Comunque lo si guardi, l’atteggiamento del Ministero sulla scuola è di «cannibalizzazione». Così come il disinteresse più assoluto per la scuola dell’infanzia mostra una notevole «cecità» visto che tutti gli studi dimostrano quanto il successo scolastico sia condizionato dalla frequentazione o meno della materna. Vero è che non si tratta di scuola dell’obbligo per gli studenti, ma è un obbligo garantire il diritto, per Morsia. Ma questi studenti, come tutti gli altri, devono essere sostenuti: «Come Flc-Cgil continueremo a batterci sia per i lavoratori della scuola sia per gli studenti che, non hanno un sindacato di riferimento, ma delle cui ragioni da sempre ci facciamo sostenitori». Nell’ottica del cambiamento di rotta, la Flc-Cgil incontrerà a Bologna, a metà febbraio, i candidati alle Politiche: «Chiederemo loro che tipo di impegno pensano di prendere per la scuola dell’infanzia e se sono disposti a dare garanzie affinché questa regione venga dotata dei docenti e del personale Ata adeguato al numero di studenti»,